Allora, non so bene da dove partire: tanto per cambiare oggi so dove voglio arrivare ma ho il problema di legare insieme due argomenti e devo pensare alla strategia migliore per riuscirci…
Va bene, seguirò un criterio cronologico.
Torniamo a questa estate: un mio amico mi racconta dei problemi mentali di Biden riepilogandomi vari aneddoti talmente assurdi che sarebbero stati divertenti se non riguardassero l’uomo più potente del pianeta.
Qualche notizia era giunta anche a me ma non l’avevo presa troppo sul serio: l’avevo classificata come comune pubblicità negativa organizzata dalla parte politica avversa. Del resto è facile estrarre anche un video dal suo contesto e far passare per matto il suo protagonista…
Poi in autunno abbiamo visto come Biden abbia sposato la “linea dura” sul vaccino, considerato l’unica salvezza contro il virus. Non voglio né ripetermi né andare fuori tema ma per me il vaccino avrebbe dovuto essere solo uno di tanti altri strumenti a disposizione per combattere la pandemia, non l’unico. Ovviamente la scelta di Biden ha fatto felici le case farmaceutiche dato che anche la maggioranza dell’Europa occidentale gli è andata dietro ubbidiente; per non parlare dell’Italia dove il servo di altri servi ha cercato di sorpassare, riuscendoci, il padrone americano nel mostrare il proprio zelo liberticida nell’imporre il vaccino a tutta la popolazione.
Nell’autunno poi le ricerche sui limiti (notevoli) e rischi (significativi) dei vaccini hanno iniziato a moltiplicarsi: ma il mondo politico invece di fare un passo indietro, scusandosi con la popolazione per l’errore di valutazione commesso, ha preferito far finta di niente rincarando anzi la dose (!). Del resto, anche in questo caso, Biden ha dettato la via al resto dell’occidente.
Siamo poi arrivati all’inizio di questo 2022: fortunatamente il virus si è evoluto in una variante non pericolosa e, personalmente, continuo a pensare che l’immunità naturale che la variante omicron sta dando a tutto il mondo ne segnerà anche la fine come reale pericolo. Finalmente si è iniziata a vedere la luce in fondo al tunnel, "finalmente ci sarà un po’ di ripresa" credo abbiamo pensato un po’ tutti.
E invece cosa ti combina il presidente americano? Da oltre un decennio la crisi Russia-Ucraina sta sobbollendo: volendo ci sarebbero tutte le opportunità per giungere a un compromesso. Per esempio Ucraina nella UE ma con l’impegno scritto a non entrare nella NATO, scioglimento dei gruppi paramilitari di estrema destra e concessioni di autonomia ai territori del Donbass pur rimanendo sotto il controllo di Kiev. Probabilmente un accordo di questo genere, con qualche mugugno, sarebbe stato accettabile da tutti: problema risolto senza spargimento di sangue né sanzioni.
Ma invece di cercare la pace Biden fa di tutto per gettare benzina sul fuoco provocando la Russia, rifornendo di armi l’Ucraina e ventilando la sua entrata nella NATO in tempi brevissimi.
Il lavoro diplomatico della Merkel per la pace in Europa, cercando di avvicinare Russia alla UE e alla Germania, mandato in fumo in poche settimane...
L’Europa anche in questo caso va pedissequamente dietro al volere di Biden. Da notare che oltretutto il comportamento europeo (e dell’Italia in particolare) è autolesionistico: la nostra dipendenza di materia prime dalla Russia, e in particolare dall’energia, è enorme. Solo per il gas necessitiamo di 50 miliardi di metri cubi (cifra per difetto, ho sentito anche di 75) e al massimo possiamo rastrellare, pagando molto di più, sui 10 (cifra per eccesso, più realistico un 5). Insomma i conti non tornano e, soprattutto, non c'è verso di farli tornare specialmente in tempi brevissimi.
Tutti, a livello politico, ne sono consapevoli eppure fingono che non sia così.
