Quando i giornalisti sono ubbidienti e servizievoli, quando raccontano la “verità” dei propri padroni, quando con piaggeria propalano la velina di turno, allora a cosa serve la loro umanità e intelligenza?
A nulla: in questi casi esse divengono anzi un peso inutile…
Notizia: Microsoft, Intelligenza artificiale sostituirà giornalisti da Ansa.it
Questo articolo è un bel monito a chi serve ciecamente i propri padroni contro il benessere generale: quando non servirete più sarete abbandonati.
Suppongo che ancora per qualche decina d’anni i giornalisti di Repubblica.it o Corriere.it possano stare tranquilli e obliosi del pericolo, magari convincendosi di stare facendo il proprio dovere.
Ma non dovrei essere così severo con loro: del resto il singolo giornalista che non si piegasse alle logiche editoriali perderebbe il proprio impiego e ci sarebbe una lunga fila di scribacchini pronti a prenderne il posto e senza alcun rispetto per il vero e il giusto.
Dovrebbe esserci un risveglio collettivo, non del singolo: una rivoluzione nella comprensione da parte della società, una metanoia collettiva. Ma essa non potrà avvenire spontaneamente: occorrerebbe una guida, qualcuno in grado di far aprire gli occhi al mondo.
Ma anche se tale persona esistesse la gente sarebbe cieca e sorda: amiamo infatti credere alla realtà patinata e ideale che ci viene mostrata, quella dei volti sorridenti, felici e abbronzati dei personaggi famosi, perché essa ci nasconde la suburra di vite grigie e inutili e, spesso, sprecate. Le voci suadenti e colorate della pubblicità urlano così forte che tutto va bene, che quella che viviamo è l’unica realtà possibile, la migliore immaginabile, che siamo sordi al sobrio mormorio del buon senso.
Il proprio dovere poi è un’illusione: anzi esiste ma non è ciò che comunemente si pensa: un cumolo di regole superficiali o il rispetto ipocrita di una legalità spacciata per giustizia. Il proprio dovere è prima verso il bene, poi verso se stessi e infine verso gli altri. Ma non ci sono regole o leggi che possano descriverlo: è la voce della coscienza che ce lo indica.
Quando abbiamo dei dubbi sulle nostre azioni è probabile che esse siano sbagliate: quando ci rassicuriamo dicendoci che dobbiamo fare ciò che facciamo perché quello è il nostro dovere allora certamente stiamo operando male.
Ho iniziato questo pezzo con una domanda retorica sui giornalisti ma avrei potuto chiedermi più genericamente a cosa servano gli uomini quando questi divengono meri strumenti ubbidienti e servizievoli. Quando l’uomo rinuncia alla propria libertà, quando coscientemente diviene un servo, ecco che allora sarà solo uno strumento e come tale verrà trattato e, all’occorrenza, sostituito.
Attenzione che il destino di chi rinuncia alla propria umanità è disumano.
Conclusione: corto che mi è scappato di mano...
L'esempio di Benjamin Franklin
3 ore fa
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