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sabato 25 novembre 2023

Tipi antichi e moderni

Ieri ho scritto un pezzo lunghissimo e oggi voglio compensare scrivendone uno più breve. Beh, in realtà ho poco tempo ma in qualche modo devo pur iniziare i miei pezzi!

L’idea è di riprendere in mano Jung ma di concentrarmi su un qualche singolo concetto che sceglierò dalle mie annotazioni: vediamo…

Uhm… il primo marcatore [B] è sulla differenza fra la strategia terapeutica di Freud e quella di Adler: direi che è troppo complesso e, in verità, troppo specifico per essere interessante per tutti…

Si arriva al capitolo 2, “Le idee di Schiller sul problema dei tipi”, sottocapitolo 1 “Le lettere sull’educazione estetica dell’uomo”, parte A “La funzione superiore e la funzione inferiore”…

Questo non è uno spunto che mi ero annotato ma mi è venuto in mente e lo segnalo comunque: Jung per almeno una pagina e mezzo spiega che riporterà direttamente delle citazioni di Schiller ma che, inevitabilmente, dovrà talvolta fornire del contesto e aggiornare la terminologia usata a quella psicologica in uso.
Ora non lo dice esplicitamente ma mi sembra metta le mani avanti per non essere accusato di trasformare Schiller in uno junghiano!
Mi rivedo molto in questo perché anch’io, quando riassumo il pensiero di un autore che sto leggendo, magari per evidenziare delle analogie più o meno forti con qualcosa che ho già scritto o pensato, ho sempre una sensazione di disagio: temo infatti di fare un torto all’autore piegandone le teorie per farle rientrare nella mia prospettiva.
Mi fa piacere che anche Jung sia consapevole di questa problematica (*1).

Ecco questa parte è interessante.
Già nel primo capitolo Jung spiegava che ogni epoca/società ha una specie di impronta psicologica che la caratterizza.
In questo capitolo Jung confronta le differenze fra l’antica società greca e quella moderna occidentale e, contemporaneamente, le ripercussioni sui singoli individui.
Secondo Jung gli uomini edotti dell’antichità, confrontati uno a uno, sono superiori ai moderni: il motivo è che la loro formazione era più universale mentre nell’uomo moderno vi è la tendenza alla specializzazione (*2).
Questa differenza era possibile grazie alla struttura della società società antica basata sullo schiavismo che col suo sfruttamento permetteva la vita privilegiata di pochi a scapito della maggioranza.
La società moderna ha scelto un approccio opposto (*3) aumentando la qualità di vita di tutti ma portando a una specializzazione delle funzioni dell’individuo.
Simmetricamente la società moderna, basata su una società di individui specializzati, è divenuta superiore a quella antica che poteva contare su un numero inferiore di individui preparati sebbene singolarmente superiori ai corrispettivi moderni.
Jung astrae poi dei concetti generali psicologici che caratterizzano le diverse società ma onestamente ancora non ne sono venuto a capo: mi sembri vi sia una sorta di estroversione/introversione ma non me ne sono chiare le specificità…

Da notare che indirettamente Jung conferma qui che le psicologie antiche non erano equiparabili alle moderne (v. Considerazione la psicologia nel tempo). Infatti mentre nell’uomo moderno vi è una distinzione netta fra funzione principale, secondaria etc. (*4) nell’uomo antico vi era uno sviluppo più armonico di ciascuna di esse ed, evidentemente, la fantasia (nel senso di Jung) era più forte. In altre parole i 16 tipi non esistevano o, comunque, si sarebbero potuti ridurre di numero (4? Per esempio IT, IF, ET, EF?)

Conclusione: e ora devo scappare!

Nota (*1): proprio questa frase ne è un esempio: ho letto il pensiero di Jung e l’ho sintetizzato riportandolo alla mia prospettiva: mi sono cioè concentrato più sulle somiglianze che sulle differenze.
Nota (*2): impossibile non pensare allo stesso Jung e alla sua evidente formazione poliedrica che, per esempio, in questo libro di psicologia gli permette di scrivere approfonditamente di temi religiosi e filosofici. Mi pare quindi interessante che esalti, sebbene indirettamente, questa “conoscenza diffusa”.
Nota (*3): questo è il pensiero di Jung: a me pare che sia stia tornando proprio a una società di pochi privilegiati con miliardi di sfruttati (più o meno consapevoli di esserlo), quella che io chiamo la “piramide iperbolica”, [E] 15.2.
Nota (*4): in realtà Jung non specifica cosa intenda di preciso con “funzioni”: io ho la sensazione che sia volutamente vago e che vi sovrapponga più concetti: per esempio anche i ruoli all’interno della società oppure le specifiche conoscenze...

8 commenti:

  1. Le società "sviluppate" contemporanee si possono permettere la specializzazione.
    In realtà è un'illusione che viene pagata sacrificando versatilità, diffusione delle competenze vitali e, in generale - assai grave! - la resilienza nazionale.
    Potrei esprimerlo con la sciagurata politica dei paesi consumistici/industrializzati/terziarizzati "perché mantenere sistema e cultura contadine se possiamo importare comodamente tutto il cibo [di merda] che vogliamo!?".
    E' la base poi del mercatismo, anche.
    Facciamo prodotti ad alto valore aggiunto / tecnologia importando le risorse necessarie da coloro a cui vendiamo i nostri prodotti.