Nel frattempo ci sorbiamo una propaganda di guerra e, a livello UE, per "amore" dell’informazione, si è subito deciso di censurare i canali russi. C’è stato insomma un goffo tentativo orwelliano di riscrivere la storia: di mostrare Putin come un pazzo scatenato oppure di trasformare reparti militari dichiaratamente neonazisti in partigiani della libertà. Insomma cose di questo genere…
Ora però siamo ad aprile e cosa sta accadendo?
Gli episodi di demenza senile (*0) a danno del presidente Biden si stanno moltiplicando e sono sempre più impressionanti. Da quando ho scritto il corto Come sta Biden? ci sono stati almeno altri due episodi significativi: cercate in rete il coniglio pasquale che ordina al presidente degli USA di non fare dichiarazioni avventate alla folla, oppure la moglie che gli bisbiglia di salutare una volta terminato il discorso oppure lo sguardo vuoto e smarrito mentre è subissato di domande dai giornalisti…
Per riconoscere i primi sintomi di demenza senza una visita specialistica bisogna passare molto tempo con la persona melata in maniera da poterne notare gli indizi, i piccoli cambiamenti. Il malato infatti, forse inconsciamente, impara a evitare tutte le attività che metterebbero in evidenza la propria incapacità.
Quando la malattia diviene palese anche all’osservatore occasionale allora significa che siamo ormai in una fase estremamente avanzata: sicuramente quando Biden è stato eletto egli era già ammalato ma semplicemente, dall'esterno, non si capiva. Col senno di poi numerose dichiarazioni di esponenti democratici del periodo assumono ora un significato molto diverso.
Chiaro che adesso è evidente che tutta la strategia politica di Biden va riletta alla luce di una parziale ma sostanziale incapacità di intendere e volere. È altrettanto chiaro che Biden non è in grado di guidare la sua squadra di governo e che, verosimilmente, è lui a essere guidato da essa.
Una squadra di governo senza una guida salda cade facilmente nell’anarchia: in questo caso mi immagino che si presti con estrema facilità al servizio dei potentati economici, di qualunque specie essi siano.
Ecco quindi spiegata l’ottusa sudditanza agli interessi delle case farmaceutiche e l’ancora più grave, anzi esecrabile, politica estera il cui vero scopo sembra essere quella di giustificare facilmente nuove spese per l’industria bellica, alimentata dalle tensioni geopolitiche.
Ovviamente questa narrativa, prima tutta a favore dei vaccini e adesso la propaganda di guerra, è stata resa possibile dal servilismo dei media totalmente allineati col potere.
Voglio citare un “complottista” che la pensava come me:
«I giornali di un paese possono, in due settimane, portare la folla cieca e ignorante a uno stato di esasperazione e di eccitazione da indurre gli uomini a indossare l’abito militare per uccidere e farsi uccidere allo scopo di permettere a ignoti affaristi di realizzare i loro ignobili piani.» (*1)
e «Bisogna rendersi conto che i potenti gruppi industriali interessati alla fabbricazione delle armi sono, in tutti i paesi, contrari al regolamento pacifico delle controversie internazionali e che i governanti non potranno realizzare questo scopo importante [la promozione della pace] senza l’appoggio energico della maggioranza della popolazione.» (*2)
Infine che dire dei politici europei?
Se, come dice il proverbio, nel regno dei ciechi l’orbo è re, ovvero che i ciechi seguono l’orbo, allora che dire di chi obbedisce pedissequamente agli ordini di un anziano affetto da demenza senile?
Come possono giustificare le loro politiche assurde, fallimentari e per giunta autolesionistiche?
Lo stesso Biden l’ha detto: “L’Europa subirà un colpo molto duro dalla guerra di sanzioni alla Russia ma sono disposto a pagarne il prezzo”. Capito? Lui è “disposto a pagarne il prezzo” che, infatti, pagheranno gli europei! Tutto del resto in linea col “fuck Europe!” dell’epoca Obama (v. il corto La voce del generale)…
Mi piace ricordare che accanto a Biden, anzi ossequiosamente qualche metro più indietro, a mani giunte e sorridente, avevamo la bella statuina Von der Leyen, impeccabilmente pettinata, elegantemente agghindata e, ovviamente, totalmente muta…
Nel nuovo capitolo della mia Epitome ([E] 15) ho introdotto il concetto di “decadenza” che nella mia particolare accezione indica una società guidata da un potere politico incapace: un presidente affetto da demenza senile ne è il più emblematico paradigma.
