In questi giorni post v. 1.6.2 ho preso l’occasione per riprendere a seguire il corso sulla rivoluzione americana della professoressa Freeman.
A metà della 16° lezione ha fatto una divagazione su un argomento che mi sta a cuore e del quale, molto probabilmente, ho già scritto.
La Freeman ha infatti provato a rispondere alla domanda: “Come mai tanti grandi personaggi americani sono concentrati nel periodo della rivoluzione? (Washington, Jefferson, Madison, Adams...)”
La sua risposta è stata, più o meno, perché quello era il momento e il posto giusto. E, ovviamente, i personaggi citati erano le persone giuste: ma quel che conta, ciò che è più determinante, non è tanto essere la persona giusta ma quanto essere al posto e al momento giusto. Capite bene che dove e quando si nasce non dipende da noi ma dal caso.
In particolare la professoressa ha spiegato che i gentiluomini americani dell’epoca, ancora imbevuti di illuminismo, erano soliti leggere Plutarco e quindi a pensare che non c’è niente di più eroico e che dia maggior fama che servire onorevolmente la propria nazione.
Giovani che normalmente sarebbero divenuti anonimi avvocati o che avrebbero lavorato nell’amministrazione coloniale si resero conto di avere in mano non solo il proprio destino ma quello dell’intero continente: e agirono di conseguenza, seguendo ideali che motivavano al grande gesto, alle parole famose.
Io aggiungerei anche la fondamentale diversità americana del tempo: ovvero la scarsa differenziazione culturale fra parapoteri e democratastenia, ovvero la condivisione degli stessi epomiti e quindi dei medesimi obiettivi. Ma sostanzialmente sono d’accordo con la professoressa Freeman.
Conoscendomi, se come penso ne ho già scritto, sarò partito da una constatazione di mio padre che sempre mi ha irritato. Qualcosa del tipo: “Che grandi cose ha realizzato Tizio” detto con voce colma d’ammirazione e lo sguardo un po’ perso e sognante.
Eppure io, fin da piccolo (probabilmente alle medie; più difficilmente alle elementari), mi resi conto che mio padre non considerava le opportunità, ovvero il dove e il quando. Il più grande merito di molti personaggi importanti del presente e del passato non sono tanto le qualità personali ma il semplice essere al posto giusto al momento giusto.
Bill Gates non è un genio ma ha avuto la fortuna di essere nato al posto giusto e al momento giusto cosicché il suo sistema operativo, per quanto scadente, è stato adottato dai costruttori di calcolatori che hanno avuto più diffusione. Se Bill Gates fosse nato nel 2000 sarebbe probabilmente oggi un anonimo programmatore come tanti altri.
Silvio Berlusconi era un imprenditore edile che però ebbe l’intuito di investire nella televisione privata al momento giusto e nel posto giusto: fosse nato dieci anni prima o dieci anni dopo qualcun altro avrebbe preso il suo posto e lui sarebbe rimasto un comune imprenditore come tanti altri.
Raramente le capacità personali si uniscono alla fortuna di nascere al momento giusto nel posto giusto: l’esempio più eclatante di questo genere è Alessandro Magno. Una persona con grandi capacità che nasce ereditando l’esercito più forte del momento ed ecco che ti conquista mezzo mondo. Se invece di Alessandro fosse nato, per esempio, un Paolo che, senza capacità particolari, si fosse limitato a unificare la Grecia sarebbe stato comunque chiamato Magno.
Se non siete ancora convinti vi faccio un esempio di genere diverso: come mai (relativamente) molte delle persone che emigrano negli USA, anzi in genere i loro figli, ottengono un grande successo “facendosi dal nulla” o quasi. Ci si dovrebbe aspettare che altrettante persone, se non di più, abbiano successo nel resto del mondo. Invece no: è infatti ovvio a tutti che gli USA sono il “posto giusto”, poi certo bisogna trovare il “momento giusto” e avere le capacità appropriate ma la precondizione del luogo è almeno soddisfatta!
Un aneddoto famigliare: i fratelli di un mio zio emigrarono tutti negli USA mentre lui che era il più piccolo fu fatto rimanere in Italia dove rientrò poi anche il padre. Mio zio era una persona intelligentissima, con due lauree quando queste non erano “corte”, eppure rimase solo un semplice per quanto in gamba professore di scuola media. I nipoti, quasi suoi coetanei essendo lui molto più giovane dei suoi fratelli, hanno fatto tutti carriere incredibili negli USA. Mia cugina che passò a trovare i suoi cugini americani in viaggio di nozze fu portata a spasso con l’elicottero di un suo zio: così, tanto per dare l’idea. Il materiale “genetico” era perlomeno molto simile eppure in USA, nel luogo “giusto”, c’erano oggettivamente molte più opportunità che in Italia.
Come ho già scritto essere nel posto e al momento giusto lo possiamo leggere come “buona sorte” e, alla fine, l’argomento odierno non è altro che un caso particolare di quello più generico del ruolo della fortuna nella vita di un uomo e di cui ho già scritto in 4 aneddoti e una domanda.
Conclusione: però è interessante come questo argomento mi stia a cuore… Evidentemente mi sento psicologicamente coinvolto in prima persona...
Io vorrei i tre giorni di sonno!
10 ore fa
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