Allora, anche oggi una giornatuccia e quindi scrivo questo pezzo per sfogarmi un po’: siccome non voglio annoiare i miei (pochi) lettori metto anche il marcatore “Peso” in maniera di avvisare del pericolo.
Più volte ho scritto in questi mesi di avere dei problemi famigliari ma, nonostante io tenda a scrivere anche cose molte private di me stesso, ancora non ho specificato di cosa si tratti. I motivi sono due: 1. la situazione non riguarda solo me personalmente ma anche un’altra persona; 2. tendenzialmente non mi piace lamentarmi.
Soprattutto il secondo punto mi condiziona molto: spesso mi capita di chiedermi se sono io che soffro troppo la situazione e che magari altre persone riuscirebbero a cavarsela molto meglio…
Il punto fondamentale è che vivo con un anziano ammalato di parkinson, A., il vedovo (secondo marito) di mia mamma. Ovviamente il parkinson non si sviluppa all’improvviso: sapevamo della malattia dai primi anni 2000 e per la maggior parte del tempo i sintomi sono stati contrastati senza problemi dai farmaci. Sapevo che prima o poi la situazione sarebbe peggiorata ed ero sostanzialmente pronto ad affrontarla quando, negli ultimi anni, ha preso a peggiorare vistosamente.
Il problema però è che al parkinson si sono sovrapposti altri due problemi: 1. una grave frattura al collo (provocata da una caduta, provocata da un repentino calo di pressione, provocato dal parkinson) che provoca ad A. delle fitte di dolore fortissime e molto frequenti (col pericolo costante, in caso di nuova caduta, di paralisi dal collo in giù o morte) che impattano su qualsiasi attività; 2. una forma di demenza, forse collegata al collo (il dolore gli impedisce di concentrarsi e quindi accentua i problemi di logica che ha) o, più probabilmente, legata a dei danni cerebrali causati da dei gravi svenimenti (di nuovo legati al parkinson) con scompensi respiratori e cardiaci.
Insomma, il problema non è solo il parkinson ma a esso si sovrappongono il collo rotto e la demenza (o quel che è). Anzi se il problema fosse solo il parkinson neppure starei a lamentarmi: come detto ero preparato a esso.
In realtà la sovrapposizione di queste problematiche fa sì che A. non possa essere lasciato da solo: probabilmente non me ne lamenterei se ci fosse ancora mia mamma. Sicuramente se ne occuperebbe lei per il 75% del tempo e io, bofonchiando, sarei in grado di gestire il restante 25%.
Ma invece sono solo (*1) e questo significa che sono completamente bloccato a casa, in pratica da metà febbraio, quando un secondo svenimento ha portato alla forma di demenza di cui ho scritto.
Da fine marzo abbiamo trovato un ragazzo filippino che viene la mattina 5 giorni su 7, per un totale di 28 ore settimanali (un giorno sta 8 ore invece di 5) ma è solo una boccata d’aria per me considerato che le restanti 140 ore settimanali (senza considerare festività e ferie) sono solo.
A questo aggiungete che come INTP ho tanti pregi ma, probabilmente, sono il tipo peggiore per fare da infermiere. Non ne traggo alcuna soddisfazione ed, essendo gelosissimo del mio tempo, mi sento derubato. So che A. non ha colpe ma mi è difficile non provare del risentimento. Ho mollato un lavoro ben retribuito che mi impegnava 40 ora la settimana e ora ne faccio uno molto più schifoso senza alcuna ricompensa. Si perché, grazie alla demenza, i miei sforzi non sono particolarmente apprezzati, anzi. E grazie al mio carattere da INTP non riesco a trattare con una persona illogica anche se so che è malata.
A questo aggiungiamo che è da febbraio che non ho una “vacanza”: e per vacanza intendo semplicemente 24 ore consecutive in pace, da solo, per conto mio, il modo in cui gli I--- come me ricaricano le proprie energie.
Una mia giornata tipo (senza il buon filippino): mi alzo fra le 5:30 e le 7:00 e ne approfitto per scrivere al calcolatore. Alle 8:30 vado a controllare la situazione da A., a dargli la prima pasticca della giornata (1 madopar) più colazione nella forma di una merendina + un bicchiere di succo di frutta da bere (lotta per farlo bere dato che beve pochissimo). Alle 9:30 lo aiuto a vestirsi: grazie alla demenza non è che gli riesca molto da solo e comunque molti movimenti gli provocano le terribili fitte di dolore; lo porto al televisore.
