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sabato 10 ottobre 2020

Bello ma troppo caro

Quando sento parlare di fascismo rimango sempre perplesso: io prendo sul serio le parole e spesso non capisco cosa la gente voglia intendere accostando tale nome a entità che non mi pare abbiano niente a che fare con esso.

Finalmente ho trovato una spiegazione chiara di questo fenomeno che avevo intuito ma del quale mi mancava un’autorevole conferma: perché poi, a seconda dell’interlocutore, se ci si azzarda a dire “ma, secondo me, il fascismo sarebbe un’altra cosa perc...” non si riesce a finire di parlare che si viene liquidati con un “allora sei fascista pure tu!”...

Copio e incollo un passaggio dall’articolo Fascismo: il più proteiforme dei concetti storico-politici contemporanei del sito DaniloBreschi.com che mi pare spieghi perfettamente la questione:
«Direi che il fascismo è diventato il concetto più proteiforme tra quelli del lessico storiografico e politologico contemporaneo. Non principalmente per colpa del fenomeno storico in oggetto, indubbiamente complesso e articolato, ma soprattutto per responsabilità di un uso immediatamente polemico da parte di politici e studiosi ansiosi di anteporre l’ideologia alla deontologia. In tal modo il fascismo ha assunto tanti volti quante sono state le fazioni politico-ideologiche che lo hanno interrogato con lo scopo di rispondere alle esigenze della battaglia politica ingaggiata in quel dato momento. Già Renzo De Felice, il maggior studioso e conoscitore del fascismo italiano, aveva individuato tre interpretazioni prevalenti, rispondenti esattamente agli obiettivi perseguiti dalle principali culture politiche antifasciste tra anni Venti ed anni Quaranta. Per il liberalismo doveva trattarsi di parentesi, deviazione irrazionalistica che aveva segnato una discontinuità nel processo di costruzione e consolidamento dello Stato liberale parlamentare post-risorgimentale (tesi di Benedetto Croce). Per il socialismo marxista e comunista doveva trattarsi invece di un regime reazionario di massa allestito da una borghesia liberale e capitalistica sotto assedio. Insomma il fascismo come braccio armato di una borghesia che mostrava il proprio autentico volto di classe sfruttatrice di un proletariato che insorgeva perché finalmente giunto alla coscienza di sé e della propria antica condizione di assoggettamento. Per gli eredi degli sconfitti del Risorgimento, ossia repubblicani mazziniani, socialisti non marxisti e loro evoluzioni/ibridazioni prodottesi nei cinquant’anni successivi all’unità d’Italia, il fascismo costituiva l’autobiografia della nazione, la rivelazione di uno Stato nato male e perciò cresciuto in modo viziato, distorto se non deforme (si va da Oriani a Gobetti, da Dorso a Salvemini, ecc.). Di questa interpretazione si nutrì la formazione politico-ideologica che espresse l’antifascismo più intransigente: il Partito d’azione, il cui nome richiamava, non a caso, il magistero mazziniano.»

Nel resto dell’articolo ci sono molti altri passaggi significativi e molto condivisibili: si arriva al giorno d’oggi con i populismi, la Russia di Putin e la Cina.
Ovviamente preferisco non riassumere malamente ciò che l’autore riesce a spiegare molto elegantemente con una prosa accurata e piacevole: semplicemente consiglio quindi la lettura dell’articolo originale!

Ah! Dimenticavo… l’articolo è in realtà la recensione di un libro: «Fascism and History: Chapters in Concept Formation» di A. James Gregor, Cambridge Scholars Publishing, 2019.
La recensione mi aveva così entusiasmato che volevo comprarlo: ma ho scoperto su Amazon.it che costa oltre 70€!!
Proverò a cercarlo in biblioteca perché vorrei veramente leggerlo…

E, per chi ha tendenze voyeuristiche, in coda all’articolo c’è anche un mio commento con un’osservazione che mi sembrava piuttosto interessante e pertinente (riprendo un concetto che avevo affrontato in Il pericolo della comprensione) ma che però non ha suscitato alcuna reazione: ed, essendo ormai di qualche giorno fa, dubito che riceverà una qualche attenzione…
Non so: probabilmente sono io che, come al solito, sopravvaluto il valore delle mie intuizioni…

Conclusione: volevo scrivere un corto ma praticamente da subito ho capito che sarei andato lungo, allora ho aggiunto qualche ulteriore considerazione: da qui la struttura penosa da ganga (*1) intorno all’idea originale…

Nota (*1): uso figurato di un termine (credo) solo tecnico. Un’altra delle parole che ho imparato a memoria: cercatela sul vocabolario!

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