Da, non ricordo bene, forse questa primavera, forse a inizio estate oppure addirittura dall’anno scorso, il Dr. Campbell sta portando avanti una sua crociata. Non mi pare di averne mai scritto perché è tutto sommato una questione secondaria nella sconcertante gestione della pandemia che vediamo in tutto l’occidente. Però credo che possa essere esemplificativa di una tendenza generale che caratterizza un po’ tutte le autorità sanitarie.
In pratica il Dr. Campbell sostiene che le iniezioni del vaccino alla spalla dovrebbero essere effettuate con la tecnica dell’aspirazione: cioè si dovrebbe inserire l’ago, tirare indietro lo stantuffo, verificare che non si stia aspirando sangue e, solo a questo punto, premere lo stantuffo per iniettare il vaccino. Il motivo è che, sebbene molto raramente (1 volta su 1000?), si potrebbe iniettare in vena un prodotto che è fatto per essere iniettato nel muscolo.
A differenza dei comuni vaccini quelli contro il covid-19 hanno una componente corpuscolare (non so come si traduca in italiano) che se iniettata in vena può portare alla formazione di microtrombi (e quindi, per esempio, potrebbe contribuire alle miocarditi e pericarditi).
Nel corso dei mesi si sono accavallate ricerche che sembrano confermare questa teoria: gli indizi non saranno forse conclusivi ma la mia sensazione è che confermino il pericolo a un buon 90%.
Visto che non c’è alcuna controindicazione ad aspirare, si perde al massimo qualche secondo in più per iniezione, perché non farlo?
L’esperienza di chi nei centri vaccinali si azzarda a chiedere che l’iniezione venga eseguita con la tecnica dell’aspirazione è spesso negativa: può capitare di essere guardati con sospetto, intimiditi o ridicolizzati (e non parlo dell’Italia: situazioni di questo genere sono continuamente riferite da tutto il mondo): questo è a mio avviso la conseguenza dell’aver trasformato le vaccinazioni in una crociata santa cosicché chi legittimamente preferisce non vaccinarsi è equiparato a un infedele o a un pericoloso squilibrato. In questo contesto degenerato perfino chi si vuole vaccinare, ma richiede venga effettuata una procedura diversa dal solito sebbene comunque innocua, viene immediatamente considerato potenzialmente pericoloso scatenando così reazioni ingiustificate da parte del personale sanitario.
Ma non divaghiamo. Il fatto è che ai vaccinatori è stato insegnato a eseguire le somministrazione in questo modo: addirittura il WHO dice di eseguirle SENZA aspirare.
Il Dr. Campbell si è così divertito a cercare di scoprire quando si è passati a fare le iniezioni senza la verifica dell’aspirazione e perché. Ai suoi tempi infatti era insegnato a tutti gli infermieri a eseguire le iniezioni intramuscolari verificando sempre di non aver inavvertitamente centrato un vaso sanguigno e questo indipendentemente dalla zona dell’iniezione.
Apparentemente le motivazioni sono due: 1. nella spalla non ci sarebbero vasi sanguigni; 2. per diminuire il disagio di chi subisce l’iniezione.
Riguardo al punto 1, a commento di un video dove il Dr. Campbell spiegava questa problematica, intervenne anche un medico che si autopresentò come un’autorità di anatomia e che rassicurò gli altri utenti affermando che non c’è rischio di iniettare in vena eseguendo l’iniezione sulla spalla (perché non ci sarebbero vasi sanguigni); ammise poi che comunque, se serviva a rassicurare il paziente, non c’era niente di male a eseguire l’aspirazione.
Il dottore involontariamente fece però la figura dello sciocco che vive nella torre d’avorio della sua specializzazione e che, come tale, confida troppo nelle proprie conoscenze.
Allo stesso video infatti, e comunque anche in altri, risposero anche decine e decine di vecchi infermieri che raccontarono la loro esperienza personale basata su migliaia di iniezioni per carriere pluridecennali. Tutti raccontarono che, sebbene molto raramente, gli era capitato più volte di aspirare sangue facendo iniezioni sulla spalle: impossibile fare stime accurate ma da quello che riportavano l’ordine di grandezza del fenomeno è di una volta su mille (forse, un po’ più precisamente, 1 su 5000).
Inutile dire che in altre parti del mondo, per esempio in Cina, Taiwan e (credo) Danimarca, le iniezioni si continuano a fare col vecchio metodo tradizionale, ovvero verificando mediante l’aspirazione di non iniettare in vena.
Il problema non è se le iniezioni di questi vaccini senza aspirazione sia pericoloso o no (anche se parecchie ricerche fanno decisamente pensare che sia così): il fatto è invece che abbiamo una tecnica che non costa nulla, se non letteralmente un paio di secondi in più a iniezione, che eliminerebbe alla radice questo presunto pericolo e che non ha assolutamente nessuna controindicazione (se non quella del disagio leggermente più prolungato).
Parrebbe qualcosa di apparentemente analogo alla decisione di non suggerire l’assunzione di vitamina D che non avrebbe controindicazioni e che forse (ma anche qui le ricerche farebbero pensare a una sostanziale utilità) ridurrebbe contagi e gravità degli stessi: insomma non ci sarebbe niente da perdere.
