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martedì 3 dicembre 2019

Parole faticose

Riflettevo che scrivo proprio male…
Mi piace scrivere, e ancor di più esporre le mie idee, ma non mi viene naturale. Ho la netta sensazione che altre persone (pensavo al Bagnai) quando scrivono un articolo gli riesca perfetto senza difficoltà, lo rileggono una volta ed è pronto.

Io invece quando rileggo ciò che ho scritto trovo degli errori, magari delle frasi poco chiare, una parola che suona male o usata impropriamente oppure dei verbi al tempo sbagliato: ci sono talmente abituato che raramente intervengo per correggere: deve essere qualcosa di grammaticalmente imbarazzante tipo la classica “a senza h”, o come più spesso mi capita la “ha con l’h che non dovrebbe esserci”, per spingermi a intervenire.

Ma il problema degli errori ortografici è minore in realtà: se rileggessi tutto DUE volte (talvolta non rileggo neppure una) probabilmente li eliminerei praticamente tutti.
È proprio lo scrivere in sé che mi è difficoltoso, che mi è innaturale: probabilmente ho iniziato a impegnarmi nella scrittura troppo tardi; come per tante altre cose imparare da giovani fa un’enorme differenza.

Credo che poi ci siano cervelli più o meno “verbali”: persone che riescono a tradurre immediatamente in parole i propri pensieri, senza sforzo. Invece per me non è così: le idee le ho chiare ma è come se fossero espresse in un’altra lingua. Per esporle agli altri devo rifletterci, fare uno sforzo cosciente per tradurle.
Mi piace pensare che dipenda dal fatto che le mie idee e intuizioni non siano formate da parole ma, al contrario, siano immagini, entità difficilmente definibili e sempre mutevoli. Soprattutto ho la sensazione che io consideri molte più relazioni fra i diversi elementi a cui sto pensando: e quando devo metterle nero su bianco mi trovo a dover sciogliere una matassa particolarmente complicata.
Ma si tratta di sensazioni: magari è così per tutti oppure sto ingannando me stesso è non è realmente così che penso.

Eppure, cercando di analizzarmi, mi sembra che le mie intuizioni non siano immediatamente definite. Sul momento ho chiaro cosa sia giusto e sbagliato ma poi, per elencare analiticamente i vari punti, devo riflettere un attimo: allora riesco a trovare le parole giuste, ma non è automatico.

Ho la sensazione che chi parla e scrive con facilità, penso ai politici o al Bagnai, non abbia questo mio problema: sarebbe interessante sapere di che forma siano le loro intuizioni. Se riescono a esprimerle anch’esse con facilità oppure se devono rielaborarle internamente.

Come al solito mentre scrivo ho nuove idee: un’intuizione “mi ha appena comunicato” che dipende da come il cervello aggrega e memorizza le informazioni al suo interno: apparentemente, secondo la stessa intuizione, la fisiologia cognitiva del cervello non è uguale per tutti! Così, tanto per farvelo sapere…

Vabbè, qui si aprirebbe tutta la pagina sull’intuizione: lo so che è solo una mia fantasia ma ho la netta sensazione di riuscire a pensare, sotto forma di intuizione, le idee di persone diverse, anche sconosciute e che vivono dall’altra parte della Terra. È una sensazione assurda ma che ho sempre avuto: per questo al liceo, dal mio odio per filosofia e filosofi, si salvò Platone: il suo iperuranio, il mondo delle idee perfette da dove provengono le anime, cioè l’intimità della nostra consapevolezza, spiegava benissimo la mia sensazione. Non so qualcosa? Semplicemente chiudo gli occhi e ho un’intuizione: una sorta di capatina nel mondo delle idee a prendere l’informazione che mi serve…
E poi ci sarebbe da parlare della scuola e dell’università: ma ho già divagato più che abbastanza e quindi non mi addentro in questo nuovo labirinto.

Conclusione: nel frattempo ho avuto un’altra idea, stavolta relativa alla lettura e all’interpretazione dello scritto. La lascio però a una prossima occasione o, più probabilmente, me ne dimenticherò...

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