Sempre nello stesso capitolo spiego come nella crisi dell’occidente sia decisivo il ruolo guida degli USA: non penso quindi che sia un caso che proprio un presidente americano, chiaramente non in grado di adempiere al proprio ruolo, stia trascinando l’occidente verso il disastro più completo per il miope interesse di pochi.
A queste notizie mi chiedevo perché il partito democratico non spingesse per sostituire Biden con la vicepresidente Kamala Harris: il problema, se ho ben capito, è che la signora è diciamo “non brillante”; scelta insomma per ragioni di immagine più che di capacità.
Suppongo quindi che per la squadra presidenziale sia più semplice gestire un presidente che nel suo ottenebramento mentale fa ciò che gli viene suggerito piuttosto che una donna, sana di mente, ma potenzialmente imprevedibile…
Tornando a Biden, egli è (sfortunatamente) l’esempio di come, in una fase di decadenza complessiva, un cattivo presidente USA rischi di trascinare con sé l’intero occidente.
A questo riguardo ho scoperto qualcosa che potenzialmente potrebbe cambiare in maniera significativamente il futuro e, potenzialmente, invertirlo.
Non sono un appassionato di miliardari e quindi ho scoperto relativamente tardi Elon Musk: il fondatore della Tesla, SpaceX, Neuralink e di tante altre imprese eccezionalmente variegate e innovative.
Non sono un appassionato perché nel loro successo vedo sì una base di capacità ma soprattutto di fortuna, a partire dall’essere nati nel posto giusto (gli USA) al momento giusto.
Non vi vedo esempi di grande creatività ma solo di coincidenze che hanno premiato loro ma avrebbero potuto arricchire tanti altri imprenditori altrettanto se non più capaci. Se Bill Gates avesse deciso di divenire un fabbro allora l’IBM avrebbe commissionato il sistema operativo per i suoi PC a un altro fornitore che, più o meno, avrebbe avuto altrettanto successo.
Feci una riflessione analoga, riguardo gli scienziati, nel 2019 in Scienziati fortunati spiegando che i veri geni erano quelli che non si limitavano a una singola intuizione ma che ne avevano molteplici: «La fortuna di queste coincidenze positive però difficilmente si ripete ed ecco perché questi scienziati non hanno altri “acuti”.
Al contrario esiste poi il genio che si prende sulle spalle una disciplina e la porta avanti di peso grazie a una serie continua di intuizioni. Questi scienziati sono quelli che possono fare più di una scoperta importante nel corso della loro carriera.»
Citavo poi Freud come esempio di genio ma, per esempio, possiamo aggiungerci Einstein oppure, andando nel passato, Newton o Galilei.
Ecco, l’eccezionalità di Musk sta proprio in questa sua poliedricità: non si è limitato a sfruttare il colpo di fortuna iniziale, che sicuramente avrà avuto, ma ha continuato a reinventarsi: nel suo campo egli equivale quindi ai geni della scienza.
Credo perciò che Musk sia un miliardario sui generis non banalmente intento ad accumulare denaro.
Recentemente egli ha fatto una mega offerta per l’acquisto di Twitter: secondo l’opinione di presunti esperti il prezzo che offre per azione è sostanzialmente superiore al valore di mercato e non vi è quindi ragione per cui il consiglio di amministrazione non l’accetti: eppure ha rifiutato.
Secondo questi esperti, e la loro ipotesi mi pare molto convincente, la ragione non è economica ma politica. Le posizioni di Musk sulla libertà di espressione e la censura sono estremamente libertarie e la sensazione è che, se egli divenisse il capo di Twitter, potrebbe portare alla luce tutti i meccanismi di censura, anche indiretta, nascosta negli algoritmi di tale piattaforma.
