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mercoledì 14 febbraio 2024

Varie psicologiche e non

Oggi, sfruttando una bella giornata di sole, ho letto con piacere in giardino i miei libri “seri”.

Soprattutto sono andato avanti con “On becoming a person” di Rogers: non è un mio libro e lo voglio restituire. Tutto sommato si è rivelato essere più interessante di quanto pensassi.

Nel capitolo che sto leggendo Rogers illustra tutta una serie di risultati ottenuti da vari esperimenti all’“avanguardia” (è del 1961). Non entrerò nei dettagli che, comunque, non sono più così moderni avendo accumulato una sessantina d’anni, ma mi limiterò a qualche dettaglio qua e là…

Interessanti sono per esempio le tecniche ideate per valutare il più oggettivamente possibile gli effetti di un percorso di sedute psicologiche con i pazienti. Si tratta di autovalutazioni con però dei vincoli matematici piuttosto astuti (come simulare la distribuzione di una funzione gaussiana!).
In uno di questi si vuole valutare quanto il comportamento di un paziente divenga più o meno maturo dopo un ciclo di sedute: varie affermazioni con associato un certo punteggio sono assegnate al paziente. Il testo presenta degli esempi.
Con mia sorpresa la seguente affermazione è associata a un comportamento immaturo: «Il soggetto di solito chiede aiuto nella soluzione dei suoi problemi.»
Mi ha colpito perché mi sembra un comportamento logico: anzi sul lavoro venni lodato un paio di volte dai miei superiori perché avevo chiesto aiuto a dei colleghi più esperti per risolvere dei problemi. Siccome l’elogio mi sorprese chiesi cosa c’era di così strano e il capo mi rispose che “di solito” nessuno chiede aiuto perché non vuole mostrare di non saper fare qualcosa.
Probabilmente la frase in questione va intesa in senso più ampio: non chiedere aiuto per risolvere un problema difficile ma chiedere aiuto sempre e comunque. Però la formulazione data dal libro mi sembra poco chiara se andasse intesa come ho ipotizzato…

Sempre la stessa ricerca porta a un risultato curioso: quando il paziente migliora a detta del terapeuta, del paziente e di osservatori esterni allora tutti sono concordi nel valutare tale miglioramento; nei casi però in cui il terapeuta nota un peggioramento, l’osservatore esterno concorda con lui ma il paziente si illude comunque di essere migliorato!
Da questo deriva anche che questi cicli di terapia non sono sempre migliorativi ma talvolta possono far peggiorare il paziente.
Questo è in linea con quanto affermato dallo psicologo che analizzava i personaggi di South Park e che aveva detto qualcosa di vagamente sibillino al riguardo: tipo che la terapia è un intervento medico a tutti gli effetti con associati rischi e pericoli…

Infine c’è una ricerca su un argomento che mi sta a cuore: che condizioni devono esservi affinché i cicli di sedute abbiano successo e portino un cambiamento significativo nel paziente?
Mi interessa perché secondo me vi sono notevoli analogie con il problema di quando sia possibile far cambiare opinione su una questione significativa a un nostro interlocutore (mi sa che ne ho scritto nelle pagine scansionate a gennaio).
Da tempo mi sono infatti accorto che la logica è pressoché inutile: le persone tendono a legare parte della propria autostima alle idee che propugnano: più le difendono e più autostima investono in esse. La conseguenza è che anche quando vi sono fatti concreti e inequivocabili che dimostrano che una persona ha torto questa comunque non lo vorrà ammettere e reagirà in maniera illogica alle nostre prove.
In questo caso la ricerca supponeva cinque condizioni nel rapporto dottore-paziente utili a far sì che il paziente tragga giovamento dalla terapia.
Le condizioni sono:
1. il dottore è empatico (non capisce solo le parole ma anche i sentimenti del paziente).
2. quanto il dottore apprezzi il paziente (percezione del paziente!).
3. quanto questo apprezzamento sia indipendente dalle parole del paziente (percezione del paziente!).
4. quanto il dottore sia sincero nei suoi giudizi.
5. quanto il dottore sia pronto a parlare do sé.

Per quattro di queste condizioni la ricerca ha trovato una correlazione positiva con i miglioramenti del paziente mentre per un’altra la correlazione è negativa: ovvero questa condizione non migliora le probabilità di successo della terapia ma le peggiora!
La condizione con la correlazione negativa è la quinta: la tendenza del dottore a parlare di sé su domanda del paziente. Buffo: non l’avrei detto…

Comunque è da sottolineare quanto sia fondamentale il rapporto emotivo fra dottore e paziente: non conta la ragione ma soprattutto la percezione che il paziente si fa del dottore. Io riassumerei questi elementi con comprensione (emotiva) e fiducia.

