Allora oggi (mercoledì) fortunatamente sto molto meglio e mi sento praticamente “normale”. Ne approfitto allora per scrivere un pezzo leggermente più impegnativo: il mio primo fallimento in un rompicapo!!
Come ormai saprete (v. Il giorno del giudizio) giovedì primo febbraio mi hanno tolto un dente del giudizio.
Pensando che sarei stato subito bene avevo fissato anche una prima visita da un urologo per il giorno dopo.
Essenzialmente avevo fissato la visita su due principi: 1. vicinanza alla casa di mio padre; 2. volevo medico uomo.
Siccome sentivo ancora delle fitte di dolore al dente pensai che era meglio andare all’ambulatorio a piedi piuttosto che in bicicletta.
E allora, anche se ero piuttosto rintronato, decisi di cercare un problemino con cui distrarmi lungo il tragitto.
Problema: Tre amici, A, B e C, giocano a basket uno contro uno. Chi vince gioca contro chi è rimasto fuori e così via. A gioca 8 partite, B 11 e C 15. Domanda chi perde al 4° turno? (*1)
Vi risparmio il racconto del viaggio e che più volte mi dovetti fermare per il dolore perché l’ho già descritto in Il giorno del giudizio: chiaramente i miei patimenti non sono una scusa per non aver trovato la soluzione, però...
SCIUPATRAMA
Il problema non mi sembrava difficile: bastava provare le tre combinazioni iniziali e vedere quale portava al numero di partite indicate. Successivamente verificare chi perdeva il 4° incontro.
Era ovvio infatti, giudicando il numero di partite, che A fosse il giocatore più debole, B quello intermedio e C il più forte.
Da qui era logico supporre che A perdesse sia contro B che contro C e che B perdesse contro C.
Ma dopo poco mi resi conto di un grosso problema: C deve perdere almeno una partita contro A o, più probabilmente, contro B.
Infatti le partite giocate sono: (8 + 11 + 15) / 2
Ovvero 17 partite.
Anche se C non gioca la prima partita poi, secondo le regole che avevo ipotizzato, dovrebbe vincere le successive 16 partite mentre invece ne gioca 15.
E con quale criterio si può stabilire quale perda C? Magari a ogni incontro chi gioca perde una certa percentuale di forza mentre riposando ne guadagna un’altra: ma questi sarebbero valori arbitrari…
O magari c’è una qualche regola strana nel basket a due che non conosco?
Insomma mi sembrava che mancasse un qualche dato necessario o che ci fosse bisogno di un’informazione non segnalata dal problema…
Molto irritante: non è il tipo di problema che mi diverte.
Cercai comunque di ricavare quante ne avrebbe dovute vincere B contro C per ottenere il numero di partite indicate per ogni giocatore. Davo per scontato che la prima partita fosse fra A e B e che quindi C giocasse le successive 16. Qualcosa del tipo (indico per primo il giocatore vincente nei seguenti accoppiamenti):
1: B – A
2: C – B
3: C – A
4: C – B
5: C – A
[…]
16: C – B
17: C – A
Partite giocate:
C → 16
A → 9
B → 9
Ma qui, mi piace pensare a causa del dolore, mi perdevo: facendo vincere B una partita contro C non ottenevo i valori che mi aspettavo…
FINE SCIUPATRAMA
Arrivato con un venti minuti di anticipo sull’appuntamento lasciai perdere il problema e mi misi a leggere l'e-libro che avevo portato con me.
A dieci minuti mi faccio aprire ed entro in uno strano ambiente: di solito gli ambulatori sono asettici, luminosi e moderni, qui invece c’erano tappeti, divani e luci soffuse…
Se non fossi ingenuo e innocente (ed ero pure dolorante!) avrei dovuto iniziare a sospettare qualcosa. Come se non bastasse, dopo un po’, arrivò un dottore che si mise a parlare in tedesco con la segretaria evidentemente bilingue.
Qualche minuto prima dell’orario della visita comparve un giovane con una barbetta salace che, se non fossi ingenuo, avrei subito identificato come un satiro licenzioso. Mi scrutò con vivaci occhi scuri grifagni e mi precedette attraverso un tortuoso corridoio con i soliti tappeti, lumi, oscure erme fino al poco appropriatamente ambiente intimo del suo studio.
Qui la visita iniziò normalmente, qualche domanda, qualche risposta: il dottore finse una malcelata indifferenza mentre annuì scrutando l’esame delle urine. Eppure la punta della lingua che passò rapida a umettare le labbra avrebbe dovuto farmi intuire il pericolo imminente.
