Ma… avrei da scrivere di parecchi argomenti però sono “costretto” a dedicare un po’ di spazio al libro di psicosociologia ("Social Psychology" di David G. Myers e Jean M. Twenge, (E) Mc Graw Hill, 2019).
Lo leggo bene perché conoscevo già un po’ la materia ma, proprio per questo motivo, ho letto già diverse decine di pagine accumulando molte informazioni interessanti che mi piacerebbe condividere.
Per prima cosa voglio semplicemente elencare i vari fenomeni psicologici noti:
“Hindsight bias” → Pregiudizio del senno di poi
È legato agli errori nel ricordare correttamente: in questo caso specifico si sopravvaluta la nostra capacità di prevedere un risultato DOPO aver saputo quale fosse.
“Spotlight effect” → Effetto cono di luce
Ogni persona si sente molto più osservata e giudicata dagli altri di quanto lo sia veramente.
“Illusion of transparency” → Illusione di trasparenza
Ogni persona crede di tradire, tramite parole, espressione del volto e gesti, il proprio pensiero molto di più di quanto gli altri riescano effettivamente a percepire.
“Looking-glass effect” → Effetto specchio
Molte persone si percepiscono così come si immaginano gli altri le considerino.
“Impact bias” → Pregiudizio sull’impatto
Si tende a sopravvalutare la durata di un’emozione (sia negativa che positiva) ovvero quanto saremo tristi oppure felici dopo un evento ipotetico.
“Self-serving bias” → Pregiudizio egocentrico
In realtà è una classe di pregiudizi che racchiude insieme tutti quelli che mirano ad aumentare la stima che si ha di se stessi: anche le persone con scarsa autostima sono comunque vittime dei pregiudizi egocentrici.
“Self-serving attributions” → Attribuzioni egocentriche
Una forma di pregiudizio egocentrico: in pratica l’individuo si attribuisce il merito dei propri successi mentre scarica sugli altri gli insuccessi. Non posso poi non rimandare a uno dei miei pezzi preferiti: 4 aneddoti e 1 domanda.
Un’altra caratteristica collegata a questo fenomeno è che gli altri vedono chiaramente questo nostro pregiudizio nelle valutazioni che facciamo ma noi ne siamo cechi: questo porta spesso a conflitti.
“False consensus effect” → Effetto di approvazione apparente
Non mi pare di aver incontrato questo effetto nel corso di psicosociologia ma credo di averlo dedotto autonomamente riflettendo sui problemi delle rete sociali.
Si tratta della tendenza a sovrastimare quanto le nostre opinioni siano condivise dagli altri e, contemporaneamente, a sottostimare il dissenso.
Su questa medesima idea si basava la mia “accusa” ai “like” su FB e al suggerimento di introdurre “dislike” anonimi per evitare la polarizzazione del pensiero.
“False uniqueness effect” → Effetto di unicità apparente
La tendenza a sottostimare quanto siano diffuse le proprie abilità, la propria desiderabilità e comportamenti di successo. Cioè si tende a sentirsi più speciali di quanto non si sia veramente.
“Self-handicapping” → Autosabotamento
Per preservare la propria autostima l’uomo può decidere di sabotare preventivamente le proprie possibilità di successo in maniera da avere una scusa valida per spiegare un probabile insuccesso senza invalidare la fede nelle proprie capacità.
“Self-presentation” → Autopromozione
L’uomo cerca disperatamente di impressionare favorevolmente i propri simili.
Ho trovato la pagina abbondante in cui viene descritto questo fenomeno molto divertente: io non mi riconosco assolutamente in nessuno degli atteggiamenti descritti. In realtà ho notato anche altre differenze fra il mio comportamento e i vari effetti sullodati ma, da quanto visto fino ad adesso, questo è il singolo fenomeno in cui mi distinguo maggiormente dalla norma.
Ovviamente ne ero conscio da tempo ma col passare del tempo il mio disgusto per la banalità e la superficialità per le idee altrui si è accresciuta: per questo non mi interessa minimamente essere ammirato dal prossimo. Mi viene un dubbio: che il mio sia autosabotamento? Cioè non cerco di impressionare gli altri per paura di non impressionarli?
Bo… in realtà, dal mio punto di vista, gli altri già dovrebbero essere impressionati favorevolmente leggendo i miei articoli su questo ghiribizzo ma così non avviene…
“Self-monitoring” → Autoconsapevolezza
La tendenza a controllare automaticamente come si appare agli altri in maniera da conformarsi alle ipotetiche aspettative e a creare l’impressione desiderata.
