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venerdì 15 dicembre 2023

Terrore in bici

Dovendo stanziare più di quanto vorrei in città mi è venuta l’idea di portarmi la bici a casa di mio padre. Così, invece di andare in centro a piedi potrei farlo con le due ruote ampliando oltretutto il mio raggio di azione.

In realtà la bici l’usavo molto quando abitavo in Olanda e devo dire che era un vero e proprio piacere: mai un problema. Anche perché le bici sono super tutelate dal codice della strada olandese: in breve possono fare tutto e hanno sempre ragione. E se una macchina ha la sfortuna di sfiorare una bicicletta il conducente rischia il ritiro della patente…

Invece, quando tornai in Italia, la bicicletta smisi di usarla: un po’ perché vivendo in un luogo isolato non mi era utile per gli spostamenti e poi anche perché nelle strade statali che avrei dovuto percorrere per andare ai paesi vicini non mi sentivo sicuro.

Ma Firenze è piena di piste ciclabili! Sarà un piacere andare in bici… oppure no?

Finalmente oggi mi sono deciso a fare una breve sortita: è stata molto corta perché sono uscito troppo tardi senza pensare che il sole sarebbe presto tramontato.

L’idea era di riprendere confidenza con il mezzo: fermarsi e ripartire, con i freni (che mi sembra facciano il giusto) ma, soprattutto, con il traffico locale…
Il mio soprannome non è KGB per niente: sono super sospettoso e non mi fido per niente degli altri. Con la macchina non è un grosso problema e, anzi, probabilmente la mia prudenza mi ha evitato nel corso degli anni un paio di incidenti.
Il fatto è che la mia paura è proporzionale al rischio: andando in macchina rischio un incidente, cioè in genere un ammaccatura alla carrozzeria. Ma con la bici il rischio è di un paio di ordini di grandezza maggiore: anche un urto piccolissimo rischierebbe di farmi come minimo cadere e, quindi, sono super allerta e attento a tutto…

Per partire ho seguito un’altra bici: c’era da immettersi su un’altra strada in un incrocio a “T” dove volevo andare a sinistra. Come un bambino mi sono accostato all’altra bici (dal lato più riparato) e, con il cuore in gola, gli sono andato dietro quando ha attraversato la strada per immettersi sulla corsia opposta.

Dopo un 500 metri c’era una coda di macchine: la mia guida ha rallentato ed è passata alla destra delle macchine in fila e a sinistra di quelle parcheggiate. Io invece non me la sono sentita: il rischio di venire schiacciato fra le macchine in movimento e quelle ferme era troppo alto. Così sono sceso di bici, sono andato sul marciapiedi ho fatto una trentina di metri a piedi per raggiungere le strisce che ho attraversato. Poi ho ripreso la bici con l’idea di raggiungere una pista ciclabile della zona.

Qui il problema era che a ogni isolato dovevo attraversare la strada: ovviamente ero molto attento a causa del pericolo altissimo ma, fortunatamente, erano strade secondarie senza traffico e non ho mai dovuto fermarmi per dare la precedenza.
Arrivato a una rotonda non ho avuto il coraggio di attraversarla: il pericolo che le macchine non mi investissero per girare a destra mi sembrava eccessivo, quasi una certezza…
Così ho deviato per stradine secondarie con l’idea di tornare verso casa perché nel frattempo mi ero accorto che iniziava già a fare buio: e, come tutti sanno, al crepuscolo gli automobilisti divengono praticamente ciechi e arrotano ciclisti senza nemmeno accorgersene trascinandoli poi per chilometri sull’asfalto...

A un certo punto dovevo girare a sinistra così ho preso coraggio e ho messo la freccia (ho segnalato con la mano che intendevo svoltare): fortunatamente non c’erano macchine ne dietro di me né provenienti dalla direzione opposta e così la complessa manovra è riuscita con successo.

L’ultimo momento di adrenalina pura è stato su una piccola rotonda: io avevo la precedenza ma c’erano delle macchine che volevano immettersi in essa: si sarebbero fermate lasciandomi passare o mi avrebbero investito?
Ho valutato che l’uomo alla guida mi avesse visto e così gli sono passato con lenta prudenza davanti: ma ho percepito chiaramente il desiderio del paraurti dell’auto di venirmi addosso…

Finalmente, dopo appena mezz’ora, sono arrivato a casa: nessuna auto mi ha investito né io sono caduto dalla bici!

Conclusione: valuto che mi occorreranno molte ore per sentirmi a mio agio nel traffico cittadino.

2 commenti:

  1. Utilizzare la bici in (prima) periferia (in centro non ci sono rotonde) comporta dei rischi: le rotonde sono problematiche e richiedono fegato e molta attenzione.
    Per salvare la pellaccia e' fondamentale PREVENIRE i comportamenti pessimi degli automobilisti osservandoli in anticipo. L'esperienza fa capire che il/la cazzaro/a di turno sta facendo un'altra cazzata delle sue.

    Il senso di liberta' dato dalla bici in citta' e' fantastico ma ha dei costi, in effetti.

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    1. La seconda uscita di oggi è già andata molto meglio! Vedi il relativo corto...

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