Un pezzo al volo perché devo uscire: ho in cantiere un articolo di politica ma lo devo terminare e comunque so che più aspetto e maggiori informazioni avrò…
Allora ne approfitto per segnalare un paio di passaggi che ho trovato divertenti nel saggio di Freud che sto leggendo adesso (“L’avvenire di un’illusione”).
Il primo è un breve accenno alla “debilità mentale fisiologica”. All’epoca (1927) ancora si dibatteva sull’intelligenza delle donne. Vi era una teoria secondo la quale il piccolo cervellino femminile fosse costituzionalmente inferiore, cioè meno capace, di quello maschile.
Freud onestamente ricorda che tale teoria è dibattuta e non certa e poi osserva che questa “atrofia” nello sviluppo dell’intelligenza potrebbe essere dovuta alla diversa educazione riservata alle bambine che non permetteva loro di sviluppare a pieno il loro potenziale intellettivo.
Mi pare, come al solito, un’intuizione notevole di Freud.
Oltretutto la sua osservazione mi fa tornare in mente numerosi articoli che parlano degli influssi psicologici nell’educazione. In particolare contano moltissimo le aspettative del singolo e della società: uffa, ho ricercato l’articolo che avevo in mente ma non l’ho ritrovato…
Il senso però è che basta pochissimo per influenzare il rendimento di un esame: se ci si aspettava che le ragazzine non riuscissero in un esame e soprattutto se queste lo pensavano allora il loro risultato sarebbe stato nettamente inferiore; fortunatamente vale anche il contrario: se ci si convince che si può fare bene allora è più probabile riuscirci…
Del resto “La mente dell’uomo può fare un paradiso dell’Inferno e un inferno del Paradiso” (citazione sbracata di Milton)…
Altro passaggio divertente è dove Freud ironizza sul proibizionismo (dal 1920 al 1933) americano: spiega che non si può sostituire degli sfoghi alle pulsioni umane col “timore di Dio” e prevede, senza incertezze, che l’esperimento sarebbe destinato a fallire.
Ah! il buffo sta nel fatto che attribuisce il proibizionismo all’influenza del “dominio femminile”. L’implicazione è divertente…
Infine un passaggio che mi ha fatto piacere. Il saggio di Freud è “contro” la religione nel senso che per l’autore è un fenomeno ormai superato e che anzi impedisce lo sviluppo intellettivo nei ragazzi; anzi spiega che la religione per la società è l’analogo di una nevrosi per un singolo individuo!
Alla fine del capitolo 9 conclude che se l’uomo non sprecasse tempo nella religione allora ne avrebbe di più a disposizione per cercare di migliorare effettivamente la società.
Questa semplice considerazione mi ha ricordato uno dei motivi della mia antipatia per i “Promessi sposi” del Manzoni: scrivevo (v. anche W il divorzio) di ritenere diseducativo tutto il concetto della Divina Provvidenza perché spinge l’uomo ad accettare le ingiustizie invece che cercare di superarle. Insomma un’idea parallela a quella di Freud…
Mi fermo qui perché devo scappare!
Conclusione: sono a poco più di metà della raccolta di saggi di Freud “Il disagio della civiltà e altri saggi”. Come previsto i passaggi interessanti sono molti anche nei saggi che mi interessano poco, ma ho grande fiducia per “Il disagio della civiltà” vero e proprio che dovrei iniziare a breve: speriamo!
L'esempio di Benjamin Franklin
6 ore fa
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