Nel 2018 scrissi il pezzo Al di là di Nietzsche che, a sua volta, si richiamava a uno dell’anno precedente (2017), L’ironia della non logica.
Difficile riassumerli in due parole (consiglio quindi la lettura almeno del primo citato) ma, in pratica, cerco di evidenziare quella che mi sembra essere una notevole analogia fra una mia intuizione e il pensiero di Nietzsche: il valore della non logica, l’apparenza e l’arbitrarietà dei disvalori.
A questa linea di pensiero, nel 2020, ho poi aggiunto la teoria epistemologica di Taleb col suo metodo di indagine/ricerca apofatica: le informazioni negative sono più solide di quelle positive perché è molto più difficile che vengano dimostrate false.
Di solito affianco questa teoria di Taleb al mio primo capitolo (2016) dell’Epitome, sui limiti psicologici e cognitivi umani ovvero su un qualcosa di negativo piuttosto che di una descrizione positiva delle sue virtù, su cui baso poi il resto dell’opera.
Adesso a questo gruppo di idee affini posso aggiungere anche il pensiero di Jung. Già in precedenti pezzi ho spiegato come egli veda, specialmente in alcuni autori (Schiller ma non solo) il conflitto interiore fra la loro funzione razionale e quella emotiva. La parte razionale non potrà mai capire completamente quella emotiva e anche la seconda potrà forse intuire la prima ma, di nuovo, senza comprenderla.
Ma ho trovato un passaggio particolarmente significativo che evidenzia bene questa dicotomia: «[…] vi sono non solo verità razionali, ma anche verità irrazionali, e le cose umane che sembrano impossibili mediante il ricorso all’intelletto, si sono spesso realizzate mediante il ricorso alle facoltà irrazionali.» (*1)
Abbiamo quindi il valore della non-verità di Nietzsche, quella della non-logica di KGB, quello dell’irrazionalità di Jung e quello delle affermazioni apofatiche di Taleb: vedete le analogie?
Comunque ampliando la discussione ai tipi psicologici è interessante notare come sia Rawls che Nietzsche e Jung siano considerati INFJ. Per me la loro lettura è estremamente faticosa perché si esprimono mediante F più o meno mediata da T (*2).
Di questi tre il più razionale è Rawls (solo facendoci attenzione mi accorgo dei buchi nella sua logica), poi direi Jung perché parte da principi fortemente F ma si sforza di legarli insieme con T, mentre per ultimo metterei Nietzsche che non ci prova nemmeno a dare una sistemazioni razionale alla presentazione delle sue idee.
Ma potremmo anche non fermarci qui e considerare Schiller a livello di Rawls o a uno superiore (non ho elementi per valutare se non il giudizio di Jung). Ma Schiller è classificato come INTP e non INFJ.
Questo mi porta a pensare che il difetto della profilazione MBTI sia la sua rigidezza: vediamo infatti come all’interno della stessa tipologia i singoli individui abbiano rapporti sostanzialmente diversi fra parte emotiva (F) e razionale (T). Soprattutto Schiller non sembrerebbe un INTP a causa della forza del suo F…
Suppongo che per la fine della lettura di “Tipi psicologici” sarò arrivato a un mio proprio sistema per tipizzare le diverse personalità!
Conclusione: nei giorni in cui sono particolarmente stanco e mi esprimo con difficoltà, come oggi, dovrei imparare a riconoscere il valore del “non-articolo” ed evitare di scrivere!
Nota (*1): tratto da “Tipi psicologici” di Carl Gustav Jung, (E.) Bollati Boringhieri, 2022, trad. Cesare L. Musatti e Luigi Aurigemma, pag. 98.
Nota (*2): in diversi vecchi pezzi mi vanto di riuscire a comprendere “bene” Nietzsche ma tale valutazione nasce da un equivoco: davo per scontato che Nietzsche fosse incomprensibile per i più e che quindi la mia relativa difficoltà a comprenderlo fosse in realtà facilità. Probabilmente, lo capisco adesso, altri tipi **F* capirebbero davvero con facilità il filosofo tedesco: è necessaria infatti una forte dose di F piuttosto che T per comprenderlo.
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