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venerdì 14 febbraio 2020

Svalentino

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.5.0 "Coronavirus").

Oggi sono particolarmente rintronato: è due giorni (notti) che dormo terribilmente male…
Contemporaneamente, anche se non mi sembra una buona idea, avrei voglia di scrivere: allora ho deciso di liberarmi di una serie di idee che sto accumulando da giorni. Come al solito preferisco incastrarle in un unico pezzo piuttosto che farne dei corti che mi costringerebbero a maggiore attenzione alla sintesi e che, comunque, comportano un minimo di lavoro extra che non mi va di fare…

Nel febbraio 2019, in un giorno in cui ero di umore particolarmente tetro, scrissi il pezzo Elogio della morte dal titolo piuttosto esplicativo: in particolare osservavo che soprattutto i più potenti avrebbero potuto abusare di tale tecnologia e che la loro morale ne avrebbe risentito pesantemente disumanizzandosi. Mi sembrava un buon pezzo: cupo ma originale…
Da qualche giorno ho cominciato a riguardare la prima stagione della serie “Altered Carbon” che mi era piaciuta moltissimo quando la vidi per la prima volta nel maggio (o forse aprile del 2018; v. Serie modeste). A questa seconda visione mi sono reso conto che uno degli elementi più profondi della bellissima trama è proprio l’idea dei “Meth”: dei miliardari ricchissimi e che sono gli unici a potersi permettere di vivere per sempre e, da questa specie di immortalità, vengono moralmente corrotti.
Esattamente la mia idea!
Quello che è da sottolineare è come avessi, evidentemente inconsciamente, assorbito questa intuizione psicologica e, contemporaneamente, dimenticatone la provenienza.
Tutto sommato sono felice di questa mia capacità di “assorbimento” che mi permette poi di rielaborare a modo mio (in questo caso di rielaborazione ve ne era stata poca!) le idee spigolate qua e là: anche se, sicuramente, ricordarmi la fonte sarebbe auspicabile…

Ricercando il vecchio pezzo dove scrivevo di “Altered Carbon” ho scoperto che non esiste! Ho trovato solo il breve accenno in Serie modeste dove spiego che tale serie è invece fatta benissimo (non è cioè modesta!).
Vedo di colmare questa lacuna: il mondo è divenuto il paradiso dei partiti sistemici attuali! L’umanità è divisa fra un migliaio di ricchissimi, i “meth”, che possono permettersi vite eterne e che si credono degli déi, e il resto dell’umanità che si deve accontentare delle briciole e che vive per lavorare con solo il lontano miraggio di potersi permettere un nuovo corpo. Ovviamente giustizia e uguaglianza sono solo delle parole vuote: i meth possiedono tutto e tutti, compresi tali valori…
Duecentocinquanta anni prima vi era stata una rivolta il cui scopo era stato proprio quello di sabotare l’immortalità (non sto a entrare nei dettagli del come) e limitare per TUTTI la vita a 100 anni. La rivolta era rimasta tale perché sconfitta (*1) dalle soverchianti forze al servizio dei meth: adesso un meth ha resuscitato proprio uno di questi rivoltosi affinché indaghi su un tentativo di omicidio che ha subito. E da qui in poi non aggiungo altro se non che, a questa trama principale, se ne aggiungono altre quattro o cinque che si intrecciano fra loro in maniera intelligente e credibile.
L’ambientazione è dettagliata, profonda e realistica come piace a me; gli effetti speciali sono a livello di un film e non da serie.
Con stupore ho scoperto che a breve (fine febbraio) verrà trasmessa una seconda stagione! Sorprendentemente perché di solito ciò che piace moltissimo a me non soddisfa il palato del grande pubblico: speriamo che la qualità della serie non scenda anche se credo sia difficile che non avvenga...

Qualche giorno fa ho iniziato a leggere un nuovo libro scelto a casaccio: “Le origini della democrazia greca – 800/400 a. C.” di Forrest. Mi sta piacendo moltissimo! Ho successivamente scoperto che, nel suo genere, è considerato un classico…
Comunque l’aspetto più curioso è il suo contrasto nello stile con “Le radici psicologiche della diseguaglianza” della Volpato (anche questo un libro, di genere totalmente diverso, ma molto interessante).
Nel libro di Forrest non vengono citati direttamente altri studi: lui snocciola le sue teorie e le sue intuizioni. Solo in fondo al libro c’è una corposa bibliografia.
Il libro della Volpato è invece un vero e proprio saggio moderno: ogni sua affermazione è supportata da uno studio prontamente citato già nel testo. Per adesso avrò trovato solo un paio di paragrafi o poco più dove l’autrice esprime la propria opinione.
I due stili di scrittura (indipendentemente dal diverso argomento) sono agli estremi opposti: con le dovute proporzioni il testo di Forrest assomiglia alla mia Epitome: l’autore scrive a ruota libera e non si preoccupa di distinguere ciò che è solo una sua intuizione e ciò che è stato affermato anche da altri. Questa libertà gli permette di elaborare teorie interessantissime senza vincoli.
Al contrario il saggio della Volpato, sebbene interessante, è al momento molto arido: un’impressionante raccolta e sintesi di ricerche alle quali però l’autrice non aggiunge niente o quasi. Cioè il suo pensiero c’è ma è dato solo dalla maniera e dall’ordine in cui presenta le varie teorie. Però, come detto, trovo questo stile un po’ arido e avrei apprezzato una maggiore rielaborazione dei contenuti (*2). Può darsi che sia così nei prossimi capitoli, spero almeno.

Quello che mi piace di “Le origine della democrazia greca” è che mi sta fornendo dell’ottimo materiale per la mia Epitome trattando elementi (psicologici, sociali, militari ed economici) in cui mi sento estremamente a mio agio. Come al solito le mie teorie (mi sembra) ne escono corroborate: in particolare la teoria della mia Epitome mi sembra applicabile anche alla nascita della democrazia greca (*3). Per la solita serendipità il processo storico analizzato da Forrest potrebbe essere un ottimo esempio per il nuovo sottocapitolo sui poteri medi ([E] 7.3) che ho pubblicato con la versione 1.5.0 dell’Epitome.

Non solo! Vi è un elemento, che almeno per adesso (sono a pagina 105), sembra sfuggire a Forrest e che invece è fondamentale. Si tratta della mia elusiva (perché di non facile intuizione) teoria sull’evoluzione ([E] 5.13): la frammentazione geografica e politica delle diverse città greche (basti pensare alle numerose isole del mar Egeo) è una condizione fondamentale di diversità che insieme all’uniformità data da cultura e lingua comune è in grado di moltiplicare la capacità di evoluzione di un sistema. Ho la sensazione che se Forrest avesse conosciuto o intuito questa mia teoria l’avrebbe posta a elemento centrale e precipuo della nascita della democrazia! Ma vediamo, magari nei prossimi capitoli emergerà questa stessa idea in forma indiretta…

Conclusione: mi sono rimasti fuori degli spunti sul mercato invernale (calcio) e una teoria sulle reti sociali (di cui comunque ho già in parte scritto in passato)….

Nota (*1): altrimenti sarebbe stata chiamata rivolta ma rivoluzione come insegna il Barbero!
Nota (*2): il Bagnai è per me l’ideale come stile: egli distingue (ne “Il tramonto dell’euro”) chiaramente fra le ricerche di altri economisti e le sue proprie rielaborazioni e teorie: la lettura è piacevole ma comunque scientificamente ineccepibile…
Nota (*3): provate a farlo col marxismo che poi si ride!

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