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lunedì 19 aprile 2021

Иван Васильевич меняет профессию

Non ho idea di cosa significhi il titolo di questo pezzo: è il nome di una pellicola consigliatami dal mio amico matematico russo Oleg che, apparentemente, è anche un appassionato di film.
A dire il vero ho iniziato io facendogli vedere “Il secondo tragico Fantozzi” a causa della famosa scena della “Corrazzata Potëmkin” (che ho poi scoperto essere un falso girato appositamente per il film di Villaggio) e per questo mi sono sentito in dovere di ricambiare guardando la pellicola da lui suggeritami.

Ho deciso di farmi tradurre il titolo da Google perché sono curioso: … ah… “Ivan Vasilievich cambia professione”… beh, ha senso anche se mi aspettavo qualcosa di più accattivante…

Non so da dove iniziare a commentare: sono ancora traumatizzato…
Vabbè, parto dalla trama.

Un professore un po’ matto sposato a un’attrice cerca di costruire nel proprio appartamento una macchina del tempo. Durante una prova qualcosa va storto e un’esplosione/scarica elettrica stordisce lo scienziato.
La pellicola che prima era in bianco e nero diventa a colori.
La scena si sposta su un set cinematografico: la moglie dello scienziato (l’attrice) si invaghisce del regista.
La scena ritorna al condominio dello scienziato: qui un nuovo personaggio, un ladro, si introduce nell’appartamento accanto che procede a svaligiare.
La moglie/attrice torna dal marito scienziato e gli dice che lo lascia per il regista: lo scienziato ci rimane un po’ male ma la congeda senza fare scenate e, anzi, si rigetta a capofitto nel lavoro mentre lei, fatta la valigia, se ne va.
Più o meno contemporaneamente un altro nuovo personaggio, l’Ivan Vasilievich del titolo, una specie di capo-condominio, è a protestare con lo scienziato nel suo appartamento: l’ultimo esperimento infatti aveva fatto saltare la corrente elettrica nell’intero condominio.
Lo scienziato però non l’ascolta e, a sua volta, gli spiega di aver inventato una macchina del tempo: fa un primo collaudo che dissolve temporaneamente il muro con la casa del vicino. Il ladro stupito entra nella camera dello scienziato.
Viene fatto un secondo tentativo e questa volta si apre un portale per la Mosca (o è San Pietroburgo?) del XVI: un salone con lo zar Ivan il Terribile e il suo segretario.
E qui c’è il primo passaggio importante: apparentemente il nome completo dello zar Ivan era Ivan Vasilievich ovvero lo stesso del capo-condomino: i due non hanno solo lo stesso nome ma anche un aspetto vagamente simile caratterizzato da una barbetta caprina sul mento.
Nella confusione lo zar passa nel futuro mentre il ladro e il capo-condominio vanno nel passato: contemporaneamente una guardia rompe la macchina del tempo con un colpo di lancia.
Il ladro e il capo-condominio vengono inseguiti in lungo e in largo per tutta la reggia dalle guardie dello zar: finalmente il ladro, molto sveglio, ha l’ispirazione di far travestire il capo-condominio (un po’ tonto) da zar. Nonostante la somiglianza non perfetta tutti i membri della corte cascano nell’inganno.
Il vero zar fa amicizia con lo scienziato: i due mangiano e bevono insieme. Lo zar vorrebbe tornare indietro nel tempo ma lo scienziato deve prima aggiustare la macchina del tempo per la quale servono dei nuovi transistor. Lo zar rimane quindi solo in casa dove fa la conoscenza di alcune invenzioni moderne: una lampada elettrica, un registratore, un ascensore e il bagno da dove, non capisco perché, fugge via impaurito dopo aver usato lo sciacquone.
La moglie/attrice rientra in casa: si è infatti già lasciata col regista che l’ha sostituita con un’altra attrice. Lo zar si è nascosto dietro una tenda. La donna inizia a disfare la propria valigia ma si accorge di averla scambiata per sbaglio con quella del regista il quale a sua volta, accortosi dello scambio, la raggiunge nell’appartamento dello scienziato per riprendersi la propria.
A questo punto lo zar, a cui lo scienziato aveva raccontato che la moglie l’aveva abbandonato, esce fuori dal suo nascondiglio irritato per la licenziosità del regista (non con la moglie dello scienziato in quanto da esso già perdonata). Il regista crede inizialmente che lo zar sia un attore poi (penso!) si convince che sia veramente lo zar il quale, alla fine, convince i due a fuggire insieme perché fatti l’uno per l’altra. Il regista si rimette quindi insieme con la moglie/attrice e lascia l’altra attrice con cui si era messo e che l’aveva accompagnato in macchina (era intenta a telefonare alle sue amiche per vantarsi della propria conquista).
Intanto nel passato il finto zar e l’astuto ladro hanno qualche avventura fra cui spicca l’incontro con l’ambasciatore svedese. L’esercito viene poi mandato a sud contro un qualche nemico. Infine viene preparato un grande banchetto pieno di ricchi piatti: fra questi spiccano una bel vassoio di caviale nero, uno di caviale rosso, e una schifezzina detta “caviale estero”…
Tutto bene fino a quando il falso zar non si ubriaca: arriva la zarina col suo seguito di accompagnatrici: il falso zar ne è ammaliato e la corteggia: c’è un balletto e delle canzoni.
Alla fine qualcuno si accorge che il falso zar è, appunto, un impostore.
Nel presente intanto appaiono due nuovi personaggi: la moglie del capo-condominio che confonde lo zar per il proprio marito e il vicino derubato dal ladro. La moglie del capo-condominio crede che il marito (che la chiama “vecchia strega”) sia impazzito così chiama il pronto soccorso mentre il vicino derubato telefona alla polizia.
La polizia arresta lo zar credendo che sia il ladro mentre la moglie vuole farlo ricoverare perché impazzito.
Le cose nel passato si mettono male: anche l’esercito che era in marcia verso sud capisce che lo zar è un impostore (?) e torna indietro verso il palazzo reale.
Fortunatamente, proprio quando le cose stavano per mettersi al peggio, lo scienziato riattiva la macchina del tempo e il capo-condominio/falso zar con il ladro possono tornare nel presente.
Il capo-condominio viene quindi immediatamente arrestato dalla polizia mentre il ladro fugge via travestito da infermiere.
I due Ivan Vasilievich vengono messi a confronto ma alla fine si decide di ricoverarli in manicomio entrambi: con un colpo di scena anche la moglie del capo-condominio svela la propria pazzia togliendosi la parrucca e facendosi ricoverare a sua volta.
Il vero zar però, nel parapiglia che si scatena quando la polizia capisce che fra gli infermieri si nasconde il ladro, riesce a fuggire e torna nell’appartamento dello scienziato. La macchina del tempo viene riattivata e lo zar torna nel proprio tempo mentre lo scienziato viene tramortito da un colpo in testa.
Quando si risveglia la pellicola è tornata a essere in bianco e nero: apparentemente è stato tutto un sogno. La moglie non l’ha mai lasciato mentre il capo-condominio e sua moglie sono insieme e si lamentano con lo scienziato.
Il gatto, un gatto nero vero e proprio leggermente maltrattato all’inizio del film (!), saluta il pubblico miagolando un “ciao” in italiano.

