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mercoledì 30 settembre 2020

Storia della storia politica del mondo

[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.6.2 "Coniugazioni").

Ieri, ho buttato giù la bozza di quello che avrebbe dovuto essere un pezzo impegnativo: le mie considerazioni scaturite dalla lettura di “Storia politica del mondo” di Jonathan Holslag (Editore Il saggiatore, 2019, trad. Giulia Poerio) e soprattutto, dai due capitoli finali (1500-1750 e 1750-2000).
Ho riempito due pagine del quadernone dell’Epitome: beh, una pagina di note e osservazioni e l’altra con una nuova teoria tutta mia che chiamerò “Teoria dell’espansione” o qualcosa del genere.

Il libro (praticamente l’ho finito, mi manca qualche pagina dell’epilogo) è stata una grandissima delusione: semplicemente l’autore si è proposto un obiettivo troppo vasto cercando di riassumere 3000 anni di storia mondiale in 500 pagine (gliene sarebbero occorse almeno il doppio e sarebbe stato comunque poco). Alla fine ci si ritrova con riassuntini storici da livello scuola elementare e, forse, medie. Quel che è peggio è che anche i sottocapitoli finali dove tira le conclusioni sono altrettanto sintetici: alla fine si perde completamente la logica delle tendenze politiche che dovrebbe essere invece il succo di questo testo.
Suppongo che l’autore abbia ceduto alla pressione dell’editore. Mi immagino un discorso del tipo: “C’è posto per un testo di questo tipo solo se è sotto le 500 pagine altrimenti non lo compra nessuno e quindi io non lo pubblico”. Ma la sintesi finale è davvero troppo sterile e superficiale (*1).

Nonostante questi difetti il libro ha comunque dei suoi meriti: il primo è quello di mettere nella giusta prospettiva la storia di ogni parte del mondo senza cioè concentrarsi sulla storia europea od occidentale. Grazie a questa prospettiva emergono spontanee delle considerazioni più generali (in realtà non sempre evidenziate dall’autore: non so se per i soliti motivi di spazio o perché, non essendo uno storico, non ha osato proporre nessuna propria teoria limitandosi invece a ripetere e riassumere quanto già noto).
Interessante è anche l’importanza della Via della Seta (che in realtà erano più d’una): l’occidente essendo a una sua estremità non la vede nella giusta prospettiva ma essa, ovvero i suoi snodi principali, condizionarono la storia dei regni e degli imperi dell’Asia centrale.
Nel capitolo finale evidenzia poi, in maniera mi pare oggettiva, gli aspetti di politica imperialista degli USA: e questo va a credito dell'onestà intellettuale dell'autore.
Queste considerazioni più generali finiranno nella mia Epitome sotto forma di note, di esempi e di un nuovo sottocapitolo: la teoria dell’Espansione.

In pratica ho ideato quello che l’autore non ha saputo, voluto o potuto esprimere (*2): una sintesi teorica che spieghi, ovviamente a grandissime linee, l’evoluzione storica. Il tutto ovviamente saldamente inserito sulla base della mia teoria.

Beh, ormai ho divagato con considerazioni generali sul libro e non rimane abbastanza spazio per riassumere degnamente la mia nuova teoria: ne approfitto quindi per scorrere il libro alla ricerca di note evidenziate con [B] (*3).

Ecco (ho aperto il libro a caso) nel capitolo 4° (dal 500 al 250 a.C.) si parla degli “Stati combattenti” quando, letteralmente per secoli, la Cina fu frammentata in numerosi regni spesso in guerra fra di loro (inizialmente ben 14!).
Nonostante i numerosissimi conflitti e relativa instabilità politica, il testo parla di “danni incalcolabili”, fu anche un periodo di grandi innovazione tecnologiche: si diffuse l’impiego del ferro, l’uso dei fertilizzanti in agricoltura e la rotazione delle culture.
Questo è un esempio perfetto di applicazione della mia legge dell’evoluzione ([E] 5.14): nella Cina del periodo c’è la giusta miscela di diversità e uniformità che moltiplica il progresso e l’evoluzione scientifica: molte delle condizioni necessarie a essa ([E] 9.5) sono presenti.
Un controesempio può essere invece la dinastia Qing: la Cina di per sé è un gigante troppo uniforme mentre i suoi vicini in confronto troppo deboli. Il risultato è che mentre l’Europa nello stesso periodo progrediva enormemente, la Cina rimaneva uguale a se stessa.