Sfortunatamente è un risultato che non mi è molto utile nel tentativo di trovare la maniera di convincere il prossimo delle mie ragioni: come faccio a dare la sensazione di comprendere emotivamente chi mi legge e a guadagnarmi la sua fiducia?
Io credo che questo sia, forse, possibile solo con un rapporto personale a quattrocchi, non su un ghiribizzo come questo…

Diciamo che forse l’unico vantaggio di un ghiribizzo nei confronti di un dialogo reale è che nel primo caso non si genera l’antagonismo con l’interlocutore che cresce spontaneamente nel secondo.
Forse leggendo un’opinione diversa dalla propria il lettore può apprezzarla più oggettivamente senza sentirsi minacciato da essa dato che nessuno all’infuori di lui saprà dell'eventale cambiamento di opinione. L’autostima è protetta perché l’ammissione del proprio errore non è pubblica ma limitata a se stesso…
Uhm: devo rifletterci

Sono andato avanti anche con Rawls: ho letto un capitoletto piuttosto secondario sul principio aristotelico del bene. Secondo questo principio l’uomo desidera fare attività che ne stimolino le capacità e che gli diano la possibilità di migliorarsi. L’uomo ama fare ciò che sa fare meglio migliorandosi sempre di più. Interessante: chiaro il legame con la teleologia…

Concetto interessante, su cui non sono troppo d’accordo, secondo cui la religione di un popolo tende a compensarne lo stile di vita. Vabbè dovrei riportare gli esempi di Jung per chiarire cosa intenda ma comunque non mi convince…
Cioè mi pare il tipico esempio di qualcosa che a volte può essere vero ma a volte no. E contemporaneamente è facile illudersi che sia vero perché la religione propone sempre un comportamento ideale che la società non potrai mai raggiungere (da cui l’apparente contraddizione fra religione e comportamento).

Conclusione: davvero leggo proprio bene in giardino! Speriamo che nei prossimi giorni continui a essere bel tempo!

6 commenti:

  1. La faccenda della religione è un po' fasulla per il semplice motivo che storicamente le religioni sono imposte con la spada da un dominatore ad un dominato, da un invasore ad un invaso. Ecco perché gli Ucraini tra le tante cose si devono liberare del Patriarcato di Mosca e perché tutte le chiese d'oriente furono scalpellate dagli Ottomani per togliere le rappresentazioni sacre dalle pareti e metterci i loro ghirigori. Il Sudamerica cattolico. La Scozia e l'Irlanda protestanti. Eccetera.

    Invece io ho letto che ogni popolo crea la letteratura sulla base dei "valori" di cui manca nella vita quotidiana, per esempio i cartoni animati giapponesi esaltano l'amicizia tra lo smilzo, il ciccione e il belloccio perché nella vita i Giapponesi non hanno amici.

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    1. Non sempre le religioni vengono imposte con la violenza (vedi per esempio come il cristianesimo si diffuse nell’impero romano nei primi secoli).
      Onestamente non so come interpretare l’attacco di Zelensky ai religiosi fedeli al patriarca di Mosca: non vedo cosa ci guadagni l’Ucraina… non so, forse vuole essere una provocazione… ma a me l’ingerenza dello stato nella religione sembra un rigurgito di totalitarismo incompatibile con la democrazia liberale.

      La tesi che la letteratura serva a colmare un vuoto mi sembra interessante. Può anche darsi che talvolta sia così, come per l’esempio dei cartoni giapponesi, ma la maggior parte delle volte l’autore tende a evidenziare, giustificare e legittimare i valori della propria società (pensa a Omero, Dante, Shakespeare etc.). Anzi, per la precisione, i valori della minoranza dei potenti che, a volte, può differire da quella del popolo.

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    2. "vedi per esempio come il cristianesimo si diffuse nell’impero romano nei primi secoli".
      Era una situazione eccezionale che dipendeva dal fatto che tra i Romani si poteva praticare qualsiasi culto e credenza se nel contempo si celebrava il culto delle divinità "di Stato". Fondamentalmente l'idea era che potessero esistere tutti gli dei e che in maniera prudenziale convenisse contrattare con tutti ma per prima cosa bisognasse tenersi buoni quelli che avevano garantito le glorie di Roma. Questo implica che il Cristianesimo è il frutto di un lavoro di sincretismo che ha assimilato praticamente qualsiasi cosa sopra il substrato ebraico. L'assimilazione andava di pari passo con la repressione tanto dei "pagani" che degli "eretici". Per capirci, Gesu finì giustiziato in quanto blasfemo per i Rabbini ebrei, dato che affermava di essere il Messia e semplice piantagrane per i Romani, ai quali non importava nulla che fosse blasfemo fino a che diceva "date a Cesare quel che di Cesare". Poi ci furono le Guerre Giudaiche e la distruzione del Tempio causate proprio dal fatto che gli Ebrei si rifiutavano di riconoscere la supremazia dell'Imperatore e di conseguenza degli Dei di Roma. I Romani erano già in Palestina, non l'avevano invasa, ci erano venuti chiamati dal Re di Israele come alleati contro i popoli circostanti. Ironicamente, le "crociate" furono poi organizzate dal Papa in risposta ad una lettera dell'Imperatore d'Oriente che chiedeva aiuto all'Imperatore d'Occidente contro i barbari.