Dopo un po’ non resistette più e mi ordinò: “Adesso si abbassi pantaloni e mutande e si stenda sul lettino”.
Così a freddo? pensai io.
Lui lesse la mia incertezza e, con l’astuzia data dalla lunga consuetudine, mi rassicurò: “Le faccio SOLO un’ecografia alla vescica…”
Ora mi sembrò un po’ eccessivo calare le mutande se l’obiettivo era il mio inguine però, hai visto mai, che potessero fare qualche interferenza o roba del genere?
Già questa operazione comunque mi allarmò non poco: prima mi fece girare su un fianco, poi sull’altro poi infine supino. Contemporaneamente mi unse con una sostanza liquida viscida e appiccicosa mentre vi strusciava lubricamente sopra uno strumento dalla forma vagamente itifallica.
Fossi stato in me (e non dolorante) avrei cercato di fuggire allora ma il giovane, che conosceva evidentemente i trucchi del mestiere, mi distrasse dicendomi: “Ah! niente di grave, niente di grave: ma guardi qui, lo vede? Eh lo vede? Qui al rene destro ha un calcolo piccino piccino… Niente di preoccupante comunque… lo vede? Guardi bene bene…”
E mentre io mi sforzavo di vedere qualcosa in un piccolo schermo dalle immagini confuse e inintelligibili, tutto compreso nel tentativo di identificare l’ipotetica minaccia litea persi di vista il pericolo reale, ecco infatti che l’infingardo si preparava per l’estremo assalto mentre io distratto non lo guardavo…
È molto difficile per me rievocare questi estremi momenti: sicuramente il lettore che comodamente seduto da casa legge queste mie parole avrà facile gioco a dirsi “Perché non si è rifiutato? Perché non è fuggito? Evidentemente era consenziente…”
Ma la verità non è mai così semplice.
Astutamente il vizioso dottore non mi aveva fatto togliere pantaloni e mutande ma mi aveva solo detto di calarli: in questa maniera le mie gambe erano semi bloccate e non sarei potuto scappare lontano prima che mi riacciuffasse placcandomi a terra…
Comunque mi ordinò con voce minacciosa: “Adesso tiri indietro le gambe sul petto…”.
Che dire? Se non avessi avuto male al dente qui probabilmente arei finto di obbedirgli e poi, con una mossa alla Jason Bourne, l’avrei strangolato usando i pantaloni arrotolati intorno alle caviglie: semplice, efficiente e silenzioso. In questa maniera neppure il medico nazista né la sua fida Fräulein mi avrebbero sentito…
Io invece, ingenuo per natura e un po’ stordito, obbedii senza riflettere: forse, cerco di razionalizzare adesso col senno di poi le mie dubbie decisioni di allora, scioccamente mi aspettavo una nuova ecografia della vescica da una prospettiva insolitamente creativa...
Lui invece, lesto e spietato, approfittando della mia confusione introdusse qualcosa, una specie di dito, viscido e schifoso nel mio ano. Io rispondo con un virginale “Uuuuiiiick!”.
E lui, ritraendosi via, vantandosi di essersi già soddisfatto si affrettò a dire “Già fatto! già fatto!”.
Io, ovviamente, ero inebetito dallo shock ma il supplizio non era ancora terminato…
Che dire? Neanche le tigri delle foreste più selvagge avrebbero osato tanto!
Mentre io me ne stavo ancora attonito, rannicchiato su me stesso in femminea posizione, ecco che il mostro, rapace con empito lussurioso si lanciò sui ghiotti premi che dondolavano innocenti di fronte ai suoi occhi dissoluti e spremette con ferocia prima l’uno e poi l’altro. E io, in leggero falsetto, protestai “Iiiipp!!” e poi “Iieepp!!”…
Chiaro che a questo punto stavo per reagire con virile determinazione ma lui di nuovo, come se nulla fosse, dice: “Bene! bene!”. E poi parte con un discorso in cui mi dice che “è tutto a posto”, “che non successo niente”, “di non dire niente a nessuno” perché, era sottinteso, “sei tu quello che ha da rimetterci…”.