In realtà i [B] sono piuttosto scarsi: come ho spiegato il libro di per sé è piuttosto sterile.
Comunque un altro [B] l’ho messo al capitolo 11°. Nella storia dell’occidente non è evidente la minaccia portata dalle tribù di cavalieri nomadi: gli unni e i mongoli sembrano più delle eccezioni sfortunate. Invece seguendo la storia della Cina, che costantemente ebbe a che fare con le popolazioni nomadi del nord, appare ovvio che queste rappresentassero un grande pericolo per gli imperi con popolazione sedentaria.
Quando è quindi che queste popolazioni cessano di essere un reale pericolo?
Più o meno verso la fine del XV secolo: da quel momento le armi da fuoco sostanzialmente annullano i vantaggi della cavalleria negli scontri diretti contro soldati appiedati.

Aggiungo infine un’ultima mia considerazione: per l’intero libro l’autore ricorre spesso alla stessa motivazione per spiegare la fine di grandi regni o imperi: il cambiamento climatico.
Certamente in alcuni casi questo potrebbe avere avuto un ruolo significativo ma, più spesso, credo che l’autore si sia fatto condizionare dalla situazione attuale. È un fenomeno comune (non ricordo dove l’ho letto, ma mi pare fosse una fonte autorevole) quello di interpretare il passato usando chiavi prese in prestito dal presente (*4). Il professor Holslag non fa eccezione.

Conclusione: il libro a causa della sua sinteticità risulta troppo ambizioso e finisce per fornire al lettore solo dei riassuntini storici estremamente superficiali e talvolta confusi. Ovviamente ha anche qualche merito ma di certo non vale 32€! Compratelo solo se lo trovate a metà prezzo o meno...

Nota (*1): secondo me l’autore avrebbe fatto meglio a concentrarsi sulle dinamiche politiche ricorrenti riportando poi degli esempi concreti in cui le si vedono applicate: questo sarebbe stato per me un super libro!
Nota (*2): non ha “saputo” perché ormai ho capito che ciò che appare semplice ed evidente a me, la mia capacità di sussumere teorie da pochi casi concreti, un misto di fantasia, ragione e intuizione, è molto molto alta. O magari non ha “voluto” perché non voleva esporsi, temeva di essere ridicolizzato da storici di professione. O, infine, potrebbe essere stato l’editore a impedirglielo con logiche economiche.
Nota (*3): come ho già spiegato altrove le mie note talvolta sono contrassegnate da una “B” inserita in un riquadro per segnalare che si tratta di un utile spunto per questo ghiribizzo.
Nota (*4): lo so: sembra una mia teoria ma non lo è!

martedì 29 settembre 2020

Buffy l’Amazzonvampiri

Per la serie “titoli cretinetti”…

Comunque fra ieri e oggi ho avuto a che fare col servizio clienti Amazon. Ieri mi sono deciso a contattarli (ero titubante perché credevo che sarebbe stato inutile) per segnalargli che le prime 5 puntate della terza stagione di Buffy l’Ammazzavampiri sono duplicati della seconda stagione.
L’operatore ha confermato il problema e l’ha inoltrato a chi di dovere: mi ha detto che più o meno nel giro di una settimana dovrebbero risolverlo.

Oggi invece la conversazione (su chat) è stata più interessante e paradossale.
Volevo ordinare un prodotto per mio padre: di solito lo facciamo arrivare al vicino ufficio postale dove poi passa con calma qualcuno a ritirarlo. Avevo già notato che i prodotti “Prime” arrivavano dopo 2/3 giorni ma pensavo fosse normale.
Oggi però mi sono accorto che il prodotto che sarebbe dovuto arrivare domani, dopo aver inserito come indirizzo alternativo l'ufficio postale, sarebbe arrivato il 7 ottobre.
Allora ho chiamato l’assistenza per avere lumi:
1. L’operatore mi ha detto che quando l’indirizzo è un ufficio postale non usano mai Prime ma la posta normale.
2. Io gli ho fatto notare che normalmente all’ufficio postale la merce arriva comunque in 2/3 giorni.
3. L’operatore mi ha risposto che il prodotto probabilmente partiva dall’estero e in tal caso i tempi erano di 2-5 giorni per la spedizione e di 2-5 giorni per la consegna, ed ecco che si arriva al 7 ottobre.
4. Io allora gli ho chiesto se, cambiando indirizzo, sarebbe arrivato prima: si è verificato che mettendo l’indirizzo di mio padre arriverebbe domani!
5. Gli ho chiesto anche: cosa sarebbe successo se nessuno avesse potuto accettare il pacco.
6. Il corriere sarebbe ripassato l’indomani mi ha risposto il corriere.
7. E se anche il giorno dopo nessuno fosse stato presente?
8. Allora sarebbe finito in giacenza all’ufficio postale più vicino.
9. Io: bingo!

