N mesi fa guardai su Netflix la serie The Haunting (*1): le prime puntate furono di un’intensità eccezionale poi però, come del resto temevo, il finale fu decisamente deludente…
Comunque da qualche giorno è uscita la seconda stagione: sono rimasto sorpreso perché la prima era stata autoconclusiva comunque, incuriosito, ho deciso di dargli un’occhiata.
La puntata inizia con una donna che si prepara a partecipare a un matrimonio, poi dopo cena, l’argomento diventa le storie di fantasmi: qui ho avuto un’intuizione confermata pochi secondi dopo quando l’attrice pronuncia le fatidiche parole: “The turn of a screw”!
E qui sono andato in un brodo di giuggiole: nel vecchio pezzo Trittura di post, dove elenco le mie pellicole preferite, vi è anche “Presenze” che per poco (dipende da come mi sveglio!) non entra fra le prime 10.
In tale film la protagonista è un’eccellente e bellissima Patsy Kensit, ottimi anche i due bambini e gli altri attori non protagonisti, perfetta la fotografia e il ritmo della trama. Perlomeno così me lo ricordo perché sarà da una venticinquina d’anni che non lo vedo!
Dopo aver visto il film mi lessi anche il libro da cui la sceneggiatura era stata tratta: “Il giro di vite” (1898) di Henry James. Bellissimo!
Oltretutto compresi il perché di un piccolo particolare della trama di “Presenze” che mi aveva lasciato perplesso: il libro è ambientato nel XIX secolo mentre il film era stato spostato negli anni ‘60: in generale, visto che tutta la storia si svolge all’interno di una grande villa di campagna, non fa una grande differenza.
C’è però un personaggio minore, la governante, la signora Gross, che si rivela essere estremamente debole e incapace di opporsi al cattivo di turno perché lei donna e lui uomo: negli anni ‘60 tutta questa soggezione non mi pareva credibile ma è invece verosimile se ci immaginiamo la storia ambientata cento anni prima nel 1860…
Comunque ho iniziato a guardare la serie con grandi aspettative ma anche scarsa speranza di vedere qualcosa all’altezza delle emozioni provocatemi dal vecchio film e dal libro.
“Presenze” riusciva a rendere perfettamente l’atmosfera del libro costruendo piano piano un crescendo che si conclude nel climax finale: all’inizio il soprannaturale è appena accennato, incerto, la protagonista ha il dubbio che vi sia qualcosa di strano, non la certezza. Le figure dei non protagonisti restano indeterminate come nel libro, accennate con pochi tratti che fanno intuire piuttosto che svelare. Lo stesso vale per le storie dei vari personaggi: solo poche parole che fanno pensare a eventi misteriosi di cui tutti preferiscono non parlare. Gli attori poi sono tutti azzecatissimi.
Ma veniamo alla serie. Anch’essa è ambientata in epoca moderna ma non mi è chiaro quando, forse alla fine degli anni ‘80 ma non ne sono sicuro. Come detto questo non è un problema perché la trama è sostanzialmente indipendente dall’epoca.
Gli attori non mi convincono ma forse perché amavo troppo la versione cinematografica e sono rimasto legato a essa. Almeno non ce n’è nessuno completamente inadatto…
Ah! Al momento ho visto solo le prime tre puntate: mi riservo di dare un giudizio definitivo una volta terminato di vederle tutte.
Poi nella serie si è dato molto più spazio ai personaggi minori, non solo alla signora Gross, la governante, ma anche alla giardiniere e al factotum (che forse nel film/libro sono fusi insieme). Anche la vita dei fantasmi che infestano la casa viene raccontata tramite dei flashback.
La mia sensazione è pero che si tratti di zavorra di riempimento: non aggiungono niente alla storia e fanno svanire quell’alone di mistero che pervade film e libro.
Un esempio lampante è la storia del perché uno dei bambini protagonisti era stato espulso da scuola: il libro accenna a qualcosa di perverso e innaturale mentre la serie riduce tutto a degli espedienti per farsi volontariamente rimandare a casa dalla sorellina.
L’altra pecca, forse la più grande, è la gestione del soprannaturale: nel film viene introdotto piano piano, con sensazioni vaghe e inquietanti, visioni che durano un battito di ciglia…
Nella serie invece, già nella prima puntata, si mostra subito con grande evidenza ciò che dovrebbe essere incorporeo col risultato di renderlo troppo concreto. Un fantasma deve essere trasparente non può essere tangibile: altrimenti si ha uno zombi non uno spettro!
Non so: magari potrebbe proprio essere questa l’idea della serie: divergere inaspettatamente dalla trama tradizionale. In effetti credo che sia l’unica speranza perché il confronto sia col libro che con la pellicola è penoso: al momento la serie è peggiore sotto ogni aspetto.
Dare una rimescolata a tutti i vari elementi della trama potrebbe essere un espediente accettabile. Vedremo…
Ah! una differenza dalla trama originale è che la protagonista è perseguitata da un proprio fantasma personale: nel libro non se ne fa menzione ma mi pare un artificio plausibile per spiegare, per esempio, una sua particolare sensibilità verso le manifestazioni soprannaturali.
Molto più probabilmente sarà invece un’idea idiota, una forzatura introdotta a casaccio…
Per adesso la serie è comunque guardabile, soprattutto per chi non ha visto il film o letto il libro…
Conclusione: sono pessimista...
Nota (*1): mi sembra che ne scrissi ma non ne sono sicuro…
alla prima stazione
1 ora fa
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