Non ne ho molta voglia ma siccome sono un bloggatore diligente ho deciso di scrivere il seguito di La Borghesia (1/2)…
Riprendo, più o meno, da dove avevo lasciato, il quarto sottocapitolo.
4. Provo a riassumere ma non è semplice. La borghesia ha un problema di identità: i super ricchi se ne stanno staccando, nuovi ricchi aspirano a entrarvi arrivando dal basso. La crescita della popolazione delle città accentua il problema di conoscersi e identificarsi. Per questo si inizia a inseguire un particolare stile di vita che caratterizzi come borghesi chi l’adotta.
Uno di questi segni di riconoscimento è il tempo libero: chi è ricco non ha bisogno di lavorare e lo dimostra dedicandosi a nuove attività per il piacere di compierle.
In questo senso si sviluppano vari sport: ma è importante che chi li pratica non sia pagato per farlo altrimenti vi potrebbero competervi anche i lavoratori.
Così Hobsbawm spiega la sottolineatura del dilettantismo nella riedizione delle olimpiadi moderne: gli unici dilettanti che avevano abbastanza tempo libero per eccellere in un dato sport dovevano inevitabilmente essere ricchi.
Il golf fu coscientemente inventato per escludere i meno ricchi che non potevano permettersi di accedere ai suoi campi.
Hobsbawm sottolinea anche l’importanza socializzatrice di queste attività che mettevano insieme persone della stessa fascia sociale, sia uomini che donne.
Come sappiamo alcune attività sportive, come il calcio, appassionarono anche le classi lavoratrici. Qui lo scopo, aggiungo io, non era tanto aggregare insieme quanto distrarre...
5. Ancora sul tempo libero: altri suoi usi. Beneficenza e filantropismo; competizione fra super ricchi; la ricchezza porta a sviluppo cultura e arte.
Bastava relativamente poco per vita agiata.
6. Ho la sensazione che parte delle incertezze della borghesia fossero frutto anche dei rapidi progressi: nuove tecnologie modificano la vita quotidiana e questa, come sappiamo, alla lunga determina la morale. Ovvero causa il ricambio e l’evoluzione di epomiti ed equimiti.
La borghesia della Germania, gigante economico e scientifico, era meno liberale di quella francese e inglese.
Interessante un altro accenno: il liberalismo entra in crisi con la Grande Depressione: il suo posto viene preso dal conservatorismo e poi da sinistra e destra.
Mi chiedo: vi è una relazione fra ricchezza e libertà? Meno ricchezza porta a meno libertà anche sul piano giuridico e sociale?
Le crisi economiche di inizio XXI secolo farebbero pensare così: paradossalmente chi è troppo impegnato a sopravvivere ha meno tempo per interessarsi e difendere i propri diritti e libertà.
Tutto qui: decisamente la prima parte del capitolo era più interessante: qui sostanzialmente si ripetono più volte gli stessi concetti approfondendo questo e quello. Nelle mie note c’era un solo [B] con cui indico gli spunti utili per il ghiribizzo che però poi, ricontrollandolo, non mi è più parso sufficientemente interessante.
Conclusione: pezzo anodino oggi ma ha di buono che me lo sono tolto. Comunque nel frattempo ero andato avanti nella lettura del capitolo successivo sulle donne e l’emancipazione femminile. Fenomeno su cui, in realtà, non si sa moltissimo: nel senso che le femministe provenivano praticamente tutte dalle classi medie e alte e non sappiamo quindi quali fossero i pensieri della stragrande maggioranza delle donne. La sensazione di Hobsbawm, se interpreto bene le sue caute parole, era che queste fossero più interessate ai problemi della vita quotidiana che a questioni percepite di scarso impatto pratico come poteva essere il voto politico. Le “femministe” in effetti, avevano tutte la servitù che badava alla loro casa e questo doveva evidentemente provocare un distacco con le necessità e bisogni delle donne comuni. Un altro esempio di come la ricchezza permetta un uso innovativo del tempo libero.
Il figlio della Concetta
10 ore fa
Un po' di ridondanza è umana ... grazie per gli scritti.
RispondiElimina===
Spero di non aver fatto torto a Hobsbawm: scrivendono a molti giorni di distanza dalla lettura è anche possibile che i miei ricordi fossero meno vividi, poi non ero particolarmente voglioso di scriverne e anche questo può riflettersi...
EliminaAnzi mi viene in mente un risultato della psicosociologia: l'umore del momento va a colorare i nostri ricordi cambiandone potenzialmente la valutazione....
Volevo citarti il pezzo dove scrivo di questo fenomeno psicologico ma così su due piedi non lo ritrovo: se ti interessa fammelo sapere che lo cerco meglio...
Tranquillo ... mi hai incuriosito.
EliminaPsicosociologia ?
Se troverò il post, te lo dirò.
EliminaL'ho trovato prima io! :-)
EliminaPsicosociologia: Cap. 3 (nella parte finale)
PS: per qualche motivo non uso il marcatore "psicosociologia" ma il meno preciso "psicologia"...