Ieri pensavo all'aggettivo “parallelo” usato nel suo significato generico e non geometrico.
Spesso si usa “parallelo” come sinonimo di “analogo”: ad esempio “vite parallele” indica delle vite che hanno molti aspetti, molto analogie, in comune.
Con la locuzione “attrici parallele” si potrebbe quindi intendere due attrici che hanno molte caratteristiche, probabilmente legate ai propri stili di recitazione, simili; oppure, magari, semplicemente attrici che nel complesso si ricordano l'un l'altra.
Ecco, mi chiedevo quindi quale potesse essere il contrario di “parallelo” in questo suo significato di continua similitudine: come indicare cioè due persone che, considerate sotto più aspetti, si comportano in ciascuno di questi in maniera costantemente opposta l'una dall'altra?
Sicuramente non va bene “convergenti” perché implica un avvicinamento che invece nella mia idea di contrario a “parallelo” non c'è. Analogamente “divergenti” sottintende un'origine comune, un allontanamento progressivo e uniforme mentre io voglio rendere l'idea di una distanza costante (e incolmabile).
Vediamo se trovo in linea qualcosa che mi vada bene: ma... “indipendente”, “separato”, “estraneo”... non mi convincono del tutto: mi sembra che manchino dell'idea di distanza costante e incolmabile.
Ok, ci penso io: il contrario (non geometrico) di “parallelo” sarà, da oggi in poi, “sparallelo”!
Il motivo di questa lunga e noiosa introduzione è in realtà piuttosto semplice. Attualmente sto seguendo su Netflix due diverse serie: “Penny dreadful” e “Salvation”.
Non sorprendentemente entrambe queste serie hanno due donne fra i protagonisti: Eva Green in “Penny deadful” e Jennifer Finnigan in “Salvation”.
Ecco queste due attrici sono sparallele!
Le trame delle due serie sono infatti entrambe piuttosto banali e approssimative: soprattutto quella di “Penny dreadful” è basata sul nulla o poco più: dei vampiri hanno rapito una ragazza e il padre, un ricco avventuriero, cerca di recuperarla con l'aiuto del Dr. Frankestein, un cowboy licantropo (ma lo si scopre solo negli ultimi minuti della prima stagione) e, appunto, una sensitiva interpretata da Eva Green.
In “Salvation” una squadra eterogenea composta da uno studente del MIT, un ricco impenditore/inventore, un politico della difesa USA, una scrittrice di romanzi di fantascienza e la capo ufficio stampa del presidente (Jennifer Finnigan) devono semplicemente salvare la terra da un asteroide che altrimenti spazzerà via ogni forma di vita colpendo la Terra in circa sei mesi.
“Salvation” si mantiene guardabile sebbene pieno di incongruenze e colpi di scena bislacchi; “Penny dreadful” diviene invece rapidamente emozionante e coinvolgente.
La differenza la fa l'interpretazione di Eva Green: il suo personaggio è di un'intensità drammatica assoluta. Praticamente da sola riesce a rendere credibile una storia banale. Davvero ci sono almeno tre puntate, dove il suo personaggio ha più spazio, bellissime grazie alla sua recitazione e alla sua capacità di trasmettere emozioni profonde con un semplice sguardo (vabbè, lei è aiutata dal fatto che al posto degli occhi ha due fari abbaglianti!).
Ecco per certi versi Eva Green mi ricorda Anthony Hopkins che, spesso da solo, tiene insieme un film: ad esempio il discreto/buono “Premonitions” (visto tempo fa su Netflix) senza di lui sarebbe stato assolutamente dimenticabile.
Jennifer Finnigan, la sparallela di Eva Green, riesce invece quasi a ottenere l'effetto opposto: un pesante “restauro facciale” le tira così tanto la pelle da cancellarle qualsiasi sfumatura espressiva; la bocca è, come la chiamano tecnicamente i chirurghi estetici, a “culo di gallina”, si apre poco e sembra sempre stia per pronunciare una “U”; per non parlare poi dell'asimmetria degli occhi, uno socchiuso e l'altro spalancato, che probabilmente il “restauro” ha involontariamente accentuato...
Vabbè, non voglio infierire: diciamo solo che Eva Green in “Penny dreadful” è eccezionalmente brava e la serie merita di essere vista anche solo per gustare la sua recitazione...
Conclusione: ah, c'è da dire che io seguo tutti i programmi in lingua originale: è probabile, anzi certo, che il doppiaggio in italiano di “Penny dreadful” faccia perdere moltissimo all'interpretazione della Green e, di conseguenza, all'intera serie.
Sonetti d’amore. Giacomo da Lentini
3 ore fa
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