Anche qui sono parecchio scarso!
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Come previsto sto trovando molte potenziali epigrafi per la mia Epitome. Molte volte tendo a fare mie proprie tutte le informazioni con cui vengo in contatto: magari ne dimentico la fonte originaria o la definizione precisa ma i concetti generali li ricordo correttamente. Questo per dire che sto ritrovando molte delle mie affermazioni sulla psicologia umana che, evidentemente, avevo “assorbito” dal corso di psicosociologia (o magari Freud o altri libri!) senza neppure rendermene conto.
Riguardo al pregiudizio del senno di poi ho scritto un lungo (*1) commento che ripropongo:
«[KGB] parte del problema è che si cerca di dare un significato alle parole: qualunque cosa dicono, se il nostro compito è interpretare, finiamo per associarvi un senso plausibile. Inoltre i proverbi sono troppo vaghi e non definiscono verità assolute: in genere sono contemporaneamente veri o falsi in base a interpretazione. Semmai sarebbe interessante scoprire perché gli studenti erano orientati sulla verità e non il viceversa.»
Questo commento da solo meriterebbe un pezzo a parte quindi non entro nei dettagli: aggiungo solo che mi riferivo a un esperimento dove a un gruppo di studenti veniva chiesto di dire se un proverbio era vero e di spiegarne il perché; a un secondo gruppo veniva assegnato un proverbio opposto (tipo “Chi fa da sé fa per tre” e “L’unione fa la forza”). Entrambi i gruppi affermavano che i relativi proverbi erano veri.
I sondaggi sono facilmente manipolabili: cambiando anche solo una parola o magari l’ordine delle domande si possono ottenere risposte completamente diverse. Per esempio solo il 23% degli americani vuole più spesa per il “welfare” ma la percentuale sale al 53% quando veniva chiesto loro se volevano aumentare la “spesa per i poveri”…
Un interessante fenomeno (dual attitude system): ragionare e analizzare troppo le proprie emozioni porta alla loro falsificazione. Cioè ci si convince che siano diverse di aspetto e/o intensità.
Solito (*2) problema sulla correlazione fra i dati che si ottiene dall’esame statistico dei dati: non è possibile conoscere quale sia la causa e quale l’effetto. Per superarlo si possono fare esperimenti in cui i partecipanti (sufficientemente numerosi) vengono divisi casualmente in due o più gruppi.
Come scritto nella mia Epitome nel capitolo sulla diseguaglianza ([E] 7.2) l’opinione che l’uomo ha di sé si forma confrontandosi con i propri pari. Anzi, proprio per questo, spesso si è felici dell’insuccesso di questi perché così il nostro amor proprio non ne risente (Schadenfreude). Secondo me questo aspetto psicologico porta al “nessuno è profeta in patria”. Oltre a giustificare molte altre mie intuizioni...
Differenza fra individualismo (occidentale) e collettivismo (orientale e resto del mondo). Anche di questo ho già scritto: concetto ritrovato anche in “Le origini psicologiche delle diseguaglianze”.
Altra conferma su quanto ho scritto sulla comunicazione moderna ([E] 10.2): le immagini moltiplicano l’impatto emotivo di un messaggio (che poi, a dirla tutta, risulta fondamentale ). Chiaro che, volendo, se ne può abusare in molti modi.
L’autostima è in genere utile a meno che non sia eccessiva. Grazie!
Più interessante il concetto di “autoefficacia” (Self-Efficacy) che è una misura di quanto ci si senta in grado di portare a termine con successo un compito. È diversa dall’autostima che è invece una misura più articolata del proprio valore complessivo. Per esempio un cecchino potrebbe avere un’alta autoefficacia (“sono molto bravo a uccidere sparando a distanza”) ma bassa autostima.
Ancora più chiaro è questo esempio: chi pensa “Se mi alleno duramente potrò nuotare velocemente” ha autoefficacia, chi pensa “Sono un grande nuotatore” ha autostima.
La consapevolezza di poter raggiungere un certo risultato è autoefficacia, l’apprezzare genericamente se stessi è autostima.
Nota (*1): di solito c’è poco spazio a margine dei libri che leggo ma questo è un testo universitario americano e quindi c’è quasi sempre una colonna libera piuttosto ampia!
Nota (*2): perché tutti i corsi di statistica che ho provato a fare partano da questi stessi concetti!
AVE CESARE
10 ore fa
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