È da un po’ che non seguo più il canale del Dr Seheult su Youtube: un po’ anche perché postando sempre più raramente non dà più quella copertura continua sulle novità del virus.
Recentemente ho notato che ci sono video tematici e in particolare ne ho seguito uno molto interessante: COVID Variants vs. Coronavirus Vaccines (AstraZeneca, Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson) + Immunity.
Si tratta dell’intervista a un immunologo statunitense, Shane Crotty (che, a mio parere, vale quanto una dozzina di Burioni), sui vari vaccini (anche se manca all’appello lo Sputnik russo) e su altri aspetti relativi all’immunità prevista. In particolare ho trovato molto istruttivo la differenza fra immunità naturale (cioè acquisita tramite una precedente infezione da covid-19) e quella data dai vaccini. Inoltre risponde a una questione che, da non esperto, mi ero posto da tempo…
Ma andiamo con ordine:
- Chi ha avuto il covid-19 è immune (mediamente) per almeno 6 mesi.
- La capacità del sistema immunitario di ricordare il covid-19 è buona (il sistema immunitario non ricorda ugualmente bene tutti i virus). Studi in vitro ma anche su popolazione. Si parla di una protezione di circa l’85% che cala con l’aumentare dell’età.
- I sistemi immunitari di due persone possono anche essere molto diversi fra loro (capacità di difesa che divergono anche di due ordini di grandezza) e questo rende gli studi basati sulle medie potenzialmente fuorvianti.
- Comunque tutte queste analisi sono ancora in divenire: non è ancora chiaro per esempio quali siano i meccanismi del sistema immunitario realmente necessari per proteggere dal covid-19 e quindi non sappiamo come stimare esattamente le capacità protettive di sistemi immunitari diversi. Mancano dati.
- Comunque il numero di persone che alla seconda infezione da covid-19 finiscono in ospedale è così basso da non essere statisticamente significativo. La maggior parte dei reinfettati sono asintomatici ma una minoranza può comunque avere sintomi seri e debilitanti. Chiaramente la persona infetta per la seconda volta può trasmettere il virus ad altri (ma non ci sono studi che hanno misurato quanto sia probabile).
- L’immunità teorica dei vaccini è generalmente più alta di quella fornita da una precedente infezione da covid-19. In generale dipende dal virus: per esempio l’immunità naturale al papilloma virus è bassissima mentre quella dei vaccinati quasi assoluta.
- L’immunità data dai vaccini è più uniforme di quella naturale: probabilmente perché la dose di vaccino è uguale per tutti.
- [KGB] in un altro video era spiegato che la memoria del sistema immunitario è proporzionale alla gravità dell’infezione: più l’infezione è stata grave e migliore la memoria. È quindi plausibile che le persone che hanno avuto solo un’infezione leggera da covid-19 abbiano anche una memoria immunitaria più debole (e viceversa ovviamente!).
- In teoria sarebbe sensato vaccinare prima che non ha mai avuto il covid-19. In pratica è difficile stabilire chi lo ha già avuto.
- Curiosità: chi ha già avuto il covid-19 e viene vaccinato ha una risposta immunitaria eccezionale (circa 50 volte più alta della media e con anticorpi che funzionano bene anche contro le varianti).
- I vaccini sono meno efficaci contro la variante sudafricana (*1): nel senso che comunque proteggono ma non abbastanza da evitare i sintomi.
- Per la maggior parte delle varianti non ci sono problemi: i vaccini funzionano bene come per il virus originale.
- Il vaccino AstraZeneca non sembra efficace contro la variante sudafricana anche se, forse, evita che gli infetti necessitino di ospedalizzazione. Si pensa che gli altri vaccini siano più efficaci verso la variante sudafricana ma non ci sono dati concreti al riguardo. Per questo motivo anche chi è stato vaccinato per prudenza è meglio che mantenga gli accorgimenti di sicurezza.
- Il vaccino Johnson & Johnson protegge anche dalla variante sudafricana ma perdendo un po’ di efficacia (67% contro 75% per SARS-COV-2 base). Non si sa però se ne blocca anche la diffusione.
- Osservazione interessante: il numero di nuove varianti è proporzionale al numero di infetti (*2). L’immunologo usa questa premessa per consigliare l’uso dei vaccini anche alle persone non a rischio in maniera tale da limitare la nascita di nuove varianti (*3).
- Interessante: molto schematicamente possiamo semplificare l’infezione da Sars-Cov-2 in due fasi: nella prima colpisce il naso e inizia a riprodursi molto velocemente infettando altre persone quando ancora si è asintomatici; nella seconda il virus arriva ai polmoni e la malattia può divenire sintomatica e quindi grave. Se si hanno molti anticorpi si può bloccare il virus alla fase 1 evitando quindi anche il diffondersi della malattia; se si hanno invece solo cellule T (magari per una precedente vecchia infezione) la reazione non è così immediata e quindi si evita la fase 2 (o comunque evitando che diventi grave) ma non la 1.
- Anche l’immunità naturale (ottenuta cioè mediante una precedente infezione da SARS-COV-2) non sembra proteggere dalla variante sudafricana.
- In futuro il SARS-COV-2 potrebbe divenire come l’influenza (che appartiene a una famiglia di virus completamente diversa), nel senso di mutare di anno in anno? Nell’ipotesi che tutti o quasi fossero vaccinati no (v. anche *3) ma sull’argomento fra i virologi ci sono opinioni anche molto discordanti. C’è chi pensa che ci saranno nuove varianti ogni anno o due e chi, come lo stesso professor Crotty, crede che le possibili mutazioni del virus siano relativamente poche e che quindi, magari avrà un altro “asso nella manica”, ma che poi rimarrà sotto controllo.
Conclusione: non ho molto da aggiungere: ho semplicemente riportato quanto spiegato nel video con l’aggiunta di qualche mio commento. Semmai direi che sarà da tenere d’occhio la situazione in Israele, dove gran parte della popolazione è già stata vaccinata, e vedere cosa succede là: in particolare se emergeranno varianti resistenti ai vaccini. C’è da dire che Israele è un paese molto chiuso rispetto all’Europa e quindi non è forse l’ideale per questo tipo di valutazioni.
Nota (*1): una mia ipotesi è che la variante sudafricana sia nata proprio in Sud Africa a causa dell’alto numero di malati di AIDS. È risaputo infatti che in chi ha un sistema immunitario fortemente indebolito il virus può sopravvivere a lungo senza venire eliminato del tutto e, anzi, continuando a evolvere. Qualcosa di analogo era stato ipotizzato per la variante inglese causata dalle terapie (attenzione non sono sicuro di ricordare bene la terapia!) basate sulla somministrazione di plasma.
Il punto è che la pressione evolutiva è un fenomeno reale e non una paura astratta e puramente ipotetica.
Nota (*2): considerazione che, in realtà, feci autonomamente un anno fa quando ipotizzai che se il virus aveva già così tante varianti (era l’epoca in cui seguivo il sito NextStrain.org) con un numero di contagiati dell’ordine delle centinaia di migliaia allora, se questi fossero divenuti decine di milioni, le varianti sarebbero aumentate di cento volte.
Nota (*3): Sarebbe vero se tutte le persone della Terra si vaccinassero più o meno contemporaneamente: in Africa e in altre regioni povere il virus continuerà a proliferare ed evolvere indipendentemente dalle vaccinazioni fatte negli USA e in Europa.
alla prima stazione
1 ora fa
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