Ore 10:30 altre medicine (1 sirio + 1 sinemet) più merenda: magari un toast con altro succo da bere (altra lotta per farlo bere). Alle 12:00 altra medicina (il 2° madopar della giornata), lotta per farlo bere. Preparo il pranzo per me (in genere mi arrangio) poi per Andrea: niente di eccezionale ma una mezz’oretta almeno ce la perdo (lotta per fargli bere un bicchiere di acqua durante il pasto). Ah! Nella mattinata ci sono direi almeno altre tre o quattro miei interventi di media: per esempio per andare in bagno, per accompagnarlo al letto (se per esempio il dolore al collo è troppo forte), per mettere in lavatrice lenzuola e simili, per risistemare il televisore (grazie alla demenza non sa più usare il telecomando) oppure se sento un rumore sospetto vado a controllare cosa succede (grazie alla demenza a volte si mette a fare cazzate col pericolo, ovviamente di cascare).
Alle 15:00 altre medicine: 3° madopar + 1 quetiapina. Alle 17:00 altra merenda, per esempio panino + succo di arancia e altre medicine (2° sirio e 1 cardioaspirina). Alle 19:00 altra medicina: il 4° madopar della giornata. Mangio rapidamente per conto mio qualcosa e poi preparo per A.: come al solito non faccio niente di eccezionale ma 20-30 minuti ce li perdo. Prima di andare a dormire poi altre medicine: 2° quetiapina, 2° sinemet e 1 urufluss.
Come per la mattina, ancor più per la sera sono numerosi (ci sono più ore) i miei interventi per le stesse ragioni che ho precedentemente elencato.
Considerato che ho una mente che ci mette un casino di tempo per concentrarsi su qualcosa trovo queste continue interruzioni molto destabilizzanti e frustranti. Anche per questo faccio così fatica a portare avanti i miei interessi come la scrittura del mio nuovo racconto su Strabuccino.
Verso le 21:30 ma, soprattutto se sono stanco e vorrei andare a letto presto, anche alle 23:00 porto A. a letto con tutte le operazioni connesse e annesse.
A quel punto ne approfitto per andare a vedere le stelle: ci passo mezz’ora o anche un’ora. Dipende dalle zanzare, dalla visibilità e dalle stelle cadenti.
Rientrato in casa leggo i miei libri. Magari mi capita di essere molto stanco ma cerco di fare più cose possibili fin tanto che posso starmene in “pace” e così finisco per fare quasi sempre le 1:00.
In questi ultimi giorni fa pure caldo: in camera dovrei avere sui 28° di massima per via del calcolatore sempre acceso. Quindi le ore che dormo sono poi parecchio frammentate, bene che vada mi sveglio almeno 2 o 3 volte. Fortunatamente non ho bisogno di molto sonno.
Questo è il motivo per cui spesso mi capita di scrivere che sono stressato! Magari tutti hanno situazioni di questo genere ma, lo ripeto, quello che mi frega è una somma di problematiche: le tre malattie di A., il mio carattere INTP non adatto a fare l’infermiere e, soprattutto, che sono praticamente solo a dover gestire questa situazione, ogni giorno della settimana di ogni mese. Ed è così da metà febbraio (anche se pure dicembre e gennaio non erano stati particolarmente facili, anzi).
Ci sarebbe da dire dei dottori: com’è che ci sono così tanti imbecilli? Perché sono circondato da idioti? No, via è troppo complicato entrare nei dettagli senza fornire un sacco di contesto: però non sono assolutamente soddisfatto di come lavorano. Io gli fornisco un flusso di informazioni perfettamente organizzato da cui dovrebbero capire il problema ma invece si limitano a considerare il 25% di quello che gli dico/scrivo e si basano solo su di esso. Ancora non ne ho trovato uno decente fra la decina con cui ho avuto a che fare…
Lasciamo perdere che è meglio!
Conclusione: domani mi alzo alle 5:00 e vado a Pisa: in realtà è una vacanza per me perché mi permette di staccare dalla nauseante vita quotidiana. E poi c’è sempre la speranza di un incidente: io infatti vado avanti per senso del dovere non perché mi aspetti ancora qualcosa dalla vita! Anzi vedere tutti i coglioni che coglionano il mondo è particolarmente frustrante. Solo che io guido così bene… sigh! (*2)
Nota (*1): sapeste quanti accidenti ho lanciato a mia mamma per avermi incastrato in questa situazione!
Nota (*2): sono ironico. Più che guidare bene sono iper prudente e viaggio molto lentamente…
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