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martedì 22 settembre 2020

Su referendum e regionali

Ieri, vista l’assenza di risultati eclatanti, non ho avuto voglia di scrivere un pezzo a commento delle elezioni regionali e referendum rimandando il tutto a oggi.

Partiamo dal referendum.
Beh, speravo che vincesse il “NO” ma mi aspettavo che passasse il “SÌ” seppure con un margine molto più ridotto. Come ho scritto e ripetuto più volte ieri non ho seguito molto la politica in questi ultimi mesi e lo stesso vale per il referendum: su FB però predominavano i sostenitori del “NO” e questo (pur consapevole che il piccolo insieme dei miei amici/conoscenti su FB non è assolutamente rappresentativo) aveva un po’ distorto le mie aspettative.
Personalmente mi era parso che sia “SÌ” che “NO” avessero entrambi buone argomentazioni a proprio favore: alla fine avevo deciso di votare “NO” solamente per andare contro le indicazioni del governo e, quindi, esprimergli il mio generico dissenso. In verità anche Lega e FdI (Forza Italia mi pare avesse lasciato libertà di scelta) ufficialmente erano per il “SÌ”, per coerenza, avendo votato a favore della relativa legge lo scorso anno anche se, almeno molti esponenti della Lega, si erano esposti per il “NO”. Probabilmente, avesse vinto il “NO”, i partiti di governo avrebbero detto che era una sconfitta anche per la Lega e Fratelli d’Italia!

Col senno di poi c’è da dire che la vittoria del “SÌ” era prevedibile: le argomentazioni a suo favore sono molto più semplici e comprensibili per la maggioranza dei cittadini che sicuramente non si prendono la briga di informarsi a dovere. La diminuzione dei costi e soprattutto la riduzione dei parlamentari hanno infatti facile presa su una popolazione insoddisfatta e arrabbiata con la politica.
Semmai l’elemento interessante che ne deriva è che, come del resto la teoria dell’Epitome aveva previsto, il M5S non rappresenta più questa ampia fetta di elettori insoddisfatti.
Al 70% di “SÌ” al referendum corrisponde infatti un M5S che non supera il 10%: la vittoria del “SÌ” non è quindi una vittoria del M5S. È semmai rappresentativa di una popolazione sempre, e forse oggi ancora di più, contro la politica.

Ma veniamo alle elezioni regionali.
Confrontare i dati non solo con politiche ed europee ma anche con le passate elezioni regionali è un esercizio difficile e, probabilmente, neppure troppo sensato.
Alcune tendenze sembrano comunque emergere.
1. Il PD tiene e non perde ulteriori consensi, forse in alcune regioni guadagna anche.
2. Il M5S è ridotto al suo zoccolo duro, anzi forse ha perso anche parte di quei voti.
3. La Lega ha perso consenso che, a occhio, passa a Fratelli d’Italia.
4. Italia Viva sarà ancora viva ma al momento è piuttosto morente.
5. Forza Italia, pur con un Berlusconi sempre più ectoplasmatico, non scompare.

[Confronto con precedenti regionali]
Se trovassi una pagina che riassuma per bene tutti i dati (anche delle passate elezioni) potrei essere più preciso… vabbè, mi arrangio con wikipedia…

Allora il confronto con le regionali di 5 anni fa è molto chiaro: il PD ha perso consenso (pur aggregandovi la percentuale di Italia Viva) quasi ovunque, specialmente in Marche, Veneto e Liguria, mentre guadagna qualcosa in Campania (difficile capire quanto valga l’effetto Di Luca).
La Lega guadagna molto tranne che in Veneto e Liguria (ma anche qui c’è da considerare l’effetto delle liste dei presidenti di regione).
La crescita di Fratelli d’Italia è ancora più vistosa in tutte le regioni.
Forza Italia perde ovunque, fortemente in Campania dove la sua percentuale del 2020 si riduce a meno di un terzo di quella del 2015.
Il M5S perde massicciamente da per tutto passando alla metà o un terzo dei voti precedentemente ottenuti.

Più utile sarebbe stato il confronto con le europee del 2019 ma non sono riuscito a trovare i dati per regione facilmente leggibili. Ma credo valgano le tendenze elencate nei 5 punti precedenti.
[Fine confronto con precedenti regionali]

Dalle tendenze 1 e 2 si ricava che l’alleanza di governo premia il PD ma punisce severamente il M5S: ciò è in accordo con la teoria dell’epitome secondo cui un populismo apparente al governo si rivela per quel che è (equivalente cioè a un partito sistemico) e perde così gran parte del suo fascino per i propri elettori.

Sul punto 3 onestamente dovrò riflettere: fino ad adesso avevo considerato Fratelli d’Italia come un partitino sostanzialmente irrilevante e non mi ero preoccupato di seguire con attenzione la Meloni.
Così a caldo credo che la Meloni appaia più pacata e rassicurante di Salvini: sicuramente questo anche per merito suo ma soprattutto, sospetto, si giova del continuo fuoco di sbarramento mediatico contro Salvini. Insomma la Lega le fa un po’ da parafulmine.
Ma vedrò di indagare meglio e magari, se arrivo a qualcosa di interessante, scriverci un pezzo sopra.

Il punto 4 mi diverte: Italia Viva è nata dall’arroganza di Renzi che, evidentemente, credeva di avere un seguito personale molto maggiore. La sua unica speranza a questo punto è quella di un’alleanza con Berlusconi ma questo “incastro” sarebbe possibile solo se Forza Italia venisse mollata da Lega e Fratelli d’Italia. Ma di questa evenienza ho già scritto e non c’è altro da aggiungere visto che la tendenza non è cambiata.

Il punto 5 invece mi stupisce: Forza Italia è tutta incentrata su una persona, cioè Silvio Berlusconi. Mi aspetterei quindi che divenendo sempre più impalpabile il suo archegete anche il partito sparisse con lui. Effettivamente è quello che sta avvenendo ma con un’inerzia maggiore di quella che pensavo: evidentemente anni di governo hanno creato una fitta rete di clientelismo che garantisce un ritorno di consenso indipendente dalle sorti del partito nel medio (neppure lungo) termine.
Io invece da tempo penso a cosa accadrà quando Berlusconi uscirà ufficialmente dall'agone politico: secondo me lo scenario più plausibile è che il partito si divida in più partitini guidati dai suoi luogotenenti che andranno là dove possono trovare casa. Ovviamente penso a Renzi ma anche Lega e FdI hanno bisogno di un partito di “centro” su cui i voti dei più moderati possano affluire.

Nel complesso queste elezioni, referendum compreso, non mi pare cambino niente del panorama politico attuale. Io credo, ma ovviamente è solo una mia ipotesi, che la confusione portata dal covid-19 abbia giovato molto alla compagine di governo nascondendone con l’emergenza l’inadeguatezza e le contraddizioni.
Per il prossimo futuro molto dipenderà da come il governo riuscirà a gestire i vari fondi ottenuti e, soprattutto, se saprà conciliare ripresa senza un aumento delle tasse o tagli alle spese.

Conclusione: a breve medio periodo non dovrebbe cambiare niente nella politica nazionale italiana. Di certo le elezioni anticipate non si avvicinano…

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