Questa è la trama. Sicuramente niente di eccezionale e con più di qualche buco. Appare anche evidente che alcune scene sono state tagliate col risultato che i personaggi compaiono all’improvviso e non sempre è chiaro come e perché.
La trama mi è sembrata scritta frettolosamente e del resto anche il film deve essere stato girato in breve tempo: ipotizzo che la moglie/attrice fosse una cantante famosa dato che in una scena iniziale canta a lungo. Soprattutto la sua storia col regista è quasi completamente avulsa dalla trama principale e introdotta molto forzatamente nella storia. Sì, ho la netta sensazione è che si sia modificato a posteriori la sceneggiatura per aggiungervi anche questa attrice, suppongo con l'idea che attirasse spettatori al cinema.
Gli attori più bravi e divertenti sono il vero zar, il falso zar e il regista; bravo ma non divertente il ladro. Gli altri attori sono delle macchiette anonime.
Nel complesso ho avuto per tutto il tempo la sensazione di “già visto”: non che la trama sia copiata ma i suoi singoli elementi sono visti e rivisti.
Non mancano delle scenette che mi hanno fatto ridere: la migliore è probabilmente quella dove il regista pensa che il vero zar sia un attore, oppure il vero zar che dopo essersi segnato riesce a uscire dall’ascensore e dice guardando la telecamera “questo è il potere della croce!”, oppure i cavalli che mentre l’esercito si avvia cantando verso il fronte sembrano a loro volta cantare invece che nitrire, o il ladro che al telefono fa la voce da donna (in realtà è proprio una donna che evidentemente parla al suo posto ma l’idea è molto divertente), i vari caviali di cui ho già scritto e sicuramente qualche altra scena che al momento mi sfugge.
Nel complesso però l’ho trovato più noioso che divertente.
Interessanti alcuni elementi della società russa di inizio anni ‘70 (il film è del 1973; ma per qualche motivo, forse per i colori e le parti cantate, mi sembrava degli anni ‘60) che emergono qua e là. Per esempio la casa dello scienziato, che dovrebbe essere più ricca della media, appare molto spoglia e povera. Ugualmente in alcune brevi scene dove lo scienziato è alla ricerca dei famosi transistor si intravedono dei negozi piuttosto spogli con le vetrine semi vuote. Alla fine lo scienziato compra i transistor da uno “spacciatore” che li tiene nascosti nel cappotto e che li cela appena una guardia si avvicina: si capisce che la battuta consiste nel fatto che venda transistor ma, ovviamente, si ironizza sulla realtà dove evidentemente si vendevano così beni di prima necessità. Oppure quando, alla fine del film, la moglie/attrice torna a casa dopo aver fatto la “spesa”: una pagnotta non incartata, una scatoletta, un litro di latte e un altro prodotto che non ricordo.
Comunque, in generale, tutta la scenografia era piuttosto povera probabilmente a causa del basso budget della pellicola.

Chi si è incuriosito può vedere il film su YouTube: Иван Васильевич меняет профессию (комедия, реж. Леонид Гайдай, 1973 г.) con sottotitoli in inglese.

Conclusione: Ma… secondo me “Il secondo tragico Fantozzi” è più divertente! Sono curioso però di scoprire come sia considerato “Ivan Vasilievich cambia professione” in Russia: cioè un classico oppure una pellicola normale e ormai completamente superata?

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