Come stabilito ho ripreso a leggere intensamente il libro di psicosociologia. Finalmente ho finito il capitolo sulla violenza di cui non condividevo l’essenza (per me la base della violenza è l’ingiustizia sociale non il giochino violento al calcolatore) e ho iniziato quello nuovo che promette di essere interessantissimo: “Attrazione e intimità”.
Per adesso ho letto appena le prime quattro pagine introduttive e già mi sento un alieno! Non posso fare a meno di ridacchiare a leggere quanto soffrono le persone quando si sentono rifiutati dagli altri, anche per delle banalità assolute.
Innanzi tutto il titolo di questa sezione: “Quanto è importante il desiderio di appartenere?”
Io non sapevo neppure che esistesse questo desiderio!
Ecco, capirei forse il desiderio di “possedere”, anche se mi sembrerebbe egoistico, ma “appartenere” (“belong” nel testo originale)…
Viene poi specificato che “appartenere” equivale a sentirsi “supportati da una relazione intima e vicina”. Figuriamoci! È da così tanto tempo che ho fatto a meno di questo bisogno: nessuna mia iniziativa è stata supportata dai miei genitori (vabbè, mia mamma mi avrebbe anche supportato ma, visto che non capiva la mia logica, il suo supporto valeva zero per me) e col crescere ne ho fatto sempre più a meno.
Ecco, semmai io cambierei il termine “appartenere” con “condividere” esperienze. Questo è in effetti un bisogno che sento: forse è uno dei motivi di fondo per cui tengo questo ghiribizzo: condividere le mie riflessioni (e contemporaneamente non mi interessa se vengo letto da un pugno di persone: come ormai appurato non cerco l'approvazione altrui!). Ma anche condividere oggetti o idee. Per esempio amo moltissimo far conoscere alle altre persone i gruppi musicali (anzi in generale singole canzoni) che più mi piacciano. Oppure prestare libri. Forse anche il regalare rientra in questa categoria: cose che mi hanno causato esperienze e che, allo stesso modo, le daranno ad altri… Bo, può darsi!
Ah! questo desiderio di “appartenere” deve stare in equilibrio con il desiderio di autonomia (mi torna) e di competenza (“competence” nell’originale) che non riesco neppure a intuire cosa indichi (ma sicuramente verrà spiegato nel prosieguo).
Chi soddisfa il desiderio di “appartenere” si sente più sano e soddisfatto. Ah! E l’amore ha un effetto antidolorifico nel vero senso della parola!
Ma ciò che più mi hanno colpito sono le pagine di esempi di esperimenti in cui la “vittima” è rifiutata dagli altri subendo delle reazioni psicologiche piuttosto significative. Io, nella maggior parte di questi esperimenti, mi vedo al massimo leggermente seccato.
Non c’è scritto cosa accade a chi non è invitate alle feste dei compagni di scuola ma, da quanto leggo, ci si dovrebbe sentire piuttosto depressi. A me succedeva regolarmente e il mio disappunto, quando c’era (dipendeva se mi piaceva o meno l’ospite) sarà stato mediamente 2 su 10 che però mi passava subito pensando che mi avevano tolto l’imbarazzo di rifiutare l’invito!
Ah! Altra serie “divertente” di traumi da ostracismo riguardano le reti sociali: apparentemente chi ha pochi amici o riceve pochi “like” va in depressione: io invece tengo volutamente basso il numero di amici e se ricevo pochi “like” do la colpa agli algoritmi di FB o al fatto che, semplicemente, le mie conoscenze non riescono ad apprezzare pienamente il mio pensiero.
L’abitudine a essere significativamente più intelligente della gente che mi sta intorno mi porta a una sorta di longanimità nei loro confronti che, contemporaneamente, mi spinge però anche a valutare poco la loro approvazione o mancanza di essa.
Poi, come al solito, credo che tendenzialmente gli INTP sentano significativamente meno degli altri tipi psicologici il bisogno di essere approvati e, proprio per questo, si permettono le “stranezze” comportamentali per cui sono famosi.
Conclusione: comunque il “divertimento” per me inizierà nelle sezioni in cui si parla di attrazione sentimentale: sono sicuro che anche in questo caso io mi baso su parametri completamente diversi dalla norma… Vedremo!
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Ad esempio il noto "Meglio soli che mal accompagnati!" è semplicemente insopportabile per molte persone (personalmente è una delle linee guida che adotto per avere una buona qualità di vita).
RispondiEliminaPer quelle persone l'appartenere ad un gruppo/comunità è così importante da prevalere nettamente sulle caratteristiche di quel gruppo/comunità!
Sorrido e concludo con un :- "Il mondo è bello perché vario!". :)
Io credo che alla fine tutto dipenda dalla psicologia dei singoli. Siamo tutti diversi e l'influenza della psicologia e degli istinti cambia da individuo a individuo (e ovviamente anche dal sesso).
EliminaIn questi casi mi pare inutile fare classifiche di bene e male, cioè di comportamenti giusti e sbagliati. Questo perché il valore dei parametri che usiamo per valutarli è soggettivo. In altre parole ciascuno avrebbe la propria classifica non confrontabile con quella altrui.
Secondo me per i comportamenti vale il detto "Tutti i gusti sono gusti"...