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lunedì 26 ottobre 2020

SsorG HannaH GrosS

Ho voglia di scrivere un po’ a ruota libera: ho vaghe idee di dove andare a parare ma voglio prendermela con calma.

Ricordate il pezzo Serie, film, libro e Netflix dell’altra settimana?
Scrivevo della nuova stagione della serie The haunting ispirata al capolavoro Il giro di vite di Henry James. All’epoca avevo visto solo le prime 2-3 puntate ma ero già fortemente perplesso: beh, la serie è stata molto peggiore delle mie pur basse aspettative!
L’aver aggiunto più personaggi con le loro (inutili) storie non ha arricchito la trama ma al contrario l’ha resa solo più noiosa privandola di un alone di mistero utilissimo a creare la giusta atmosfera d’inquietudine.
A dire il vero non ho ancora finito di guardarla: sono a metà di un’inutile e noiosa penultima puntata che banalizza la storia di un fantasma che da secoli infestava la villa. Curiosamente ciò che “crea” il fantasma non è l’omicidio fra sorelle ma l’appropriarsi delle ricchezze dell’assassinata. Evidentemente nella mentalità americana il furto è più grave dell’omicidio e l’anima risiede nel denaro.

Diciamo poi che la serie era talmente degenerata che alcune scene che avrebbero dovuto spaventarmi mi avevano invece fatto ridere! Per ottenere questo effetto devono andare decisamente storte diverse cose...

La regola generale che se ne può ricavare è che se si prende un capolavoro letterario e lo si modifica per adattarlo al cinema o, come in questo caso, a una serie televisiva, allora più modifiche vi si apportano e più lo si rende peggiore.

Ancora non ho finito di vedere The haunting, per il quale del resto occorre a questo punto anche una buona dose di masochismo, perché nel frattempo ho invece scoperto una serie che mi piace moltissimo e che per la quale sto facendo le ore piccole: Mindhunter

Proprio mentre la guardavo ho avuto l’idea di cui volevo effettivamente scrivere ma che ancora non ho “digerito” del tutto: la sento mezza espressa nel mio cervello e ora sento il bisogno di tirarla fuori ed esaminarla per bene…

Uno dei personaggi secondari di questa serie è la fidanzata di un agente dell’FBI: non so come si chiama l’attrice, non ho investigato.
Ovviamente la trovo bellissima ma non è tanto l’aspetto fisico quanto quello mentale che mi ha colpito.

Mi rendo conto che il carattere del suo personaggio mi attira molto eppure mi fa anche paura: è una ragazza forte, decisa, sicura di sé e intelligente. Anche i lineamenti sono duri: è squadrata, piuttosto magra e muscolosa, con un seno piccolo, decisamente non materno. Sorride raramente, ma quando lo fa, sono dei fulmini che le illuminano il volto. La voce roca, tranquilla e cadenzata.

Ma più interessante credo sia cosa mi fa “paura” di lei: questa è un’emozione più sottile che faccio fatica a identificare. Credo, scusate se sottolineo continuamente la mia incertezza, che dipenda dalla sicurezza che non potrei mai piacere a una ragazza di questo tipo: di suo non mi noterebbe mai e, se in qualche maniera mi proponessi a lei, mi respingerebbe duramente e io ne soffrirei.
Ecco, perché un’altra sensazione che mi dà, è quella di crudeltà e insensibilità: l’immagino facilmente armata di fioretto che mi infilza, senza mai sorridermi, il cuore.

Da dove deriva la mia sicurezza di non piacerle? È che me l’immagino attratta da uomini forti, sicuri di sé e altrettanto insensibili con i quali scozzarsi piuttosto che abbracciarsi. Una persona con poche emozioni ben controllate e che certo non vuole il fardello di condividere quelle altrui.

