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domenica 18 ottobre 2020

Domenica con l’anticristo

Ho terminato di leggere L’anticristo di Nietzsche, un libretto di un’ottantina di pagine. Di quel che ho letto del filosofo tedesco questo è il saggio che meno mi è piaciuto: non è tanto che Nietzsche scriva cose sbagliate (anche se qua e là mi sono trovato fortemente in disaccordo) quanto piuttosto un’insistenza astiosa, che mi è parsa eccessiva, verso il cristianesimo.
Nietzsche scrisse quest’opera nel 1888 e, a quanto dice Wikipedia, i suoi problemi di salute iniziarono nel 1889: secondo me già qui si intuisce che qualcosa non va nel pensiero del filosofo…

Si può non condividere le argomentazioni di Nietzsche contro il cristianesimo ma esse sono coerenti con la sua teoria. Difficile riassumere in poche parole ma ci provo: per Nietzsche sia i singoli che le società hanno una tendenza naturale alla crescita, all’aumentare la propria forza: una specie di selezione ed evoluzione naturale a migliorare con la competizione. La morale poi, che per Nietzsche è secondaria, è solo una giustificazione del comportamento: quindi è bene tutto ciò che spinge e giustifica l’aumento della forza. Nel cristianesimo invece vede una morale che esalta la debolezza e che quindi, a sua volta, porta a delle pratiche che indeboliscono la società invece di rafforzarla: Nietzsche vede quindi nel cristianesimo un fattore di decadenza nocivo sia per l’intera società che per i singoli, soprattutto se forti o superiori in quanto soverchiati da una massa debole.

Tutto questo Nietzsche lo chiarisce già nelle prime dieci pagine: da lì in poi è tutto un ribadire lo stesso concetto con un astio non mascherato ed eccessivo.

Rileggendo il mio sunto del pensiero di Nietzsche mi rendo conto di averlo un po’ kappagibbizzato nel senso che l’ho “tradotto” nel sistema della mia teoria: è quindi utile evidenziare anche in cosa si differenzia da essa e cioè cosa sia “sfuggito” al filosofo.

Dal mio punto di vista la religione è un parapotere come gli altri e, quindi, segue le leggi del potere come qualsiasi gruppo chiuso e autonomo: non è un oggetto statico ma evolve e interagisce con gli altri parapoteri e con la democratastenia in maniera diversa in epoche diverse.
Nietzsche sembra invece considerare la religione un qualcosa a sé, che non cambia nel tempo (*1), che non evolve. Si scaglia contro il parapotere religioso come se si comportasse diversamente dagli altri parapoteri, come se lo Stato che vuole divenire sempre più forte fosse giustificato nel manipolare il popolo a proprio vantaggio ma che lo stesso comportamento non fosse invece accettabile per il cristianesimo. Probabilmente Nietzsche è indignato per l’ipocrisia concettuale insita nella forma particolare della forza del parapotere religioso: l’autorità morale sui fedeli. Per incrementarla (e quindi per rafforzarsi) la religione deve convincere la popolazione del peccato, dell’Inferno, dell’importanza dei suoi riti e dei suoi sacerdoti: tutto questo andando contro l’evidenza scientifica e razionale (*3).
Inoltre il parapotere religioso ha funzioni utili per la società altrimenti non esisterebbe: invece Nietzsche nega al cristianesimo qualsiasi utilità: ne vedi tutti i difetti ma non i pregi. Oppure sembra non prendere in considerazione l’idea che alcuni preti possano essere in buona fede e agire bene.

Io credo in realtà che l’acrimonia di Nietzsche verso il cristianesimo sia il frutto di una vita di contrasti con i suoi rappresentanti: attaccato e screditato lui reagisce alla stessa maniera. Io mi sarei però aspettato che un filosofo rimanesse superiore a queste zuffe ideologiche mentre invece, in questo saggio, Nietzsche si tuffa in esse e spara bordate ad alzo zero. Forse dovrei copiare qualche passaggio per dare l’idea ma senza contesto avrebbero poco senso: comunque dà di “mentecatti”, “idioti”, “bugiardi” etc. a tutti i religiosi: preti, santi e papi compresi… solo Gesù, il solo e unico cristiano per Nietzsche, si salva...

Mentre leggevo le sue parole più volte mi sono divertito a immaginare cosa scriverebbe Nietzsche ai giorni nostri ritrovandosi a che fare col Papa Francesco o principi come quello del politicamente corretto: io credo che schiumerebbe rabbia e gli verrebbe immediatamente un colpo apoplettico!

Conclusione: Nietzsche in quest’opera sembra dominato da una febbre mentale che ne esaspera le emozioni. Soprattutto nella seconda parte circa dell’opera diventa evidente: meno razionalità e più fiele.
Poi, ovviamente, qua e là ci sono anche spunti interessanti: Nietzsche è un genio assoluto che ha avuto la forza di esprimere il proprio pensiero andando da solo contro tutti. Alcune sue intuizioni sono assolute e rivoluzionarie: sfortunatamente paga ancora il fio di essersi opposto al pensiero e ai pregiudizi del suo tempo. L’aver ispirato ideologicamente parte del nazismo non gli ha poi certo giovato.

Nota (*1): per Nietzsche l’unico vero cristiano fu Gesù ma già gli apostoli prima e San Paolo poi corruppero il suo messaggio. In realtà la visione di Nietzsche di quello che avrebbe dovuto essere il cristianesimo (misticismo, simbolismo, Gesù esempio di cristiano perfetto da imitare) ricorda molto la concezione ortodossa: non so però se Nietzsche ne fosse cosciente perché non la nomina mai.
«[…] solo la pratica cristiana, un vivere come visse colui che morì sulla croce è cristiano… Ancora oggi una vita del genere è possibile, per certi uomini perfino necessaria: il cristianesimo vero, quello originario sarà possibile in ogni tempo… Non un credere, bensì un fare, soprattutto un non-fare-molte-cose, un diverso essere...» (*2). Mi sembra di aver letto un passaggio simile, o almeno parole simili, in Storia di Dio della Armstrong quando parlava del cristianesimo ortodosso...
Nota (*2): tratto da L’anticristo di Nietzsche, (E.) Newton Compton Editori, 1977, trad. Paolo Santoro, pag. 59.
Nota (*3): è probabile che l'opinione fortemente negativa di Nietzsche sulla Chiesa fosse stata influenzata dal Concilio Vaticano Primo del 1869-1870.

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