Questo è un esperimento. Ho spento lo schermo e ho iniziato a scrivere a casaccio, cercando solo di descrivere delle immagini che avevo in testa. Senza capirle, senza volerle capire. Volevo scrivere una poesia sul disagio di questi giorni. Mi mancavano le parole.
Eppure, da questo caos proteiforme, un'immagine ha preso forma: un'idea, una traccia venuta dal nulla. E che probabilmente non vale nulla...
Il materiale
=======
Valido, vedo un muro intorno a me,
una banda gialla ininterrotta,
su terreno purpureo, come una corona di carta.
Un muro di noia, indifferenza vuoto al dilà e vuoto al di qua.
Sulla cima di un colle spoglio, un muro bianco ne racchiude la gvetta.
Tutto brullo e sterile, vuoto sia qua che al di là...
È la testa di un gigante valva von una corona di cara.
Un gigante foille che segue la sua strada. A caso...
Un gigante che non sa dove va...
Noi siamo solo pidocchi divisi da barriere immaginarie....
Dall'alto della collina vedo che i pericoli che ci circondano. Urlo a squarcia gola ma nessuno ascolta la piccola pulce.
E le altre pulci mi guardano, sorridono sapute e non mi capiscono...
L'idea...
-=-=-=-
Sono su una collina brulla e violacea,
desolata, silenziosa e riarsa dal sole.
Una fragile barriera di carta ne fortifica la vetta
e io ne sono il suo ultimo stanco difensore.
Oltre la barriera non c'è nulla: altra terra color porpora
più screpolata, sudicia e puzzolente ma sempre spoglia.
Alzo lo sguardo e lontano vedo fiamme feroci,
baratri oscuri che ridono famelici:
oscillano tutt'intorno come costellazioni impazzite.
Abbasso lo sguardo e solo ora noto i miei simili,
larve indifferenti, che si muovono indaffarate e indifferenti:
guardano solo il proprio naso e lo seguono fedelmente;
Si incontrano, si scontrano, si amano e si odiano. Indifferenti, falsi e vuoti.
Poi capisco: anch'io sono un pidocchio come loro,
siamo sulla testa di un gigante folle che si crede di un re.
Egli, immenso e immensamente goffo,
barcolla ubriaco fra pericoli mortali che
il suo vuoto cervello non capisce né comprende.
Allarmato urlo a squarciagola “Cambiamo strada! Cambiamo strada!”
È possibile? Forse no, ma dovremmo provare...
Ma gli altri pidocchi mi guardano, scuotono la testa,
mi sorridono saputi, ma non capiscono.
Non mi ascoltano...
Rifinitura
*+*+*+*+*
Su una collina brulla e violacea,
desolata e silenziosa, vago.
Una fragile barriera di carta
ne fortifica l'estrema vetta.
È gialla, dipinta di stelle
immense, animate e colorate.
Della vana e spoglia fortezza
sono l'ultimo stanco difensore.
Oltre il muro non c'è niente:
altra terra dura color porpora,
più screpolata, sudicia e puzzolente,
ma sempre consumata e arida.
Alzo lo sguardo e, lontano, vedo
Fiamme feroci e baratri oscuri:
ridono famelici, aspettano fiduciosi.
Si avvicinano improvvisi, i loro artigli
ci sfiorano, poi lesti si allontanano.
Come costellazioni impazzite,
su una giostra degli orrori,
ruotano danzando intorno a noi.
Abbasso lo sguardo e noto i miei simili,
larve indifferenti e indaffarate:
vedono solo il proprio naso
e lo seguono fedelmente.
Si incontrano, si scontrano,
si amano e si odiano.
Ma è apparenza, sono fantasmi
sempre falsi e vuoti:
ombre di ciò che dovrebbero essere.
Recitano una tragica commedia:
sgomitano per essere protagonisti
di una farsa che nessuno mai vedrà.
Dovrebbero essere disperati ma
vedono le immagini sul muro
e si illudono di esistere. Povere ombre...
Poi chiudo gli occhi e capisco:
siamo solo miserabili pulci!
Sulla testa calva di un gigante folle
che si crede un re incoronato, viviamo.
Egli, immenso e immensamente goffo,
barcolla ubriaco fra pericoli mortali
ma il suo cranio vuoto non lo comprende.
Allarmato urlo a squarciagola:
- “Cambiamo strada! Cambiamo strada!”
È possibile? Credo di no,
ma dovremmo provarci...
Gli altri pidocchi mi guardano,
scuotono il capino e mi sorridono saputi:
non capiscono né rallentano.
Mi sentono, forse,
ma non mi ascoltano...
Politicizzazione (s.f.)
1 ora fa
Nessun commento:
Posta un commento