A inizio giugno, nel pezzo Progetto “X-Divulgativo” (ribattezzato “X-D”), ho spiegato quali fossero i miei obiettivi per l’Epitome e che, per prima cosa, avrei chiesto consiglio a persone che, secondo me, potevano avere una qualche familiarità col problema.
Ho ricevuto due risposte su tre di cui una molto interessante: una persona che avevo contattato era infatti divenuto a mia insaputa “editor” per una casa editrice e potrebbe fornirmi un ottimo aiuto professionale.
Solo ieri mi sono deciso a mandare varie altre epistole di richiesta suggerimenti in giro e anche qui ho avuto un paio di buone indicazioni.
Ma come accennai ormai un anno fa anch’io ho elaborato un “mio piano”.
La mia Epitome è troppo complessa per il grande pubblico: qualsiasi tentativo di promuoverla, anche avendo ampie possibilità economiche, sarebbe un fallimento. Semplicemente le persone potenzialmente interessate sono troppo poche.
Sembrerebbe quindi un problema insolubile.
Eppure in passato c’è già stato un “caso letterario” di un’opera di carattere filosofico-politico che fu il più grande successo del suo tempo: si tratta di “Common Sense” di Thomas Paine che contribuì significativamente a trasformare la mentalità dei coloni americani da fedeli sudditi di re Giorgio III a rivoluzionari assetati di libertà.
Quali sono le ragioni di tale successo?
Si trattava di un pamphlet agile (mi sembra sulle cinquanta pagine), ben scritto, in un linguaggio facilmente comprensibile da tutti, molto ironico e che catturava fin dalle prime pagine l’attenzione del lettore con affermazioni e argomentazioni provocatorie.
L’Epitome sfortunatamente NON è niente di tutto questo!
La mia idea è quindi scriverne non una sintesi (non si può sintetizzare un’epitome: si otterrebbe un bignami!) ma un qualcosa di fortemente ispirato a essa, selezionandone i messaggi più forti e lasciando perdere tutta la teoria.
Questa specie di manifesto dovrebbe essere ben scritto in uno stile piano, ironico e accattivante fin da subito. Ovvio che, molto probabilmente, non sarò in grado di scrivere un qualcosa con queste caratteristiche: la parola non mi viene facile ed è una tortura correggerla e limarla fino a darle un aspetto decente. Per ispirare le persone del proprio tempo poi bisognerebbe capirle, essere una di esse. Io non lo sono: le mie preoccupazioni ma, soprattutto, i miei principi e la mia morale sono diversi: basta che leggiate qualche pezzo su questo ghiribizzo per vedere come la mia visione del mondo si discosti da quella comune… Per me questo sarà un grosso problema aggiuntivo di cui dovrò cercare di tener conto.
Ovviamente questo manifesto avrà il suo sito: semplice e agile. Ancora devo deciderne i particolari. Ma solo su questo sito vi sarà un riferimento all’Epitome, né troppo visibile né troppo nascosto, magari in una pagina intitolata “Per saperne di più”.
L’idea sarà quindi pubblicizzare un “prodotto” per “tutti” e che sia questo che, a sua volta, pubblicizzerà l’Epitome a chi potrebbe esserne effettivamente interessato.
Provo a suggerire un’analogia non so quanto realistica: sono un pescatore che non ha l’esca adatta per il particolarissimo pesce che vuole pescare: allora getto in acqua dei granuli di mangime per pesciolini che, a loro volta, sono il cibo dei pesci a cui sono effettivamente interessato in maniera che questi siano indirettamente attratti a me.
A questa idea è poi probabile che affiancherò altre iniziative che mi sono state suggerite e che, tutto sommato, sono con essa compatibili. Ancora i dettagli non li ho decisi…
Operativamente voglio ridare una rapida scorsa a “Common Sense” che lessi pochi anni fa ma senza l’attenzione necessarie per carpirne le caratteristiche tecniche e stilistiche che sono ciò che invece adesso mi interessa.
Successivamente vedrò di estrarre quali siano gli elementi più “vendibili” (attuali e che stiano a cuore all’uomo comune) della mia Epitome e studierò poi la maniera per presentarli efficacemente senza preoccuparmi troppo di giustificare nel dettaglio le mie argomentazioni (come sarebbe nella mia natura: per farlo dovrei riscrivere l’epitome!). A quel punto passerò alla stesura vera e propria: considerando che dovrei avere le idee piuttosto chiare non credo che mi ci vorrà molto. Scrivendo tre pagine al giorno in una decina di giorni ne scriverei 30 che sarebbe una lunghezza ragionevole per questo documento. Diciamo 20 giorni visto che non potrò lavorarci con la continuità che vorrei. Dieci giorni per la rilettura critica di “Common Sense”. Dieci giorni per il sito semplice, con la speranza di trovare un “template” decente…
Non so: a occhio a fine estate dovrebbe essere tutto pronto.
Questa a grandi linee la mia idea: ancora devo decidere come muovermi rispetto ai suggerimenti che ho ricevuto. Diciamo che l’idea che più preferisco è la mia ma molti suggerimenti sono compatibili con essa e potrei portarli avanti in parallelo.
Resta da vedere quanta energia psicologica sarò in grado di investire nel progetto: attualmente sono molto stressato... basta poco e mi chiedo “ma chi me lo fa fare?”.
Insomma il rischio concreto è che mi cimenti in qualcosa di decisavamente superiore alle mie poche energie…
Conclusione: vedremo...
Il post sentenza
58 minuti fa
Ci sono opere che per complessità sono ristrette ad insiemi ridotti e specifico.
RispondiEliminaPenso che le Anatomie 1, 2 e 3 (forse ci sarà anche Anatomia 4) vengano studiate da poche (esisterà qualche appassionato che se le studia di sera, dopo il lavoro, nel tempo libero).
Non sono certo meno importanti!
UUiC