E io non mi vedo forte e sicuro di me? È strano: in realtà io ho un’ottima opinione di me stesso, ho un carattere molto forte e sono forse addirittura troppo sicuro delle mie idee. Eppure sono altrettanto sicuro che queste mie caratteristiche non siano riconosciute né, conseguentemente, apprezzate.
In parte un problema è che ho un estremo rispetto per la volontà e le idee altrui: cerco prima di capire le idee altrui piuttosto che opporvi le mie; di sicuro non cerco mai di condizionare, neppure minimamente, la volontà altrui. Questo mio approccio si può facilmente confondere con debolezza: la differenza la scoprite se cercate di convincermi di qualcosa che non mi torna o di farmi fare qualcosa che non voglio: auguri, perché ne avrete bisogno!
Sì, alla fine credo che il mio atteggiamento possa essere facilmente frainteso se giudicato superficialmente: aggiungiamo poi che il mio aspetto da piccolo sgorbio non mi aiuta nell’impatto iniziale e la mia ironia è troppo cervellotica per essere immediatamente apprezzabile.
E la ragazza in questione, almeno così come io me l’immagino, è sì intelligente ma è anche rapida nei suoi giudizi: non ha la pazienza né la curiosità di scendere in profondità: giudica quello che vede e rapidamente arriva a un sì o un no: non ha incertezze, sa quello che vuole, ed evita i dubbi.

In realtà dovrei chiedermi perché mi sento attratto da una donna che ho definito qualche paragrafo fa crudele e insensibile: beh, in realtà non è la crudeltà o l’insensibilità che mi attraggono: è che in questo caso sarebbero delle inevitabili conseguenze del suo carattere applicato alla mia persona.

Sarebbe crudele con me solo perché partirebbe dal presupposto che è bene troncare immediatamente qualunque mia speranza in una possibile futura relazione con lei: alla lunga, penserebbe, ne soffrirei maggiormente mentre invece se mi respinge subito potrei “andare avanti” senza perdere tempo io né, soprattutto, facendoglielo perdere a lei. Analogamente la sua insensibilità, ovvero mancanza di comprensione delle mie caratteristiche più profonde, sarebbe dovuta non a una carenza emotiva quanto all’impazienza, alla velocità nel giudizio, allo scartarmi subito invece che nel tentare di conoscermi meglio.

Addirittura la mia “paura” è tale che nemmeno mi viene in mente di eleggere tale ragazza al rango di “fidanzata virtuale”: anche per la mia fantasia è troppo dolorosa!

Non ho scritto della sensibilità: io credo di esserlo anche troppo in effetti. Emozioni profonde che a freddo, come adesso, riesco ad analizzare credo piuttosto esattamente ma che sul momento mi possono travolgere. Ma apprezzo le mie emozioni: che resta di una persona puramente razionale? Troppo poco per essere interessante o per avere intuizioni profonde o una creatività visionaria: sono persone adatte a un mondo limitato, a quello delle apparenze superficiali, dove magari riusciranno a fare molta strada nella società ma che in realtà senza arrivare da nessuna parte nel percorso, più importante, di crescita interiore. Ma almeno, prive di dubbi e incertezze, saranno felici o, almeno, si illuderanno facilmente di esserlo. Probabilmente sarebbe perfino malvagio cercare di svegliarle dal loro sonno.

C’è da dire che nella serie Mindhunter si descrivono vari assassini seriali: ogni tanto hanno qualche caratteristica che mi sembra di condividere ma c’è anche una differenza enorme: la maggior parte degli assassini seriali da bambini maltrattavano o torturavano gli animali mentre io ho sempre nutrito un amore profondo per essi. Quindi se come si trattano gli animali da bambini è una misura della sensibilità da adulti io allora parto da una buona base!

Quindi? Se il lettore è confuso non si preoccupi: lo sono anch’io!

Eppure mi pare strano che io sia attratto proprio da quelle personalità che, almeno apparentemente, meno vogliono avere a che fare con me. Mi chiedo se inconsciamente io cerchi relazioni improbabili e, proprio per questo, con poco rischio di concretizzarsi in qualcosa di serio: quest’idea apparentemente contraddittoria mi è venuta notando che le poche donne che hanno mostrato interesse nei miei confronti hanno contemporaneamente raffreddato il mio interesse per loro: c’è da dire che in questi casi la mia attenzione nei loro era comunque tiepida anche in partenza.
Bo… ci sarebbero da fare altre riflessioni ma mi pare di aver già scritto abbastanza per oggi…

Conclusione: ah, il titolo… beh alla fine mi sono incuriosito e ho cercato il nome dell’attrice che mi era piaciuta: ho scoperto un collegamento piuttosto curioso col Giro di vite

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