Ho scritto “apparentemente” perché con la vitamina D ci sarebbe in realtà una possibile controindicazione: le persone, magari giovani e senza fattori di rischio, che assumessero la vitamina D sapendo (o convincendosi) che minimizza la possibilità di ammalarsi seriamente di covid-19 potrebbero essere portati a decidere di non vaccinarsi (ovviamente dove tale scelta è lasciata libera: in Italia abbiamo l’obbligo mascherato da libertà). La decisione di non vaccinarsi provocherebbe un mancato guadagno alle case farmaceutiche che, a mio avviso, la politica cerca strenuamente di evitare.
Questo “problema” non esisterebbe però per la tecnica dell’iniezione con aspirazione! Qui la persona che subisce l’iniezione ha già deciso di vaccinarsi, il guadagno per la casa farmaceutica è già assicurato…
Quindi qui la spiegazione puramente venale e cinica non regge: il motivo deve essere un altro.
Per eliminazione mi viene in mente un’unica possibilità: la pertinace volontà di non voler ammettere un errore. Lo stato, prendendo a due mani la gestione sanitaria della pandemia, imponendo il vaccino prodotto da poche specifiche case farmaceutiche (i vaccini disponibili sono al momento una trentina) e ignorando sistematicamente ogni altra strada per limitare i contagi e minimizzare il numero delle vittime, si è assunto una gigantesca responsabilità.
Anche ammettere un piccolo errore, ovvero la modalità di somministrazione del vaccino appunto, ne intaccherebbe l’autorevolezza e l’immagine di infallibilità: del resto anche il cittadino più ingenuo e manipolabile arriverebbe alla corretta conclusione che se lo Stato ha sbagliato su XXX allora potrebbe anche sbagliare anche su YYY. E allora tutte le teorie sostenute non da emeriti cretini, come i media amano far credere, ma da ricercatori di tutto rispetto potrebbero aver un loro fondo di verità e correttezza. Tutto dovrebbe essere rivalutato e anche i media compiacenti avrebbero difficoltà a sopprimere le probabili voci dubbiose.
Insomma anche un ammissione apparentemente innocua, come quella di passare a un metodo di somministrazione del vaccino più sicuro, potrebbe far crollare il castello di carta su cui si basa la gestione politica e sanitaria della pandemia.
La politica occidentale infatti nella primavera-estate 2020 decise di sposare un’unica strategia: forse all’epoca anche in buonafede i politici furono convinti dalle lobbi del farmaco che l’unica via di uscita dalla pandemia erano i loro vaccini: tutte le altre alternative avrebbero dovute essere ignorate perché pericolose o inutili.
All’epoca non c’erano ancora tutte le ricerche che ci sono adesso e, volendo, si può pensare che la politica pensasse effettivamente di aver fatto la scelta giusta.
Col tempo però sta emergendo che la soluzione puramente vaccinale non porta da nessuna parte e già si prospetta la necessità di dosi supplementari per rafforzarne l’efficacia.
Il fatto è che la politica ci ha messo la faccia e ha affermato di agire su basi scientifiche.
Come detto un anno e passa fa ciò poteva essere più o meno vero ma adesso la scienza inizia a raccontare una storia diversa.
La scienza è lenta, soprattutto se politica e media spingono in direzione opposta per ostacolarne l'evoluzione, ma la verità scientifica emerge. Mi riferisco in particolare alle alternative farmacologiche a basso costo e alle controindicazioni nel breve termine delle vaccinazioni che personalmente sospetto fortemente sottostimate (*1).
Come uscirà quindi la politica occidentale da questo vicolo cieco in cui si è infilata?
Onestamente non lo so: la pressione dei media a favore dei vaccini sull’opinione pubblica è già massima e non può essere aumentata ulteriormente (credo). Apparentemente pare che la politica occidentale, con la propria usuale miopia, prosegua pervicacemente nel non voler ammettere l’errore, nel fingere che tutto vada bene e che la scelta dei (soli) vaccini sia corretta.
Forse si scaricheranno tutte le responsabilità su dei capro espiatori: in Italia del resto è da questa primavera che ho identificato che la funzione di Speranza sarà proprio quella di prendersi tutte le colpe insieme al generale pennutissimo (che avrà facile gioco nel dire di aver “ubbidito agli ordini”).
Conclusione: pervicacia, ovvero il perseverare volontario nell’errore, e scienza non vanno molto d’accordo. Vedremo come la politica uscirà fuori da questa situazione. In Italia negando con sicumera l’evidenza, in paesi più seri non so. Vedi anche la nota (*1).
Nota (*1): circa 3 ore dopo aver scritto questo paragrafo è uscito questo video del Dr. Campbell: British Medical Journal vaccine trial report dove commenta il seguente articolo Covid-19: Researcher blows the whistle on data integrity issues in Pfizer’s vaccine trial. Vabbè non commento perché ho già scritto abbastanza. Sicuramente nei prossimi giorni i 36 miliardi di utili della Pfizer ottenuti col suo vaccino faranno sentire il loro peso e tutto vera minimizzato in qualche maniera…
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