È da qualche giorno che volevo scrivere questo pezzo: come ho già spiegato “A Hunter-Gatherers’s Guide to the 21st Century” di Heying e Weinstein era cominciato ottimamente ma poi mi stava deludendo: da un capitolo iniziale con i legami fra cultura e DNA con implicazioni profonde si era infatti passati a una sfilza di capitoli di consigli pratici di buon senso ma di scarso interesse. Forse anche perché la parte psicologica già la conoscevo, non so…
Comunque, non me ne sono neppure accorto subito, improvvisamente mi sono ritrovato in un capitolo dove ho iniziato a buttare già molte annotazioni a margine, chiara indicazione che il materiale era di mio gradimento.
L’idea alla base del libro è quella di spiegare come l’uomo, costruito per essere un cacciatore-raccoglitore per centinaia di migliaia di anni, debba adattarsi e sacrificare alla vita moderna come è successo negli ultimi millenni: tantissimo tempo per la vita di un uomo ma niente dal punto di vista dell’evoluzione.
Il capitolo in questione è intitolato “10. Scuola” che si apre con un’introduzione lunghissima che non fa presagire niente di buono, poi si arriva al primo sottocapitolo “Cos’è la scuola?” e iniziano a moltiplicarsi gli spunti!
Il concetto base è che la scuola dovrebbe formare lo studente, farlo crescere come persona, invece di riempirgli la testa di nozioni astratte: qui niente di nuovo, già Gramsci (v. seconda parte di I buoni libri) a inizio XX secolo ce lo diceva!
Si aggiunge poi che la scuola spinge al conformismo: raramente i professori premiano le idee personali e creative degli studenti (a meno che non vadano incontro alla visione di specifici insegnanti) ed è molto più sicuro limitarsi a ripetere ciò che si è sentito a lezione piuttosto che sviluppare opinioni proprie.
Cito (traducendo al volo): «Scommettere contro le posizioni marginali è una scommessa facile, di solito sicura, e quando l’insegnamento è fatto in un tono di paternalistica indulgenza o sdegno autoritario, generalmente spazza via ogni dissenso. Sebbene molte idee marginali siano effettivamente errate, è proprio da queste che deriva il progresso. Qui è dove avviene l’innovazione e la creatività e, sì, molte di queste sono sbagliate o inutili, ma le idee più importanti sulle quali noi ora basiamo la comprensione del mondo e della società provengono proprio dagli [in passato] estremo.» (*1)
Successivamente un’altra serie di concetti interessanti:
- dalle punizioni fisiche si è passati a quelle psicologiche (forse ancor più dannose)
- ribadito il concetto in salsa scolastica della differenza fra “autorità” e “potestà”: l’insegnante deve guadagnarsi la stima degli studenti.
- si abitua i giovani all’obbedienza: cosa che ha pregi ma anche difetti.
Ma ecco forse il concetto che più mi ha fatto pensare. L’idea di base ricorda molto una mia vecchia intuizione (v. Puericultura base e Scelte e decisioni) ma la porta poi a estreme conseguenze a cui io non ero arrivato.
Uno dei concetti chiave è che uno scopo della scuola dovrebbe essere, come detto, far crescere gli studenti come persone. Questo si ottiene non solo facendoli ragionare con la propria testa ma anche rendendoli più responsabili. Per renderli responsabili essi dovranno essere abituati a prendere decisioni: io scrivevo di decisioni con conseguenze concrete (non il colore della maglietta!), gli autori qui di rischi. Alla fine l’obiettivo è analogo: per imparare il giovane deve sperimentare sulla propria pelle.
Ma ecco il concetto estremo: il rischio implica una certa dose di pericolo concreto e questo, in casi estremi, può portare a danni fisici o perfino alla morte. Nel mondo moderno invece qualsiasi forma di pericolo è accuratamente evitata e si preferisce eccedere nella protezione degli studenti. Il risultato che si ottiene però quando questi escono dalla scuola sono giovani uomini e donne non totalmente maturi, non capaci di pensare autonomamente né di criticare eventuali errori della società. Proteggiamo l’individuo ma rendiamo la società più debole.
Cito (traducendo al volo): dopo aver spiegato che i giovani per maturare devono correre dei rischi «Questo viene comunque a un costo: sperimentare un rischio non può essere fatto proteggendo completamente da ogni pericolo.
In breve il rischio è rischioso! Delle tragedie sono destinate ad accadere e ciò non è cosa da niente. Per quelli di noi che hanno avuto la fortuna di non sperimentarlo, è quasi impossibile come una persona possa andare avanti se un figlio muore o se è stato coinvolto nella morte di un altro bambino. Al contrario le tragedie a livello dell’intera società, accadono perché intere fasce della popolazione hanno difficoltà a comprendere il rischio e per questo cercano di evitarlo a ogni costo – sono anch’esse delle tragedie ma di portata molto più vasta.