Adesso, a chi non gradisce le restrizioni di questi giganti informatici, viene detto di usare altri prodotti ma, in verità, non vi è scelta: abbandonare siti come FB, YouTube o, appunto, Twitter, equivale a restringere il proprio bacino si utenti di tre o quattro ordine di grandezza.
Ma se Twitter cambiasse nettamente politica, divenendo una piattaforma sostanzialmente libera, causerebbe un terremoto che costringerebbe gli altri colossi ad adeguarsi o a perdere sostanziali fette di mercato.
Chiaro che nel caso di Twitter queste dubbie strategie commerciali si intrecciano con scelte politiche ben definite: cosa succederebbe, per esempio, se si scoprisse che Twitter ha ingiustamente penalizzato Trump nell’ultima campagna elettorale? Gli USA non sono l’Italia e, credo, l’indignazione popolare costringerebbe alle dimissioni l’attuale presidente.
Ecco perché i vertici di Twitter sono costretti a rifiutare un’offerta economicamente molto vantaggiosa: da quel che ho capito sembra che Musk voglia rilanciare con un’offerta ancora più alta, forse proprio per dimostrare che, se anche questa seconda proposta venisse rifiutata, le ragioni non sarebbero economiche…
Io credo che a Musk verrà impedito in ogni modo di prendere il controllo di Twitter se la sua volontà fosse effettivamente quella di aprire gli armadi e vedere che scheletri nascondono.
Non credo quindi che Musk riuscirà nel suo intento ma se vi riuscisse, e se mantenesse davvero le proprie promesse, ne verrebbero fuori delle belle…
Ma cosa c’entra questa digressione su Musk con quanto scritto precedentemente?
Beh, io credo che Musk non si accontenti di fare soldi ma voglia effettivamente cambiare il mondo (*3). Come riuscirci? Beh, la strada più efficace sarebbe quella di divenire presidente degli USA.
Trump ha dimostrato che gli americani non hanno pregiudizi verso i miliardari: se Musk desse una ripulita a Twitter (rivoluzionando contemporaneamente le politiche ormai comuni in tale mercato) si costruirebbe un biglietto da visita notevole.
Un visionario negli affari come lui rimarrebbe un visionario anche in politica: ecco quindi che il mondo potrebbe improvvisamente cambiare anche notevolmente, forse perfino in meglio…
Conclusione: ma state sicuri che Musk non riuscirà a impadronirsi di Twitter oppure il governo gli vieterà di rivelare tutte le scorrettezze che sicuramente sono state fatte negli ultimi anni. Vedremo.
Ma non mi stupirei se Musk, diciamo nei prossimi dieci anni, scendesse ufficialmente nell’agone politico.
Ecco mi viene il dubbio che non sia nato negli USA (condizione necessaria per divenirne presidente) ma dovrei verificare…
… pensa te! è nato in Sudafrica, io invece avevo il dubbio che fosse canadese! Questo gli impedirebbe di divenire presidente degli USA… peccato!
Nota (*0): non sono un medico e quindi uso l’espressione “demenza senile” in senso generico per indicare la malattia, qualunque essa sia, che sta provocando il palese decadimento cognitivo del presidente USA.
Nota (*1): tratto da “Come io vedo il mondo” di Albert Einstein, (E.) Newton, 1975, R. Valori, pag. 14.
Nota (*2): ibidem, pag. 31.
Nota (*3): a parte la dichiarazione (da Wikipedia) “Ho investito in Twitter perché credo nel suo potenziale per essere la piattaforma per la libertà di parola in tutto il mondo”. Musk ha poi fondato OpenAI per lo sviluppo di un’Intelligenza Artificiale libera oppure ha reso liberamente disponibili i progetti della Tesla: ricordo di aver visto un video al riguardo dove l’intervistatrice gli chiedeva cosa ci guadagnava, Musk le rispondeva “nulla” e lei non capiva!
alla prima stazione
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