Oggi volevo scrivere un pezzo basato sui commenti di vari notizie/articoli che avevo lasciato aperti sul mio navigatore: ieri sera poi, senza pensarci, ho chiuso tutte le applicazioni aperte perdendo quindi le tre/quattro pagine da commentare.
In realtà volendo, magari aiutandomi con la cronologia, potrei probabilmente ritrovare tutto quanto: oltretutto ricordo anche alcune delle pagine...
Una era "sull'attentatore" italo/lituano arrestato grazie alla segnalazione dell'FBI nata da alcuni commenti su FB. Potete immaginarvi cosa avessi in mente di scrivere: e il fatto che non ci siano novità mi fa sospettare che avessi ragione...
Un'altra pagina era un breve articolo in cui si considera il senso dell'umorismo come previsore dell'intelligenza. Però ho scaricato lo studio vero e proprio quindi, se mi ricordo di leggerlo, probabilmente lo commenterò a parte...
E poi un altro articolo era sull'identificazione dei geni legati all'intelligenza: in una prima ricerca erano circa 50, nella più recente 500. Secondo me sono ancora pochi. La mia idea è che l'intelligenza sia legata all'intera natura umana, sia immanente a essa, e non la si possa quindi separare e isolare. Ovviamente è un'intuizione pura, basata cioè sul nulla...
Ah! E un articolo era sulla EU che sembra volersi preoccupare delle fake news o bufale. Inutile dire che bufale saranno tutti gli articoli contro l'UE e quanto voluto dal consorzio dei parapoteri internazionali. Fa sorridere il suggerimento di citare sempre le fonti in ogni articolo: lo fa il Bagnai in Goofynomics; non lo fanno i giornali “seri” e “affidabili” (pro EU e parapoteri)...
Detto questo qualche aggiornamento spiccio.
Sabato ero di umore cupo: quell'umore nero che ti fa sentire la faccia pesante, che scivola verso il basso. Temo di essermi regalato qualche ruga in più...
Domenica ho avuto un breve rimbalzo positivo ma oggi sono di nuovo nervoso e irritato.
Non c'è un motivo: è una sensazione che è nata da sola... e poi un retrogusto ominoso nella bocca: preoccupazioni non chiaramente identificabili, più per i miei cari che per me.
Ma nonostante questa disposizione negativa dell'animo sono comunque andato avanti nell'Epitome.
Ho deciso di tirar via alcune parti nuove: l'idea è di affrettarne la pubblicazione e di fare poi un'iterazione o due in più per riscrivere meglio le parti trascurate.
È psicologia per farmi portare a termine quanto ho iniziato...
Ah, da adesso in poi scriverò Epitome con la “E” maiuscola: dopotutto, almeno su questo viario, si tratta dell'Epitome per antonomasia!
Mi chiedevo se, impegnandomi maggiormente, avrei potuto completare la mia Epitome più velocemente. Sicuramente avrei potuto affrettarne la stesura ma credo anche che alcune idee hanno bisogno di maturare nel tempo: non importa quanto ci si rifletta a tavolino, alla fine si chiariscono solo dopo una notte di sonno.
Aggiungo al minestrone anche una riflessione. L'ho maturata nelle ultime settimane (v. ad esempio Musica e reti sociali) ma è nata da una vecchia idea di intervista al mio amico chitarrista.
Mi chiedevo cosa avrebbe risposto a una domanda di questo genere: “Che rapporto c'è fra bravura, successo e gusti del grande pubblico”. La mia sensazione è che la risposta sia poco o niente.
Più un artista è geniale e innovativo e meno sarà capito e apprezzato dal grande pubblico. Alla fine l'artista che vuole avere successo deve blandire il pubblico, edulcorare le proprie idee e il proprio stile.
Questo è vero per i musicisti ma credo si possa applicare in molti altri ambiti.
Se i gusti della popolazione sono distribuiti su una normale (la famosa funzione a forma di campana) allora ciò che si trova alle sue estremità, anche quando eccelle, non verrà apprezzato per quanto vale.
Forse gli artisti di maggior successo sono sì dei geni ma di un tipo in cui predomina la voglia di piacere agli altri: senza rendersene conto percepiscono chiaramente i gusti delle masse e si limitano a introdurre nel proprio stile un minimo elemento di novità che li renda originali. Nel senso che potrebbero essere molto più innovativi ma inconsciamente finiscono per subordinare il proprio gusto a quello del grande pubblico.
Il rovescio della medaglia è che ci devono essere anche artisti geniali che però sono incompresi e solo un pugno di persone li apprezza...
Conclusione: ecco spiegato perché il mio viario piace solo a me!
L'esempio di Benjamin Franklin
9 ore fa
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