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lunedì 21 agosto 2023

Doveri e divagazioni naturali

Oggi avrei tante cose da scrivere ma, tanto per cambiare, ho ripreso Rawls e quindi darò la precedenza a “Una teoria della giustizia”…

Per prima cosa una sciocchezza ma che mi irrita: come mai Rawls non ripete mai i concetti che ha già spiegato? Per esempio spesso si richiama ai “due principi di giustizia” ma non si preoccupa mai di ricordare quali effettivamente siano! Che, oltretutto, il primo dei due è diviso in due parti…
Per la cronaca abbiamo: 1. uguaglianza; 2. pari opportunità; 3. principio di differenza.
...però, controllando nei vecchi pezzi (ricordavo di essermi già scornato con questo problema), ho trovato la seguente nota in 30 e lode:
«per mia utilità, ma suppongo anche del lettore occasionale, ripropongo qui i due principi di giustizia: 1. pari libertà per tutti 2. le diseguaglianze economiche e sociali sono accettabili se: a. “ragionevolmente previste a vantaggio di ciascuno”; b. “collegate a cariche e posizioni aperte a tutti”. (ma non poteva dire che i principi di giustizia erano tre invece di dividere il secondo in due condizioni??). Modificato 9/1/2023: stamani ricontrollando appunti e rileggendo le note dei capitoli precedenti mi sono convinto che l'applicazione pratica del secondo principio di giustizia si "trasforma" nel principio di differenza, ovvero in politiche volte a massimizzare nel lungo termine le condizioni socio economiche di chi sta peggio. Questi vuoti di memoria sono la conseguenza di leggere testi molto complessi in periodi molto lunghi, spesso non toccandoli per settimane...»

E infatti anche stavolta erano mesi che non lo toccavo: è un libro che mi piace ma lo trovo molto impegnativo e faticoso da leggere… vabbè, veniamo al sodo…

Sono al sottocapitolo 51, “Gli argomenti in favore dei principi di dovere naturale”, del capitolo VI “Dovere e obbligo”.

I doveri naturali sono molteplici ma Rawls si concentra sul “dovere dell’uomo di sostenere e promuovere le istituzioni giuste”. Questo si traduce in due obblighi: 1. obbedire e rispettare le istituzioni giuste; 2. aiutarle a essere giuste.

Chi mi conosce può già immaginare quale sia la mia obiezione di fondo a questa visione dell’“uomo” di Rawls.
L’uomo non è l’essere ideale immaginato da Rawls: l’uomo comune non ha tempo né voglia di interessarsi a queste problematiche.
Che senso ha quindi costruire tutta una filosofia basata su un uomo ideale che non esiste? Che attinenza avranno i risultati così ottenuti con le problematiche reali?
Io temo molto poca: l’unico valore che gli concedo è quello di indicare (al netto di altri fattori su cui avrei da ridire) la “direzione” giusta o ideale verso cui si dovrebbe cercare di aspirare. Con l’importante distinguo di ricordare sempre di non essere nella situazione ideale ma in un compromesso che deve tenere conto delle innumerevoli contingenze della realtà.

Nel prosieguo Rawls si “ricorda” che gli uomini non sono creature ideali e spiega che potrebbero essere tentati di sottrarsi ai doveri imposti loro dalla società pur godendone i benefici che questa assicura loro.
I motivi sono essenzialmente due: 1. l’uomo non fa il proprio dovere per scarso senso del giusto; 2. l’uomo, anche se ha il senso del giusto, teme che altri non facciano il proprio dovere e quindi (per non fare il “fesso”) non lo fa neppure lui.
Ma per Rawls in una società “bene-ordinata” non vi sarebbero le tentazione del primo tipo e, di conseguenza, neppure quelle del secondo.
Però la teoria della società “ben-ordinata” è basata sull’ideale dell’uomo perfetto che invece non esiste e, quindi, anche questa “dimostrazione” pare logica e conseguente a Rawls ma non a me!

