Da quando sono tornato a casa ne ho approfittato per iniziare un nuovo libro (beh due in realtà ma non complichiamo le cose più del dovuto): Le 10 mappe che spiegano il mondo di Tim Marshall, (E.) Garzanti, 2017, trad. Roberto Merlini.
L’avevo visto sul ghiribizzo Il blog di Andrea e mi era parso interessante.
In realtà dopo aver letto le prime 90 pagine sono “cautamente” deluso: “cautamente” nel senso che non è un giudizio definitivo ma orientativo.
Cosa mi aspettavo: forse suggestionato dalla copertina, in cui si intravede un mosaico di mappe antiche, pensavo fosse l’opera di uno storico che partendo dalla geografia ne traesse delle leggi, o almeno dei principi, che si riflettessero nella storia. Mi aspettavo che partisse dalle grandi pianure fertili dove si sviluppò un’agricoltura efficace e che, quindi, furono la culla della civiltà e cose di questo genere.
In realtà già su Amazon (*1) mi ero accorto che l’autore era un giornalista (brutto segno) ma per vari motivi non ebbi tempo per approfondire e dovendo decidere velocemente non ebbi l’elasticità mentale di esercitare maggior prudenza e procedetti con l’acquisto.
Come sempre ho dato per prima cosa un’occhiata generale al libro e ho letto prefazione e introduzione dell’autore e subito mi sono insospettito. Ho infatti intuito che c’era il rischio concreto che l’autore non partisse dalla geografia per ricavarne principi universali ma che usasse la geografia per spiegare il presente. E questa non è la stessa cosa!
È come quando da bambini si giocava a un gioco da tavolo di un amichetto e questo, via via che si andava avanti, sembrava inventarsi sempre nuove regole che, guarda caso, lo favorivano dandogli qualche imprevedibile vantaggio. Qui temevo qualcosa del genere: regole e principi non assoluti ma usati per spiegare a seconda della bisogna la teoria dell’autore su un certo scenario geopolitico.
Il primo capitolo è sulla Russia ed ero quindi curioso del parere dell’autore visto che aveva scritto il libro nel 2015 ovvero dopo i fatti della Crimea e le prime sanzioni a Mosca.
Subito siamo partiti malino: l’idea base su cui si basa il capitolo è che le grandi pianure hanno bisogno di protezioni naturali per essere difese come grandi fiumi o catene montuose.
Secondo l’autore esiste una “Grande Pianura Europea” che si estende dalla Francia fino agli Urali e proprio questa mancanza di un confine naturale provoca le tensioni strutturali fra Mosca e i suoi più o meno vicini occidentali.
A me l’approssimazione che dalla Francia agli Urali sia un’unica pianura non sta bene: perché gli unni prima e i mongoli poi non si stabilirono in Europa occidentale? Semplicemente perché questi popoli nomadi avevano bisogno di grandi pianure per alimentare le proprie mandrie di cavalli e in Europa questi spazi non c’erano. Ecco cosa succede a non partire dai principi geografici ma ad adattarli a seconda delle esigenze: l’autore voleva spiegare le attuali tensioni fra Parigi, Berlino e Mosca e così ha spianato colline e montagne mettendo queste capitali in un’unica grande pianura che non esiste.
Altra imprecisione che ho notato è l’Albania inserita nel Patto di Varsavia: in realtà vi entrò alla sua fondazione ma già nei primi anni ‘60 il rapporto con Mosca non era buono e ne uscì ufficialmente nel 1968. Vabbè, forse come generalizzazione ci può stare anche se io personalmente non l’avrei inserita nel blocco contrapposto alla NATO.
Qua e là affermazioni generiche che mi sarebbe piaciuto approfondire per le quali però mancano le fonti e si rimane così col dubbio che si tratti solo dell’opinione superficiale dell’autore.
Riguardo il conflitto fra Russia e Ucraina per la Crimea non scrive che questa era stata per secoli russa: cioè lo dice ma cinque o sei pagine (vado a memoria) dopo che ha presentato il conflitto. Cosa cambia direte voi? Beh, si tratta di un fenomeno psicologico chiamato “priming” o “avviamento” (v. Psicosociologia: Cap. 3a): il contesto iniziale influenza fortemente l’interpretazione di un fatto. Se si vuole dare al lettore una visione oggettiva di un fatto allora tutti i fatti importanti su di esso devono essere presentati prima del fatto stesso non dopo quando divengono note a margine facilmente sottovalutate.
