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lunedì 23 dicembre 2019

Memoria e intelligenza

Non ho mai considerato la memoria collegata all’intelligenza: mi sembrava una funzione passiva, statica, legata più al sapere che al comprendere e al ragionare.
Perché poi chi sa e ha studiato non significa, ovviamente, che sia anche particolarmente intelligente (*1). È una banalità ma lo scoprii relativamente tardi, più o meno all’epoca delle medie o poco dopo, e me lo fece notare indirettamente mio padre.
Incontrammo, dopo una decina d’anni, il figlio dei nostri vicini contadini di quando vivevamo in campagna (io avevo fra 2 e 5 anni): mio padre ne aveva un’ottima opinione e mi disse di considerarlo intelligentissimo nonostante non avesse mai studiato.

Recentemente sto però iniziando a riconsiderare l’importanza della memoria nell’intelligenza: mi chiedo infatti quali sarebbero i miei ragionamenti se non ricordassi tutti i dettagli letti, visti o sentiti nel corso degli anni: riuscirei comunque a ricostruire i miei rocamboleschi collegamenti?
Inizio a pensare che non ne sarei capace: sarei costretto a un orizzonte più limitato…

Non so se potrei arrivare, magari impiegando più tempo, alle medesime conclusioni: la logica direbbe che non sarebbe possibile: dati diversi, conclusioni diverse.
Ecco, forse la memoria non fa direttamente parte dell’intelligenza ma sicuramente ne facilita il lavoro: semplicemente perché ci mette a nostra disposizione più elementi; poi sta all’intelligenza trovare la maniera di se e come usarli… è come con il Lego, più mattoncini si hanno a propria disposizione e più facile diventa fare delle belle costruzioni!

Io, per adesso, sono messo abbastanza bene a memoria: un po’ sono fissato e da anni ormai mi esercito con Anki (e già dopo qualche mese si inizia a notare la differenza). Soprattutto ho un’ottima memoria visiva. Certo non è più perfetta come ho avuto fino a circa vent’anni: eppure, lo vedo confrontandomi con i miei amici di lunga data, ricordo moltissimi più dettagli di loro.

Un problema di una buona memoria è che il “presente” si dilata nel passato: soprattutto emotivamente è difficile andare avanti. I miei sentimenti restano più vivi nel tempo il che, la maggior parte delle volte, significa che si soffre più a lungo…

Conclusione: pezzo un po’ noioso temo… ma il convento oggi passa questo...

Nota (*1): nel mio piccolo ho scoperto che un mio compagno delle elementari, non particolarmente brillante (anzi!) ma dotato di ottima memoria, è diventato medico!

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