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martedì 20 marzo 2012

Triplice serendipità

Ieri sera iniziai un post ma era tardi e non lo finii: si trattava del mio commento su “La notte nel Medioevo” del quale ho già accennato nel corto Book overflow. Oggi avrei potuto terminare di scriverlo ma, nel frattempo ieri sera, sono andato avanti nella lettura di “Storia della stregoneria” di Giordano Berti (Oscar Storia Mondadori, 2010) e in poche pagine si sono verificate quel genere di coincidenze che tanto mi sorprendono (vedi ad esempio Serendipità libresca)...

Qualche settimana fa una mia amica mi scrisse: “cosa mi dici del corpo e il sangue di Eymerich?”.
Io, che non sapevo nemmeno se si riferisse a un libro o a un film, le risposi che non avevo idea di cosa fosse questo Eymerich...
Ieri sera, a pagina 63 di “Storia della stregoneria”, leggo: “I limiti {nell'uso della tortura} definiti da Gui {Bernardo Gui, quello del “Nome della rosa”} furono sostanzialmente ribaditi da un altro inquisitore, il catalano Nicholas Eymerich (1320-1399), che agì principalmente in Spagna ma la cui influenza si perpetuò in tutta Europa, nei secoli a venire, grazie al Directorium inquisitorium, redatto nel 1376.”. E continua con varie informazioni su Eymerich per un'altra mezza paginetta...

A pagina 64 (ibidem) inizia poi il sottocapitolo intitolato “Il culto del caprone” dove viene spiegato che per la prima volta fra il 1320 e il 1350 (ma forse, spiega poi, si tratta di un falso storico di qualche secolo posteriore) il diavolo viene a essere identificato col caprone: streghe e stregoni gli devono baciare l'ano per riceverne in cambio conoscenze proibite.
Letto il paragrafo mi si è immediatamente formata nella mente un'immagine: “ma dove l'ho vista?” mi sono chiesto. Dopo un secondo mi sono ricordato:

Esatto! Si trattava della copertina del libro che avevo finito di leggere il giorno prima!

A pagina 67 (ibidem) infine, sempre riferendosi al culto del caprone, viene spiegato che un fondo di verità nelle confessioni estorte dall'inquisitore è probabile. In particolare si legge: “...l'identificazione fra il caprone e il diavolo rappresenta la demonizzazione di un rito agrario più antico, legato a qualche divinità celtica cornuta come Cernunnos, o anche alla sopravvivenza di culti bacchici ...”.
Beh, come poteva mancare un riferimento al libro più citato in questo blog?
E infatti pochi giorni fa, a pagina 557, ne ho letto il capitolo 49 “Antiche divinità della vegetazione come animali” del quale il primo sottocapitolo è intitolato “Dioniso, la capra e il toro”: inutile dire che si parla esattamente del summenzionato accenno alla relazione fra rito agrario/Dionisio (Bacco per i latini) e caprone!

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