Oggi so da dove parto ma non dove arriverò… SE arriverò a qualche conclusione.
Chi mi legge con continuità conosce le mie posizioni su alcune questioni importanti: la politica, soprattutto italiana ma non solo, la gestione della pandemia, la censura etc.
Qualche volta mi è capitato di confrontarmi con amici/conoscenti su FB: raramente perché non mi piace sprecare tempo parlando con isterici che ripetono (male) cosa hanno sentito alla tivvù il giorno prima e che non cercano veramente di capire il pensiero altrui.
Però qualche volta mi è successo di poter impostare un dialogo razionale in cui ciascuna parte presenta i propri argomenti e controargomenti su cui si discute serenamente. Non facile perché, da buon INTP, quando vado in “modalità razionale” lo divento realmente, probabilmente anche a scapito della sensibilità necessaria per percepire prontamente l’umore del mio interlocutore. Io divento freddissimo: se un mio argomento viene provato falso non mi arrabbio ma semplicemente ne prendo atto, io ricerco la verità (a partire dai dati che ho ovviamente) e non mi importa se scopro che la mia opinione era sbagliata, anzi sono felice di correggermi e non essere più in errore.
Da anni, inizialmente con mio stupore, ho scoperto che non per tutti è così: un argomento, soprattutto quando vi è stato un investimento psicologico (e il testo di psicosociologia mi sta confermando tutte queste mie intuizioni), non può essere colpito senza ferire anche la personalità che si è avvinghiata a esso. Banalmente, quando una persona si accorge di avere torto, invece di essere felice di ammetterlo e correggersi, finisce per arrabbiarsi con me. Lo capisco perché da parte mia, in genere ancora assorto nel mio torpore razionale, mi vedo arrivare argomenti che sfuggono dalla logica della conversazione e pieni di colore emotivo (che di solito ignoro): inizialmente cerco di dargli un senso, cosa cioè il mio interlocutore volesse dire... solo più tardi capisco che aveva perso le staffe!
In pratica conversazioni produttive sono riuscite ad averle solo con INTJ e ISTJ: probabilmente ci sarebbero altri due o tre tipi psicologici con cui sarei in grado di confrontarmi ma, dato lo scarso numero di conoscenze personali, non mi è ancora capitato di farlo.
Comunque, quando il confronto razionale è possibile, ho notato che si giunge, risalendo logicamente da argomento ad argomento, a un nodo principale troppo intricato per essere sciolto.
Questo nodo equivale alla visione del mondo e in particolare al rapporto fra potere e società: per esempio a quanto siano affidabili le nostre istituzioni, se fanno realmente quello che dovrebbero in teoria fare… ecco, il punto di divergenza chiave è il rapporto fra essenza teorica e pratica.
In pratica io non mi fido delle nostre istituzioni: nel capitolo 15 della mia Epitome concludo che l’occidente, non solo l’Italia quindi, è in “decadenza” e da questo derivano tutta una serie di conseguenze fra cui la potenziale inaffidabilità di ogni istituzione democratica: se la testa è corrotta via via anche gli altri organi che da essa dipendono si corrompono a loro volta.
Ora che ci penso non è un caso che queste mie conversazioni più serie siano arrivate a un punto morto: i TJ in genere e gli INTJ e ISTJ in particolare credono fortemente nell’autorità costituita, nella logica e nell'ordine che essa rappresenta, impossibile quindi convincerli che essa sia fondamentalmente marcia.
Nella pratica quindi si arriva a situazioni di stallo del tipo:
Amico: “sì, ho capito, ma la FDA ha detto che XXX”.
KGB: “sì, lo so, ma la FDA non è affidabile per questa situazione”.
Amico: “sì, lo è e bisogna fidarsi di essa”.
Ora qui io sono in difficoltà perché per spiegare come mai sono convinto che la FDA non sia affidabile dovrei impiegare l’equivalente di 15 capitoli fitti di teorie che, in pratica, solo io conosco.
Dal mio punto di vista mi bastano quindi pochi indizi per convincermi che un’istituzione non funzioni più come dovrebbe perché considero il tutto nel particolare contesto della mia teoria: ad altri (specialmente se TJ) le stesse “prove” invece possono apparire al massimo come dimostrazione di un errore occasionale o il risultato di una singola mela marcia.
Difficile smuoversi da queste situazioni di stallo che richiederebbero un investimento di tempo che né io né il mio interlocutore abbiamo voglia di fare. E quindi qui ci blocchiamo.
Poi però spesso mi imbatto in notizie che confermano tutti i miei sospetti.
Per rimanere in argomento ho in mente il video rubato all’alto dirigente della FDA che ammette le ingerenze delle case farmaceutiche nelle decisioni prese da tale istituzione (per i collegamenti rimando al pezzo Illusione o realtà). Oppure, passando a un argomento leggermente parallelo, che dire di tutte le “magagne”, e uso un eufemismo, che stanno emergendo dai documenti che la Pfizer è stata costretta da un tribunale statunitense (vedi, per esempio, il corto Verità direttamente dalla Pfizer) a rendere pubblici?
Oops…
Avevo la vaga idea di scrivere di diverse ipocrisie che caratterizzano questo momento storico ma mi sono impelagato in questa spiegazione delle mie difficoltà di comunicazione!
Per esempio volevo scrivere del panico dei “liberali” per l’acquisizione di Twitter da parte di Musk con la relativa “minaccia” di un aumento della libertà di espressione. Perché i liberali infatti, che in teoria dovrebbero avere un “atteggiamento di comprensione e di rispetto per le opinioni altrui”, erano a favore della censura arbitraria delle opinioni diverse dalle proprie. Non è un bellissimo esempio di ipocrisia questo?
Conclusione: ma ormai mi sono dilungato più che abbastanza e non ha senso cominciare a scrivere un nuovo pezzo… Mi spiace essere andato fuori tema sprecando il tempo mio e di chi mi legge: per lavarmi la coscienza metterò il marcatore “Peso” a questo pezzo!
mercoledì 27 aprile 2022
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