Manca poi completamente il ruolo della CIA nella rivoluzione ucraina che portò alla deposizione del governo eletto a favore di uno pro occidentale e che iniziò le discriminazioni verso la minoranza russa del paese. Anzi il ruolo della CIA e della politica estera americana in genere non è menzionato né in questo capitolo né nel successivo sulla Cina: tutto accade solo per la geografia, la politica e gli interessi dell’unica super potenza mondiale non c’entrano niente per Marshall.
Io ho la forte sensazione che almeno per questo capitolo l’autore si sia pesantemente basato sugli studi dei vari “think tank” globalisti e USA centrici.
Lampante a questo proposito è una paginetta (la 44 per la precisione) dove si spiega che l’Europa, poverina, dipende troppo dall’energia a basso costo russa: una situazione “win-win” sarebbe quindi che gli USA vendessero all’Europa il loro gas in eccesso che così diminuirebbe la propria dipendenza da quello russo. Peccato che il gas americano, oltre che largamente insufficiente per le esigenze europee, costa 5 volte tanto l’equivalente russo. Il costo del trasferimento per nave non è infatti equiparabile a quello mediante gasdotto. Una situazione quindi non vincente per USA ed Europa ma solo per gli USA (*2).
Insomma nel complesso il capitolo sulla Russia l’ho trovato approssimativo, non obiettivo e con la semplificazione geografica molto dubbia.
Una pessima partenza in effetti: fortunatamente però il capitolo successivo sulla Cina mi è parso migliore. Forse l’autore conosceva meglio l’argomento e si è quindi basato meno sui documenti dei “think tank”. Poi, volendo, anche qui si trovano delle imprecisioni che fanno sorgere dubbi sull’onestà intellettuale di Marshall.
Per esempio su Taiwan non scrive che anche gli USA ne riconoscono la sovranità di Pechino sebbene contemporaneamente abbiano dichiarato di volerne proteggere l’indipendenza: un’ambiguità che secondo me avrebbe dovuto essere sottolineata per far comprendere meglio la politica cinese.
Comunque, almeno, l’autore non parla di genocidio della popolazione degli uiguri: non so, forse all’epoca non era ancora uno dei cavalli di battaglia della propaganda statunitense contro la Cina.
E poi ho imparato almeno due cose importanti sulla Cina che non sapevo (beh quasi, non sottilizziamo). Ovvero: 1. la non autosufficienza alimentare; 2. la politica di emigrazione verso le regioni controllate (per esempio in Tibet, nella regione dello Xinjiang degli uiguri ma anche in Africa).
Ora sto leggendo il capitolo sul nord America: per adesso un’inutile lezioncina a livello di scuola media sulla storia degli USA. Comunque sarà determinante vedere se l’autore, coerentemente con la propria introduzione dove descrive gli USA come l’unica super potenza mondiale (scrive nel 2015), spiegherà che la sua politica estera influenza pesantemente, e a proprio vantaggio, il resto del mondo (molto più della geografia!). Visto che non lo ha fatto per Russia e Cina dubito che lo ammetterà in questo capitolo ma vediamo…
Conclusione: come spiegato il mio giudizio si sta ancora formando: era molto negativo dopo aver letto il capitolo sulla Russia ma è migliorato con quello sulla Cina mentre è ancora presto per giudicare quello sugli USA.
Nota (*1): Come Amazon? Non vai in libreria? Beh, se Feltrinelli (& C.) non si fosse alienato la mia simpatia facendo pagare i sacchettini di carta (invece di darli gratis) a chi comprava i loro libri probabilmente adesso mi sentirei in colpa: invece ho ancora da smaltire anni di rabbia per quella che mi pareva una stupida ingiustizia (ci scrissi almeno un pezzo, forse due, sull’argomento).
Feltrinelli (& C.) raccoglie ciò che ha seminato: in questo caso la mia frustrazione di cliente.
Nota (*2): Ma i nostri politici (europei) evidentemente dovevano aver letto lo stesso documento su cui si è basato Marshall quando hanno adottato le sanzioni che avrebbero dovuto danneggiare la Russia...
Ombudsman (or woman)
5 ore fa
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