Altri due doveri naturali sono il rispetto verso gli altri e il dovere di aiuto reciproco.
Sul dovere di aiuto c’è poco da dire (in realtà ci sarebbe da fare qualche distinzione fra singolo e società ma lasciamo perdere) invece ho trovato molto interessante il dovere di rispetto del prossimo.
Questo dovere si manifesta in due obblighi: 1. sforzarsi di comprendere il punto di vista altrui; 2. essere pronti a fornire onestamente le ragioni delle nostre azioni.
Anzi, voglio citare direttamente: «Il rispetto reciproco può essere mostrato in vari modi: con la nostra volontà di vedere la situazione degli altri nella prospettiva della loro concezione del proprio bene; e con l’essere pronti a fornire ragioni per le nostre azioni, in tutti i casi in cui esse influiscono concretamente sugli interessi altrui.» (*1)
Incidentalmente questo mi fa tornare in mente la conclusione del secondo capitolo di “On becoming a person” di Rogers.
Rogers spiega che nella sua carriera di psicoterapeuta si è progressivamente reso conto che la strategia migliore è quella di essere comprensivi e accettare i propri pazienti per quello che sono e, contemporaneamente, essere sinceri nell’esprimere le proprie emozioni verso di essi: se il paziente dice o qualcosa che irrita lo psicoterapeuta esso non dovrebbe far finta di nulla: ma il punto qui, secondo me, è la sincerità e trasparenza dello psicoterapeuta.
Non solo: Rogers aggiunge che questo modo di relazionarsi è produttivo non solo nel rapporto coi pazienti ma in tutti i tipi di relazione.
Magari sono io INTP (*2) ma vi vedo una notevole sovrapposizione fra la relazione ideale di Rogers e la definizione di dovere naturale del rispetto verso gli altri di Rawls.
Ipotizzo quindi che i pazienti di Rogers soffrissero di una carenza (vera o presunta) di rispetto (nel senso filosofico) da parte della società. L’essere rispettati dall’autorità del medico dà loro fiducia in se stessi e, magari, la carica necessaria per confrontarsi con maggior successo con la società.
Chiederò a una mia amica esperta dell’argomento…

Vedo che mi è rimasto un po’ di spazio per un’ultima divagazione: ne approfitto!
Per verifica ho chiesto a chatGPT di spiegarmi la distinzione fra dovere prima facie e dovere “tutto considerato”. Avevo capito bene (è già qualcosa!) ma l’esempio usato per spiegarsi da chatGPT è chiaramente collegato al paradosso del filosofo Benjamin Constant (v. Ancora sull’imperativo categorico).
Un dovere prima facie è un dovere di “primo acchito” ovvero considerando solo un sottoinsieme di fattori; al contrario il dovere “tutto considerato” considera tutti gli elementi.
L’imperativo categorico di Kant ci dice che dobbiamo fare sempre la cosa giusta senza preoccuparci delle conseguenze: questo significa che non si deve mai mentire non importa quali siano le conseguenze. Il paradosso di Constant ipotizzava una situazione in cui un assassino si presenta alla nostra porta e ci chiede se un nostro amico che deve uccidere è da noi: per Constant qui era lecito mentire per non rischiare la vita dell’amico, per Kant no.
Nell’esempio di chatGPT in una situazione come quella descritta dire la verità è un dovere prima facie ma mentire è il dovere “tutto considerato”.

Conclusione: nei prossimi giorni sarà il turno di Trotsky o di Hobsbawm...

Nota (*1): tratto da “Una teoria della giustizia” di John Rawls, (E.) Feltrinelli, 2021, trad. Ugo Santini, pag. 325.
Nota (*2): il mio tipo psicologico secondo la classificazione MBTI che è caratterizzato dalla facilità di teorizzare e mettere insieme nozioni diverse.

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