Di nuovo, ammansito e un po’ turbato dalle sottili allusioni delle sue parole, con donnesca pudicizia mi coprii rapidamente le pudende indolenzite e, mi vergogno a dirlo, iniziai a pensare di far effettivamente finta di niente, che non valeva la pena denunciare e che quello che era accaduto era “normale”…
Ora però che sto meglio ho ritenuto doveroso, affinché altri ingenui ultra cinquantenni sappiano quello che rischiano recandosi dai cosiddetti “urologi”, raccontare tutta la verità senza omettere neanche i dettagli più turpi e depravati compiuti dal reprobo.
Sulla via del ritorno ho cercato di dimenticare ritornando a concentrarmi sul problema ma senza però arrivare a nuove conclusioni. Soprattutto non facevo che pensare alla mia intuizione fortunata (vedi (*1)) di aver fissato con un medico uomo: con una dottoressa, sicuramente una dominatrice in un'attillata tuta nera di lattice sotto il camice, tutti questi giochini erotici sarebbero stati ancor più imbarazzanti!
In seguito non ho più riflettuto sul rompicapo ma stamani, nonostante il trauma analmente collegato a esso, sono tornato a pensarci.
SCIUPATRAMA
Sono giunto alla conclusione che non è tanto importante capire quando esattamente C perda le sue partite ma quante volte: se il numero è basso è ragionevole supporre che siano equidistribuite successivamente alla quarta.
Resta quindi da verificare che solo una delle tre partite iniziali sia compatibile col numero di partite giocate specificato dal problema.
Per esempio nel caso precedente (che inizia con la prima partita fra A e B) si ha che, senza considerare la stanchezza, il seguente numero di partite:
C → 16
A → 9
B → 9
Ora se B ne vince 1, si avrebbe:
1: B – A
2: C – B
3: C – A
[…]
N: B – C
N+1: B – A [In pratica questa è l’unica partita diversa]
N+2: C - B
[…]
16: C – B
17: C – A
Ottenendo:
C → 15
A → 9
B → 10
Adesso però il numero di partite giocate da A e B non torna e non può essere “aggiustato” (A dovrebbe perdere una partita in più ma A perde già tutte le partite che gioca).
Intuitivamente quindi passo a questa seconda combinazione iniziale:
1: C – B
2: C – A
3: C – B
[…]
16: C – A
17: C – B
Partite giocate:
C → 17
A → 8
B → 9
Se ora, non importa esattamente quando visto che sarà sicuramente dopo il 4° turno, C perde due partite contro B si avrà:
Partite giocate:
C → 15
A → 8
B → 11
In questo caso la 4° partita sarà:
4: C – A con “A” perdente che è la risposta al quesito.
Per riprova guardiamo anche il terzo caso iniziale:
1: C – A
2: C – B
3: C – A
[…]
16: C – B
17: C – A
Partite giocate:
C → 17
A → 9
B → 8
Anche in questo caso il problema sono le 9 partite di A: siccome perde già tutte le partite che gioca non ne può perdere nessuna in più!
FINE SCIUPATRAMA
Non sono sicuro che questa sia la soluzione corretta: non mi piace che si debbano fare delle assunzioni abbastanza importanti senza che il problema autorizzi esplicitamente a farlo. Siamo al limite della “furbata” che, come detto altrove, non mi piace…
Conclusione: con un dente del giudizio su quattro in meno mi sento il 25% in più sciocchino di prima!
Nota (*1): normalmente non do il collegamento ai problemi che propongo per togliere al lettore la facile tentazione di correre a vedere la soluzione. Suppongo però che non ne valga la pena e che tanto, chi vuole, la trova facilmente lo stesso: e allora vi evito la fatica/noia: Can you solve this hard logic puzzle? Who lost the 4th game?
Nota (*2): Normalmente mi vanno bene anche le dottoresse ma in questo caso, fortunatamente, avevo brevemente cercato informazioni sulla visita: supponevo che, essendo una prima visita, mi avrebbe semplicemente prescritto qualche esame ma, nel dubbio, non volevo correre rischi.
Il figlio della Concetta
11 ore fa
Pare il racconto di un sogno.
RispondiEliminaComunque, urologo, ad una certa età significa anche controllo della prostata. Suppongo che questo possa essere eseguito anche dal retto, diciamo però, data la geografia anatomica, non con un solo principio di dito nell'ano.
Anche i ginecologi, talvolta, fanno controlli "anali".
UUiC
Ah! ah!
EliminaBeh, in realtà gli elementi citati sono tutti veri: chiaro che poi mi sono divertito a "romanzare" il tutto.
Il dottore era un ragazzo normalissimo... è il mio "umorismo" che l'ha trasformato come nel pezzo... ;-)