[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.6.2 "Coniugazioni").
Anche oggi, in assenza di una precisa idea, ho deciso di scorrere i libri che sto leggendo alla ricerca di un riquadro con una “B” al suo interno. Al momento ho sottomano Il padiglione d’oro di Yukio Mishima: le mie note a margine sono scarsissime, del resto è un romanzo e non un saggio, comunque anche qui ho trovato qualcosa.
Si tratta di un passaggio molto complicato: gli uomini sono mortali eppure la loro anima sopravvive (il testo non dice così, questa è una mia semplificazione!) mentre sono proprio le cose che sembrano immortali e immutabili, come le opere architettoniche, a rischiare, se distrutte, di scomparire definitivamente.
Poi il discorso si fa ancora più involuto e si arriva a parlare di “solidità del tempo”: qualcosa che dura nel tempo acquista dal tempo stesso una sua specie di vita. Anzi, per la precisione, è il tempo stesso a prendere la forma dell’oggetto che rimane immutato: è quindi il tempo l’essenza della scintilla vitale.
Viene poi citato un testo medioevale, il Tsukumogami-ki:
«Dice la Miscellanea a proposito delle forze cosmiche yin e yang, che dopo cento anni gli oggetti si trasformeranno in spiriti e così inducono la mente degli uomini in errore» (*1)
Ora non mi è chiaro se sono questi oggetti trasformati in spiriti a indurre attivamente in errore gli uomini (interpretazione letterale) o se sono gli uomini stessi a ingannarsi considerando animati i vecchi oggetti (interpretazione metaforica). Ma non è molto importante.
Io vedo infatti in questa credenza una conferma alla mia teoria della prospettiva esistenziale ([E] 1.4) che riporto qui di seguito:
«La prospettiva esistenziale: l’uomo tende a confondere la durata della propria vita con il sempre.
Se un certo fattore non cambia nell’arco della vita di un uomo allora quest’ultimo, in tutta la sua esperienza personale, lo vede come una costante mentre invece è una variabile: magari coscientemente potrebbe anche sapere che un certo elemento non è fisso ma, nel fondo del suo animo, non lo riterrà veramente variabile. Questo limite, sebbene raramente, può portare a dei gravi errori di valutazione.» (*2)
Capite l’analogia fra il mio pensiero e la tradizione giapponese. Io non credo che gli spiriti diano vita agli oggetti nel corso di un periodo di tempo più o meno lungo ma sono invece convinto che gli uomini possano confondersi su di essi: considerando appunto immutabile ciò che invece non lo è.
Di nuovo approfitto della mia Epitome per copiarne qui di seguito una nota esplicativa:
«Forse l’esempio migliore è quello di un vulcano attivo, con un periodo eruttivo di migliaia di anni, che viene confuso per una comune montagna. Per molti anni, anche per la durata di molte generazioni, questo fraintendimento sarà completamente irrilevante ma potrebbe sempre venire il giorno in cui si trasformerà in un errore catastrofico.»
Non so, forse io vedo nell’aneddoto giapponese più di quanto effettivamente ci sia: ma del resto, anche se l’interpretazione corretta fosse quella letterale (ovvero sono gli spiriti che inducono gli uomini in errore), questo significherebbe solamente che i giapponesi medievali, riconoscendo anche loro gli effetti sull'uomo del limite della prospettiva esistenziale, semplicemente li attribuivano non a una causa inconscia ma spirituale.
Conclusione: pezzo breve ma del resto se non c’è altro da aggiungere perché cercare di allungare il brodo?
Nota (*1): tratto da Il padiglione d’oro di Yukio Mishima, (E.) Universale Economica Feltrinelli, 2019, trad. Mario Teti, pag. 188.
Nota (*2): per la cronaca ho notato di aver aggiunto questo paragrafo (in un italiano raccapricciante e che ho già corretto per la prossima pubblicazione) nella versione 1.6.1, comunque già prima di leggere il passaggio sullodato dal Padiglione d’oro, prendendo l’idea da un accenno nella conclusione del sottocapitolo [E] 6.2.
martedì 15 settembre 2020
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