      "Onestamente non so come interpretare l’attacco di Zelensky ai religiosi fedeli al patriarca di Mosca"
      Incredibile, ci sei o ci fai?
      L'Ucraina è un Paese in guerra, invaso da un Paese confinante e minacciato di annessione e genocidio. Le Chiese ortodosse NON sono "universali" come la Chiesa Cattolica che è una. Le Chiese ortodosse sono subordinate al potere politico, emanano dalla autorità politica, ogni Chiesa si fa organo di propaganda e controllo della propria autorità politica di riferimento. Il Patriarcato di Mosca è subordinato a Putin. I "fedeli" del Patriarcato di Mosca sono soggetti alla propaganda "russa" e il clero necessariamente è composto da "agenti russi".

      "non vedo cosa ci guadagni l’Ucraina"
      Ripeto, secondo te un Paese in guerra può tollerare di avere al proprio interno una Chiesa che fa propaganda per il nemico e magari usa le proprie strutture per azioni di spionaggio e sabotaggio?

      "a me l’ingerenza dello stato nella religione sembra un rigurgito di totalitarismo incompatibile con la democrazia liberale"
      Deliri. Immaginati se domani i Testimoni di Geova in Italia cominciassero a sacrificare pecore e capre nei parchi e nei giardini. Arriverebbe la Polizia ad arrestare i partecipanti al rito e a sequestrare il materiale perché la cerimonia violerebbe le leggi in materia di igiene, macellazione degli animali, ordine pubblico.
      Questa non è "interferenza nella religione", è esattamente il contrario, è la "religione" che interferisce con la Legge dello Stato.

      In uno Stato in guerra poi non vige la Legge ordinaria ma lo Stato di Emergenza quindi le leggi speciali.
      Le leggi speciali possono essere drastiche, per esempio potrebbero autorizzare le Forze dell'Ordine ad eseguire condanne a morte senza processo o con processi sommari. Come è successo in Italia negli ultimi tempi della Seconda Guerra Mondiale, da entrambe le parti. Te lo ricordi vero Mussolini appeso per i piedi.

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    3. "Anzi, per la precisione, i valori della minoranza dei potenti che, a volte, può differire da quella del popolo."
      Se non ci hai pensato, è difficile fare o fruire di letteratura se sei illetterato.

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    4. Ti rispondo a “blocchetti” riportando solo la sezione della mia precedente risposta a cui ti riferisci.

      > "vedi per esempio come il cristianesimo si diffuse nell’impero romano nei
      > primi secoli".
      Un altro esempio di religione che non fu portata dalle armi dei vincitori è il buddhismo che dall’India passò alla Cina e poi in Giappone e perfino in Russia grazie all’opera dei loro missionari.
      Intendiamoci: in genere è il conquistatore che impone la propria religione ai vinti ma vi sono anche importanti eccezioni.

      > "Onestamente non so come interpretare l’attacco di Zelensky ai religiosi fedeli al patriarca di Mosca"
      Non sono d’accordo sul fatto che il clero ortodosso ucraino fosse composto “necessariamente” da agenti russi. La stragrande maggioranza erano religiosi e basta. Ma anche pensando che fra loro possano esservi dei religiosi favorevoli alla Russia come giustificare le violenze fisiche che hanno subito a opera di un governo che si proclama democratico?

      > "non vedo cosa ci guadagni l’Ucraina"
      Capisco il tuo punto di vista ma a me pare invece un’ingerenza della politica sulla religione. Cioè questi religiosi non è che sono arrivati l’anno scorso da Mosca: suppongo che fossero da decenni in Ucraina (e magari di etnia ucraina) e divenuti preti in epoche non sospette. Non agenti dormienti in attesa di essere chiamati in azione da Mosca ma veri religiosi...

      > "a me l’ingerenza dello stato nella religione sembra un rigurgito di
      > totalitarismo incompatibile con la democrazia liberale"
      Il tuo esempio con i Testimoni di Geova non ha senso: non è un’analogia corretta di quanto è accaduto in Ucraina.

      >In uno Stato in guerra poi non vige la Legge ordinaria ma lo Stato di
      > Emergenza quindi le leggi speciali.
      Certo, questo è vero: però non significa che ciò che è reso legale dall’emergenza sia anche giusto. Io infatti non mettevo in dubbio la legalità della repressione religiosa di Zelinsky (sebbene abbia dubbi anche in questo senso) ma la sua giustizia.

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    5. > "Anzi, per la precisione, i valori della minoranza dei
      > potenti che, a volte, può differire da quella del popolo."
      > Se non ci hai pensato, è difficile fare o fruire di
      > letteratura se sei illetterato.

      Infatti parlavo di "valori": un sottoinsieme della cultura e non certo di "letteratura".

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