Stamani ho ascoltato una conferenza di Eco su YouTube: Umberto Eco – Sul complotto. Da Popper a Dan Brown (2015)
La teoria sui complotti mi interessa perché, nella mia ultima versione dell’Epitome, ho introdotto il sottocapitolo [E] 23.1 intitolato appunto “Complotti”.
Ero quindi curioso di scoprire cosa ne pensasse il noto filosofo che conoscevo di fama.
Mio zio Gip infatti non lo sopportava (e si rifiutò sempre di leggere “Il nome della rosa”) ma, quando gli chiesi come mai ne avesse svariati libri, mi rispose che nel suo campo era bravo. Ora dovrei recuperare tali libri per capire di quale campo si trattasse ma mi accontento di sapere che mio zio aveva un giudizio ambivalente su di lui: affidabile quando parla/scrive di certe cose molto meno per altre…
A proposito di complotti: a me “Il nome della rosa” piacque moltissimo e, nel corso degli anni, mi sono convinto che ci fosse qualcosa di vero, almeno in parte, nel “complotto”, secondo il quale Eco avrebbe “rubato” l’intrigo misterioso della storia a uno scrittore greco. Come spiegare l’aridità, al di là dello sfoggio della sua smisurata cultura, delle opere di narrativa successiva (*1)?
Curiosamente l’approccio di Eco ai complotti è identico al mio: già nella prima frase afferma, come me, che i complotti sono sempre esistiti.
Però immediatamente dopo asserisce che i complotti, sia che abbiano successo o che falliscano, si rivelano immediatamente per quello che sono. Come esempio propone l’assassinio di Cesare e un paio di altri eventi che ora mi sfuggono.
Questa affermazione a mio avviso falsa tutto il resto della sua esposizione ma procediamo con ordine.
L’affermazione che i complotti si svelino nel momento in cui vengono attuati è fortemente legata alla definizione di complotto che però Eco non fornisce. In generale però non mi sembra essere vera: se un complotto ha successo i suoi autori possono anche decidere di non svelare la propria identità se a loro così fa comodo. La congiura di Catilina fu svelata in senato da Cicerone e questo portò al suo fallimento. Ma pensiamo ai complotti orditi dal cardinale Richelieu: di certo non sempre si sarà vantato dei suoi successi tanto che fu chiamato “eminenza grigia” e che tale epiteto è divenuto proverbiale…
Oppure pensiamo all’assassinio del presidente Kennedy: secondo Eco non vi è stato nessun complotto perché nessun complotto si è immediatamente rivelato dopo la sua uccisione. Al di là del fatto che dietro all’assassinio di Kennedy vi sia stato o no effettivamente un complotto è evidente che, se questo ha successo, è ingenuo pensare che gli eventuali autori facciano la corsa a svelarlo!
Eco spiega che il complotto, se è segreto, ha più fascino e prosegue con una lunga citazione di Popper (*2). Secondo Popper l’uomo tende a cercare una giustificazione per ogni evento significativo che colpisce la società, non si accontenta del fatto che una pluralità imprevedibile di fattori abbia portato a uno specifico risultato: piuttosto cerca nelle persone o nei gruppi che si avvantaggiano di una certa situazione i cospiratori che hanno tramato per provocarla.
Giustissimo, anch’io ho scritto concetti simili: l’uomo vuole dare un senso superiore alle proprie sciagure perché altrimenti la propria vita sarebbe priva di significato. Si sarebbe in balia del fato e non si avrebbe alcun controllo sul proprio futuro: ecco perché la gente vuole sempre, se non un colpevole, almeno un capro espiatorio.
Ma da questo passaggio intermedio Eco arriva alla conclusione che nessun complotto segreto esiste.
A mio avviso invece, quanto affermato da Popper, ci dà solo una buona motivazione per sospettare l’inesistenza di molti complotti segreti (nati più per motivi psicologici che su solide basi) ma niente giustifica di arrivare alla conclusione estrema che nessuno di questi possa essere reale.
Io avrei trovato proficuo stabilire, non dico una teoria, ma almeno dei principi che aiutino a valutare quale complotto segreto sia plausibile (*3) e quale no.
Ma invece l’analisi finisce qui, come se tutto fosse già stato spiegato e non rimanessero dubbi. Eco si mette infatti a descrivere delle teorie di complotti surreali, basati su numeri ricorrenti o banali coincidenze, e mostra come molte delle coincidenze non fossero esatte o come se ne sarebbero potute trovare altre diverse e discordanti. Giustissimo, ma il punto della conferenza era un altro: in questa maniera Eco ottiene facili risate e applausi dal pubblico ma evita di indagare gli aspetti più interessanti, e potenzialmente controversi, della questione.
A un certo punto mi sono anche appisolato (lo ascoltavo dormicchiando a letto) ma sul finale mi sono risvegliato sentendo Eco che scherzava dicendo “come, non mi fate una standing ovation!?”...
Conclusione: credo di intuire il motivo dell’antipatia di mio zio per Eco: in questa conferenza ho avuto la sensazione che abbia volutamente manovrato il pubblico per portarlo a pensare che ogni teoria di complotto sia una stupidaggine senza però usare argomenti concreti e logici ed evitando di analizzare il nocciolo del problema...
Nota (*1): e sospetto anche il binomio George Lucas e Star Wars: non è possibile che la stessa mente abbia partorito sia la fantastica prima trilogia che il demenziale “prequel”...
Nota (*2): che evidentemente ha scritto anche opere migliori di quella da me letta!
Nota (*3): per definizione di complotto segreto non si potrà mai avere la certezza della sua esistenza altrimenti non sarebbe più segreto!
Il ritorno del gladiatore
7 ore fa
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