[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.6.2 "Coniugazioni").
È da un bel po’ che non scrivo di politica: il motivo è che la situazione è ormai da mesi bloccata e dovrebbe rimanerlo ancora a lungo.
Il governo continua a governare senza affrontare i problemi strutturali del paese e senza neppure riuscire a mettere qualche pezza qua e là: il M5S, è ormai credo evidente a tutti, nonostante la maggioranza relativa, va a rimorchio del PD facendogli da stampella. Sembra anzi che anche Italia Viva abbia più voce del M5S nel governo. In effetti quando Di Maio, all’inizio del Conte 2, aveva cercato di negoziare qualcosa Grillo era entrato a gamba tesa costringendo il “capo politico” ad accettare tutto e, anzi, facendolo “fuori” nei mesi successivi.
Merito dell’opposizione (Lega e FdI) se il MES, con la conseguente perdita di sovranità, non sia stato accettato: le opposizioni hanno fatto abbastanza rumore per costringere anche il M5S a schierarsi apertamente contro di esso: certo Conte, Italia Viva e Forza Italia sono sempre pronti a far rientrare dalla finestra ciò che è stato fatto uscire della porta, magari con un nome diverso…
In attesa dei risultati elettorali (che non provo neppure a prevedere visto che, come detto, ultimamente non seguo la politica) propongo invece una riflessione che mi sembra di aver già fatto dopo le elezioni nazionali del 2018 ma che è sempre attuale.
Si tratta di un meccanismo di contrattazione politica che mi pare illogico ma che in passato, anche nel quotidiano, ho visto più volte verificarsi.
Supponiamo di avere due forze A e B che accordandosi insieme (o non accordandosi) possono determinare tre possibili risultati (gli indicatori fra parentesi mostrano i vantaggi/svantaggi di ciascun accordo per A e B): R1 (++ / ++); R2 (+++ / - ); NO-R (- / - -).
Mi sembrerebbe ragionevole che A e B, soprattutto se B è più “forte”, si accordassero su R1: ovvero per un accordo equilibrato che premi entrambe le forze. Invece l’osservazione “sperimentale” mi dice che spesso si opta per qualcosa di tendente a R2, ovvero a un accordo che premia fortemente solo una delle due parti ed esattamente quella che a meno da rimetterci in caso di non accordo.
Intuitivamente è evidente che l’eventualità di NO-R (non accordo) dà leggermente un po’ più di forza contrattuale (un’unità) ad A: ma questo dovrebbe portare a un ipotetico accordo del tipo R3(++ / +) non R2 (+++ / -).
Sembra insomma che la parte che ha più da rimetterci perda quasi ogni potere contrattuale.
Le ragioni possono essere molteplici: 1] A e B possono non essere ugualmente abili nel contrattare oppure 2] NO-R è percepito, almeno da B, come (- / - - - -), ovvero molto più negativo di quanto non sia in realtà.
Possiamo tornare a un caso concreto sostituendo il PD ad A e il M5S a B mentre l’accordo sarebbe quello per il Conte 2 nell’autunno del 2019. In caso di non accordo, a causa del limiti dei due mandati, molti parlamentari pentastellati avrebbero dovuto abbandonare la politica; il PD invece avrebbe sì perso qualche parlamentare (in caso di un’eventuale sconfitta alle elezioni anticipate) ma tutti avrebbero avuto un po’ di speranza di farcela o comunque di tornare in gioco successivamente per altre poltrone. Questo per spiegare i valori di NO-R (- / - -).
Eppure PD e M5S, invece di raggiungere un accordo equilibrato, ne stabilirono uno tutto squilibrato a favore del PD (basti considerare il numero e il peso dei vari ministeri).
Questa debolezza contrattuale del M5S è strutturale perché deriva dal limite dei due mandati.
Un esempio: se per assurdo i sondaggi avessero dato il M5S al 75% in caso di elezioni anticipate allora, comunque, i suoi parlamentari al secondo mandato avrebbero fatto di tutto per non essere rimandati a casa. In altre parole il M5S potrebbe ipoteticamente arrivare a sostenere anche una politica totalmente contraria al proprio interesse a causa di questo suo limite.
Questa e altre contraddizioni del M5S sono ben note a chi lo abbia seguito con un po’ di attenzione: ed è ormai evidente che la dirigenza (leggi Grillo) non abbia intenzione di fare niente per cambiare lo stato delle cose.
In realtà, mi dispiace per i miei amici e conoscenti che ancora hanno fiducia nel M5S, inizio a sospettare che Grillo abbia intenzione di chiudere la baracca alle prossime politiche. Ormai il M5S, andando al governo e rimanendoci attaccato perfino col PD (ricordo ancora il vecchio slogan “mai col PD!”), ha dimostrato di essere un populismo apparente ([E] 13.4) e, come tale, non è più in grado di attirare i voti dei cittadini scontenti. Credo quindi che Grillo cercherà di convogliare i voti del suo zoccolo duro verso un ipotetico partito delle sardine o a un qualche movimento ecologista.
Oppure, se la lezione che un populismo apparente deve essere rinunciatario (il significato specifico di queste definizioni si trova in [E] 13.4) per non perdere consenso, si potrebbe anche accontentare di un 5%, comunque utile stampella per per i partiti sistemici, fino alla sua naturale estinzione politica. Sì, questa seconda ipotesi è probabilmente più verosimile anche se molto dipenderebbe dallo scenario politico pre elettorale come, per esempio, da un sistema elettorale che, in qualche modo, premiasse le coalizioni “variegate”.
Comunque i risultati elettorali di oggi dovrebbero dare qualche indicazione sulle tendenze. Difficile fare previsioni perché il covid-19 ha offuscato colpe e responsabilità.
E comunque è anche difficile solo ipotizzare scenari di voto che sblocchino la situazione: delle elezioni anticipate in troppi hanno paura.
Certo che mentre le vittorie non sempre uniscono le sconfitte spesso dividono.
Ma l’unica alternativa a questo governo politico sarebbe uno tecnico: se possibile si cadrebbe dalla padella nella brace. Ricordatevi che è stato il tecnico Monti a dare il colpo di grazia all’Italia dieci anni fa…
Conclusione: volevo scrivere un’introduzione snella per poi aggiungerci un commento a caldo ai risultati elettorali ma ormai ho scritto troppo. Semmai scriverò un secondo pezzo questo pomeriggio postdatandolo a domani...
lunedì 21 settembre 2020
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