«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

sabato 27 giugno 2020

Fra due mondi un unico mondo

[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.6.0 "BW").

Vabbè, oggi ho voglia di scrivere (ho già pubblicato il pezzo Speciale Coronavirus 20) e quindi mi cimento col pezzo che avevo in mente stamani. Voglio quindi fare il punto su quanto ho scoperto sulla rivoluzione americana.

Come ho spiegato in Premesse sociali alla rivoluzione americana il mio interesse era molto teorico: mi ero infatti chiesto come mai la costituzione americana dà così tanto potere all’individuo (mentre le successive imitazioni europee sono molto più annacquate)?
Non sapendo niente di storia americana avevo ipotizzato che questa fosse stata scritta da poteri medi: ovvero da persone espressione dei poteri medi. Al contrario in Europa c’era da secoli una stratificazione sociale di parapoteri che evidentemente voleva conservare i propri privilegi (e quindi contraria a dare troppo potere all’uomo comune).

Così ho iniziato a seguire un corso su Youtube sulla rivoluzione americana. Nelle prime lezioni la professoressa Freeman ha illustrato la situazione sociale delle colonie a metà del XVIII secolo: dai suoi accenni ho compreso che la mia teoria era sostanzialmente corretta.
Ora non voglio ripetere quanto già scritto in Premesse sociali alla rivoluzione americana ma il succo è che i parapoteri esistevano anche nelle colonie solo che erano molto più vicini, soprattutto come mentalità, ai poteri medi, alla gente comune cioè: altra caratteristica delle colonie era infatti la mancanza di una classe sociale di poverissimi (*1). In altre parole la classe media tendeva a coincidere con la democratastenia.
La grande mobilità sociale mi aveva poi portato a un’intuizione importante: i parapoteri delle colonie non avevano i propri epomiti locali (in genere distinti dagli epomiti globali della democratastenia) ma condividevano quelli della classe media da cui in buona sostanza provenivano loro stessi o i loro genitori.

In particolare mi aveva colpito un aneddoto raccontato dalla Freeman dove si viene a sapere che alcune delle persone più influenti del Maryland si erano letteralmente fatte da sole: arrivando in America come servi erano poi riuscite ad arricchirsi e a salire la scala sociale fino ai suoi vertici.
Ipotizzavo che una di queste persone avrebbe anche potuto vedere con simpatia un giovane, magari poverissimo, ma in cui rivedeva se stesso.

Proprio ieri leggendo Le radici psicologiche della diseguaglianza di Chiara Volpato ho trovato un paio di passaggi che corroborano questa mia intuizione.
«Chi conquista una nuova e più prestigiosa identità non potrà mai condividere fino in fondo il patrimonio del nuovo ambiente, sarà sempre un essere in transizione...» e poi «Il problema di chi cambia classe è legato alla persistenza di una duplice appartenenza: sarà un individuo tra due mondi, privo della possibilità di aderire perfettamente a uno dei due; un individuo che si sentirà distante sia dal mondo d’origine sia da quello di arrivo...» (*2).

In altre parole, dal punto di vista della mia teoria cioè, questo conferma che il membro di un parapotere che si è “fatto da solo” conserva parte degli epomiti (principi, valori, ideali) tipici della sua classe di provenienza.
C’è poi da aggiungere che tutte le classi sociali alti delle colonie erano formate da individui di questo tipo o comunque lo erano stati i loro genitori o, al massimo, i nonni. Questo significa che non vi era stato ancora il tempo per una diversificazione significativa dei loro epomiti locali.
Quindi anche i parapoteri delle colonie condividevano gli stessi valori della classe media: i membri dei parapoteri erano ovviamente già allora più “forti” del resto della popolazione (democratastenia) ma ancora non avevano piena coscienza di sé come gruppi separati: si sentivano sostanzialmente identici alle altre persone.

Questo mi porta a ipotizzare che proprio per quanto visto sopra, alla stesura della costituzione, essi non abbiano posto veti nel tentativo di tutelare i propri privilegi perché essi stessi si sentivano uguali agli altri. Comunque queste ipotesi le verificherò nelle prossime lezioni.

Un rapido accenno alla religione.
Fra i vari fattori che la professoressa Freeman elenca fra quelli che hanno contribuito a creare il clima della rivoluzione vi è il “Grande risveglio” un movimento religioso proveniente dall’Europa ma che ebbe il suo massimo impatto proprio nelle colonie.
I predicatori arringavano la folla dipingendo un Dio severo e ansioso di punire i peccatori ma anche pronto a perdonarli se questi si fossero pentiti (*3).
Ecco, nel libro della Armstrong questa immagine di Dio antropomorfizzato (nelle prediche Dio era raffigurato mentre teneva l’uomo per un piede sopra le fiamme dell’inferno pronto a lasciarcelo cadere se non si pentiva) è la più primitiva: lontano sia dal Dio lontano e incorporeo dei filosofi che da quello universale dei mistici.
Non so bene cosa questo implichi: mi dà la sensazione di una fede superficiale, basata su precetti e regole più che su principi profondi. E una fede poco profonda è facilmente sostituita da un’altra: ad esempio quella nel denaro…
Ma si tratta solo di ipotesi: spero che l’Armstrong affronti anche la concezione di Dio nel XVIII secolo. Per adesso siamo arrivati al XIII secolo! Vedremo...

Conclusione: alla fine non avevo grandi novità da aggiungere a quanto già scritto ma mi sembrava utile sottolineare anche questi nuovi dettagli...

Nota (*1): in realtà, soprattutto, nelle colonie del sud vi erano molti schiavi e questi sì, erano poverissimi. Ma da un punto di vista politico, proprio poiché non contavano quasi niente, non hanno influenzato la stesura della costituzione americana: quando si dice che ogni uomo deve essere libero di ricercare la propria felicità era scontato che non si intendevano gli schiavi!
Nota (*2): frammenti tratti da Le radici psicologiche della diseguaglianza di Chiara Volpato, Editori Laterza, 2019, pag. 184.
Nota (*3): influì sulla cultura delle colonie perché ribadiva la capacità del singolo di prendere in mano il proprio destino; promuoveva l’uguaglianza fra gli uomini ed era un movimento guidato da persone schierate contro l’autorità costituita.

Nessun commento:

Posta un commento