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venerdì 5 novembre 2021

La ciclista

Sogno fatto questa mattina che voglio aggiungere alla mia serie sulle improbabili anime gemelle!

«Sono in città ed è notte. Per tornare a casa stavolta ho una bici.
Come al solito la geografia della città è vaga: se ne riconoscono elementi specifici ma le relazioni spaziali fra gli stessi non tornano. Sono sui viali che circoscrivono il centro storico. Nonostante l’ora c’è abbastanza traffico [vero anche nella realtà!]. Mi viene l’idea di andare sulla pista ciclabile a fianco della strada. Qui si viaggia bene, ci sono tanti altri ciclisti, una decina direi.
La maggior parte presto o tardi svolta a destra per andare in centro.
Siamo rimasti in due: davanti a me una ragazza mi precede di qualche metro. Intanto non è più notte fonda ma siamo quasi al mattino: gli studenti stanno andando a scuola e gli adulti a lavoro.

Arriviamo a un semaforo che diventa rosso proprio davanti a noi: invece di fermarci ci pieghiamo in avanti sui pedali per accelerare.
Qui abbiamo un’intuizione, come un pensiero condiviso da entrambi: mi viene naturale giustificarmi dicendo “che di solito mi fermo ai semafori rossi”. Lei si volta verso di me ridendo e rispondendomi che lo stesso vale anche per lei.

Finalmente la “noto” per la prima volta: mi ero già accorto che era una ragazza ma, anche a causa del cappottone, l’avevo vista solo di schiena senza farmene un’idea precisa. Hai i capelli lisci lunghi fino alle spalle che non mi piacciono perché sono schiariti artificialmente: vedendola in faccia noto gli occhi celesti e il sorriso molto bello. Sul corpo posso dire solo che è magra. Probabilmente una ragazza carina ma non bellissima. Indossa jeans, maglione e, come detto, cappotto: sembra più dicembre che novembre.
Pedaliamo insieme scambiandoci battute superficiali: mi sento molto a mio agio con lei.

Poi lei arriva dove dovrebbe girare (anche lei a destra per il centro) e io le chiedo sfrontatamente dove va di preciso [mentre le battute leggere sono plausibili, da sveglio non oserei mai fare una domanda così diretta].
Lei mi chiede solo “perché?” e io le rispondo: “Altrimenti per ritrovarti dovrei girare tutto il centro...”
Le piace la mia risposta, abbiamo superato la sua strada e avanziamo piano piano per non allontanarcene troppo. In maniera molto spontanea le ho messo il braccio destro sulle spalle in maniera da dare a entrambi un equilibrio più stabile dato che siamo quasi fermi.

Il discorso si fa più personale. Lei mi dice che lavora per una casa editrice (direi che lei ha 25-30 anni mentre io, nel sogno, 30-35). Mi accenna a dei classici in inglese di un genere YYY [non ricordo più, era qualcosa di piuttosto specifico]. Ora io di letteratura non so niente ma piuttosto che ammetterlo provo a dirle un titolo di Jane Austen (l’unica autrice che conosco un po’). Mia cugina è un’appassionata ed eventualmente avrei altre cose da dirle e su cui chiacchierare [di solito non sarei così calcolatore, non di certo così rapido, ma nei sogni ho questa dote].
Poi la Austen è un’autrice abbastanza femminista per l’epoca con le protagoniste sì sensibili ma anche forti, indipendenti e coraggiose: dubito che possa farle una cattiva impressione.

Invece mi viene fuori dalla bocca il titolo “Piccole donne”! Non è il titolo giusto, né di Jane Austen (!), ma fortunatamente è un fuochino. Mi spiega che anche lì hanno perso i diritti (penso si riferisse alle case editrici) e finalmente mi dice che sta lavorando a una traduzione della “Lettera scarlatta”.
Io, sinceramente (cioè senza volerla impressionare), le dico che deve essere molto difficile tradurre, cioè capire il pensiero profondo dell’autore e riportarlo in un’altra lingua [v. il mio sottocapitolo sull'Epitome [E] 21.3]: e lei allora si entusiasma e inizia a raccontarmi del suo lavoro che ascolto con genuino interesse.

La scena è cambiata. Adesso lei è seduta su uno steccato di legno, siamo in campagna, primo mattino. Io sono forse ancora in bici, lei è più in alto di me, mi tengo/appoggio alle sue ginocchia. Le chiacchiere si fanno più intime: viene fuori che adesso si è lasciata col fidanzato, mi dice che tutte le amiche le suggeriscono di trovare una persona con i suoi stessi interessi, che sia più compatibile ma che per lei normalmente è difficile trovare una persona con cui parlare facilmente (facendomi capire che il suo parlare così liberamente con me è anomalo per lei). Sono d’accordo con lei: fra di noi c’è molta sintonia: anzi direi più sintonia mentale che attrazione fisica [già non ne ricordo più il volto!]. Mi sento molto a mio agio con lei.
»

Poi mi sveglio…
Rispetto al “solito” questa ragazza aveva meno fascino ma decisamente aveva un carattere più compatibile col mio: chissà, forse era una INTP come me?

Conclusione: dovrei trasformare questi pezzi in una serie vera e propria. Tempo fa li rilessi tutti e mi fecero uno strano effetto: alla fine rileggere un proprio sogno è come riascoltare un consiglio ormai dimenticato del proprio inconscio. Non è che acquisti più senso ma si sente comunque che smuove emozioni che ancora risuonano in noi, magari sepolte ma non dimenticate, le quali ancora hanno la forza di turbarci.

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