L’idea iniziale era proprio quella di passare io giovedì a ritirare il pacco all’ufficio postale perché mio padre, avendo scarsa mobilità, anche se in casa non può scendere a ritirare la merce dal corriere. In questa maniera, con un po’ di fortuna potrebbe riceverlo già domani pomeriggio altrimenti finirà in giacenza dove comunque sarei voluto andare a ritirarlo inizialmente!

Gli aspetti paradossali sono due:
1. Amazon è più efficiente e rapido a consegnare un pacco alla destinazione finale che le poste a far arrivare il prodotto a un loro magazzino (saltando quindi il passaggio finale di portarlo a uno specifico indirizzo).
2. Facendo fare un paio di passaggi inutili al corriere ottengo lo stesso risultato di una spedizione diretta all’Ufficio Postale.

Ne deduco che le Poste non vogliono fare solo da magazzino, quando Amazon vuol far arrivare della merce a un loro ufficio deve pagargli la spedizione: per questo non è possibile spedire con corriere Prime all’ufficio postale.

Conclusione: vabbè, vediamo poi come va a finire! Magari me lo mandano in giacenza dall’altra parte della città…

PS: corto cresciuto troppo! Lo pubblico posdatato a domani perché ormai l’ho scritto e per condividere con i lettori l’emozione dell’attesa della consegna non posso rimandarlo a domani!
PS2: il nuovo (terribile) Blogger non permette più di farlo. Vabbè, proverò ad aggiornare la data domani. Male male, se facesse storie, lo cancello e lo reinse5risco da capo...

lunedì 28 settembre 2020

Indicazioni iniziali

Uhm…
Ero tentato di scrivere un pezzo impegnativo di storia che mi sarebbe stato propedeutico per un nuovo concetto su cui sto meditando e che, fra qualche versione, potrebbe finire nell’Epitome. A proposito di Epitome avrei una gran voglia di riprenderla in mano e di cominciare a inserire nuovo materiale ma volevo resistere fino a ottobre…

Però non ho dormito bene e anche se la stanchezza, ho notato, non incide particolarmente sulla qualità del lavoro, ne moltiplica la fatica necessaria a svolgerlo.
E quindi viro verso un argomento facile e rilassante: il calcio.

Anche quest’anno non farò previsioni: la lezione degli anni passati ormai l’ho appresa. Per fare previsioni un minimo affidabili avrei dovuto vedere almeno un paio di amichevoli per squadra e tutte le partite dei primi due turni di campionato.
Invece no: ho visto, forse, mezza amichevole della Fiorentina e 3 massimo 4 partite di campionato (più qualche spezzone).

Per questo mi limiterò a qualche considerazione sparsa.

Juventus: Ieri sera ho visto Roma – Juventus. Dalla Roma non mi aspettavo molto ma dalla Juventus di più: invece entrambe le squadre non mi sono piaciute. Soprattutto però ho visto Pirlo all’opera: fermo e zitto al limite dell’area tecnica ho avuto la sensazione che fosse incapace di farsi sentire dalla squadra. I giornalisti ossequiosi parlano del suo grande carisma: io ho visto il contrario del carisma, ho visto un Pirlo anodino, elegante e con dei bei capelli, ma la squadra andava per conto suo. Alcuni giocatori erano distratti senza la pressione dell’allenatore su di loro (l’ho notato in Quadrado e in Rabiot). L’ho scrissi già a inizio agosto nel corto Pirlata: prendere un allenatore senza esperienza è un rischio che una grande squadra non dovrebbe correre. La mia sensazione è che la scommessa prometta male per la Juventus: credo che anche lo scudetto quest’anno potrebbe essere a rischio.