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  2. Come accenno in questo pezzo Jung è piuttosto vago su cosa intenda perché sembra parlare contemporaneamente su più livelli legati insieme per analogia e somiglianza psicologica.
    Onestamente non saprei dire quanto la sua interpretazione economica possa rientrare nell’idea di contrapposizione fra mondo antico e moderno: però è possibile…
    Stasera ho intenzione di proseguire la lettura di Jung e quindi, FORSE, capirò meglio cosa intende!

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    1. Mi permetto un "per il signor Vapore Sodo dovrebbe essere più importante il pensiero di Vapore Sodo di quello di Jung".
      :)

      Qui però scatta l'aspetto caratteriale e i tipi psicologici sui quali voi avete molto più studiato.

      Io ebbi la fortuna di avere un lettore gladiatore-picconatore, assai brillante, un tal Lorenzo che demolì la mia abitudine di citare Tizio, Caio e Sempronio e che, a lungo, fece attività majeutica per sapere cosa in ne pensassi o sostenessi.
      Gli sono ancora grato.

      L'approccio basato su citazioni, matematicamente, corrisponde al concetto di ricorsione: alla fine è necessario arrivare al passo base.
      Anche Jung o Leopardi o Chomsky avranno avuto il loro pensiero autentico, proprio, intimamente generato. No!?

      Buondì

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  3. Alcuni miei amici direbbero invece che io sono troppo assertivo, forse addirittura supponente e, magari, anche saccente!

    E probabilmente vi è del vero nel loro giudizio…
    Mi pare buffo quindi che lei trovi che, al contrario, dovrei esprimere maggiormente la mia opinione! Non di rado ho scritto pezzi incentrati sul mio essere in disaccordo con un autore: a parte il pietoso caso di Popper (probabilmente scelsi di leggere un testo non adatto) ricordo pezzi intitolati “Rawls erra”, “Aristotele erra”, “Harari erra” (e anche un corto “Erri erra”!) o roba del genere. Insomma non ho alcuna remora reverenziale a non dire il mio parere anche quando va contro i classici o comunque intellettuali di rilievo.

    Il fatto è che in alcuni pezzi, che vanno probabilmente pensati come ausilio allo studio che scrivo per me stesso, cerco di illustrare il pensiero dell’autore che sto leggendo e, per quanto mi riesce, cerco di tenerlo separato dal mio.

    Insomma solo quando ho capito un autore (o credo di averlo fatto!) allora inizio, eventualmente, a criticarlo. Nel pezzo in questione a me per primo non è ancora chiaro il concetto di Jung: sto cercando di comprenderlo e, di certo, non me la sento di attaccarlo.

    Forse lei mi chiedeva comunque il mio parere ma al momento neppure ci pensavo essendo tutto teso a cercare di comprendere l’idea di Jung...

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    1. Vapore Sodo, avete una ottima cultura e anche una pacatezza unica.
      Siete riflessivo e razionale quindi cercate un quadro teorico in cui trovate spiegazioni per gli eventi del mondo.
      Doti rare.
      Tuttavia, a volte, sarei curioso di una vostra opinione istintiva.
      Un Vapore Sodo Vitruviano :) anche istinto oltre che raziocinio.

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  4. La ringrazio per i complimenti...

    Fortunatamente non ho l'illusione di avere una "buona cultura": ho avuto parenti di buona cultura (mio zio Gip ma non solo) e la so riconoscere! A essere generosi ho una cultura mediocre (direi da 6/10). Quello che mi salva e che ho ancora una discreta memoria e riesco a ricordare quello che leggo, e ho l'agilità mentale per fare molti collegamenti bislacchi che, qualche volta, si rivelano utili...

    Per la pacatezza sì, almeno quando scrivo e ho tempo per riflettere, cerco di prendere tutto in considerazione e di non farmi travolgere dalla prima idea che mi passa in testa... dal vivo sono un po' meno equilibrato...

    Comunque, in via eccezionale (!) e solo per lei, nei prossimi commenti di risposta alle vostre molteplici osservazioni, premetterò una sezione "a caldo" con le mie prime impressioni, seguita però da una risposta più ponderata... ;-)

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    1. Oops... oggi me ne sono dimenticato...
      Però, ci pensavo ieri un po' deluso dalle mie reazioni [a caldo] tiepide: il "problema" è che la mia funzione principale è Ti, cioè il pensiero introverso, cioè la razionalità: non devo fare uno sforzo, la riflessione mi viene facile e naturale. L'eccezione è quando mi imbatto in qualcosa dal forte impatto emotivo che quindi risveglia la mia funzione debole Fe (il sentimento estroverso) che "confonde" la mia razionalità. Ecco in questi casi, che però sono rari, la mia opinione a caldo potrebbe essere fortemente diversa da quella più ponderata in cui Ti riprende il sopravvento...

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