La scuola moderna tende a proteggere contro le tragedie individuali ma così facendo facilità quelle più ampie sociali.» (*2)
Concetto interessante e difficile da affrontare: per questo preferisco la mia versione “più morbida” con decisioni che provocano sì conseguenze ma non pericoli (tipo: “studiare poesia corta e difficile o lunga o facile?” o far scegliere a studente attività diverse per difficoltà ma con premi commisurati etc.).
Infine un esempio di come la famiglia insegni che il lamentarsi, nel senso di fare le bizze, paga e la scuola il conformismo e il pensiero acritico:
«Alla mamma non piace quando io urlo e piagnucolo ma se insisto la mamma cede per farmi smettere? Preso nota.
L’insegnante mi lascia in pace e prendo buoni voti se io occasionalmente contribuisco con un commento in classe sebbene mi limiti a rigurgitare il contenuto del libro di testo? Ho capito.
Congratulazione società, hai prodotto con successo dei piagnucoloni compiaciuti abituati a ottenere ciò che vogliono, che sono bravi a scuola ma non a pensare e che, in realtà, non sono né svegli né saggi.» (*3)
Conclusione: bo, forse mi sono entusiasmato per questo capitolo perché vi ho rivisto una decisa conferma alla mia teoria che la responsabilità si possa insegnare proponendo scelte con conseguenze! Mi è tornato in mente adesso un mio vecchio pezzo dove riflettevo che lo Stato tenda ultimamente a trattare la popolazione come bambini irresponsabili privandoli della libertà di compiere scelte per proprio conto: evidentemente anche la scuola ha delle responsabilità contribuendo a creare i cittadini ideali per un potere che non per paternalismo (sebbene mal indirizzato) ma per interesse di pochi voglia influenzarli e controllarli; sudditi il cui primo dovere sia obbedire e non cittadini liberi con facoltà di pensare.
Nota (*1): tratto da “A Hunter-Gatherers’s Guide to the 21st Century” di Heying e Weinstein, (E.) Swift, 2022, pag. 171.
Nota (*2): ibidem, pag. 173.
Nota (*3): ibidem, pag. 174.
Caval donato, bue 'frescato
19 minuti fa
Scelte con conseguenze.
RispondiEliminaAbbiamo interi settori della società che sono ir-responsabili. Alcuni di essi, magistratura, sono ir-responsabili costituzionalmente: garanzia per il peggio, come scrissi in passato.
Se ci pensate è la infantilizzazione di massa, propugnata dal sessantotto con il 6 politico (ora squola inklusiva) e poi col vietato vietare.
Una sorta di "hai diritto a non controllare gli sfinteri e a rimanere infantile, a non pagare per le tue scelte".
Il linguaggio e pensiero marci, patogeni dei soli diritti, nei quali i doveri sono stati aboliti.
Il tutto, ora, elevato alla cacca arcobalenga, la cacca dello intersezionalismo, per cui hai diritto se ti piace la pizza ai peperoni, se ti infili nel naso, il martedì, un quotidiano, se il 3o giorno della settimana ti senti uomo, se in luna crescente, transcisetero se in luna calante, se c'hai gli occhi verdi e altre cosette del genere.
Si può sempre passare ad un grado di irresponsabilità maggiore.
UUiC
Sì: è il problema che se il governo politico non funziona allora le varie istituzioni iniziano a degenerare.
EliminaNon sono sicuro che non via sia soluzione di continuità fra il '68 e la situazione odierna. Ho più la sensazione che si tratti di fenomeni diversi (per origini e scopi) anche se poi hanno spinto e spingono nella stessa direzione.
Il sessantotto in occidente aveva già tracce importanti dei freak, cultura hippie etc. che erano l'arcobalenghismo ancora piccolo.
EliminaFu il passaggio dal comunismo a ciò che è ora.
Bo... sì, avevo capito cosa intende, magari ha ragione lei, ma così a pelle ho la sensazione che si tratti di analogie ma senza collegamenti diretti... in realtà non ne so abbastanza per giudicare con criterio...
EliminaA me pare di aver letto qualcosa a riguardo ne "Il secolo breve" che è del 1994 (mi pare) dove nelle mie note a margini annotavo una corrispondenza fra movimenti gay degli anni '90 e il wokismo attuale...
Dovrei ricontrollare ma non ho qui con me il libro in questione...
Comunque tengo predente la sua opinione: se scopro qualcosa di nuovo le farò sapere!