Roma: nel secondo tempo ha finito completamente la benzina: erano tutti fermi! Nonostante l’uomo in più si sono fatti riprendere e non hanno avuto la forza di tentare di vincere la partita.
Non conoscevo Spinazzola ma ieri mi ha fatto un’ottima impressione: anche lui però nel secondo tempo non aveva più fiato. Sull’allenatore Fonseca non mi esprimo: probabilmente lo dovrei seguire di più; l’anno scorso in una partita mi era piaciuto molto e in un’altra mi aveva deluso: ne avevo concluso che probabilmente fosse una via di mezzo, un allenatore normale. Probabilmente avevo ragione.
Pesa poi molto l'assenza di Zaniolo: non mi aspetto molto da questa Roma.

Inter: mi ha fatto un’ottima impressione. Con la Fiorentina ha avuto molta fortuna ma la squadra mi è sembrata forte, anche a livello di sostituzioni. Una sola partita è poco per farsi un’idea definitiva ma credo che l’Inter di quest’anno sia favorita per lo scudetto.

Napoli: l’ho visto poco. Ieri ho iniziato a guardare Napoli-Genoa ma dopo l’1-0 ho smesso di seguirla perché il Napoli mi sembrava troppo forte contro questo Genoa. A me piace molto però il nuovo attaccante nigeriano Osimhen: è veramente elegante, potente e tecnicamente dotato. Se trovasse spesso la porta potrebbe diventare il più forte attaccante del campionato.
L’anno scorso mi sono poi convinto che Gattuso sia un ottimo allenatore: credo che il Napoli possa fare benissimo.

Milan: sono curioso. Pioli è uno dei pochi allenatori che fa peggio al secondo anno che al primo! La mia teoria è che si affezioni troppo ai vecchi giocatori a discapito dei nuovi: tutto bene se quelli vecchi sono più forti e i nuovi delle riserve. Comunque vedremo: potrebbe anche smentirmi. Ma ho la sensazione che le aspettative troppo alte lo danneggeranno. Per adesso sfortuna con l’attacco visto che ha perso i due attaccanti più forti. Soprattutto perché Ibra è imprescindibile (e questo la dice lunga su quanto si sia abbassato il livello del nostro calcio se vecchietti come lui, Ronaldo e Ribery riescono ancora a dire la loro).

Atalanta: Non l’ho vista ma il risultato largo promette bene: il mio forte dubbio è se riesca a gestire più competizioni insieme. Negli anni passati l’ho sempre vista in difficoltà con le partite infrasettimanali e con Gasperini che non fa riposare nessuno.

Lazio: non la seguo: è una squadra che mi rimane totalmente indifferente: ipotizzo che dipenda dal fatto che ha sempre snobbato la UEFA con la conseguenza di non attirare il tifo, e quindi la simpatia, di tifosi di altre squadre. Non so chi ha comprato e/o venduto. Quindi, come al solito, non mi pronuncio. Così, di pancia, senza basarmi su alcun elemento, ho la sensazione che il campionato dell’anno scorso sarà irripetibile.

Fiorentina: la squadra si è un po’ rafforzata: specialmente a centrocampo. L’anno scorso avevo seguito Amrabat e mi era piaciuto molto però Iachini ieri lo ha fatto giocare un po’ troppo indietro (l’inverso di Conte con Barella quando l’anno scorso lo faceva giocare troppo avanti e solo sul finale i stagione l’aveva collocato al suo posto). Già Iachini…
La mia opinione è che Iachini sia un allenatore modesto che non dà nessuna impronta alla squadra ma che si limita a far correre i giocatori. Però sono stato contento della sua riconferma: un altro allenatore non avrebbe avuto tempo per preparare la squadra che, comunque, soprattutto se parte Chiesa, è da classifica medio-bassa. Meglio quindi un altro anno di consolidamento con Iachini che fa da parafulmine senza rischiare di “bruciarne” uno buono.
Però ieri Iachini ha buttato via la partita con l’Inter! Cosa si aspettava che succedesse a togliere i due giocatori nettamente più forti in una partita ancora equilibrata? Io ho iniziato a smoccolare appena ha tolto Chiesa…
Peccato perché la Fiorentina stava meritando il risultato e sarebbe stata un’iniezione di fiducia grandissima che avrebbe dato sicurezza a una squadra giovane che ne ha bisogno come il pane.
Speriamo quindi che Iachini non ne combini molti altri di questi errori: la scorsa stagione non ha mai ripetuto lo stesso errore due volte… però, un allenatore della sua esperienza, bo…
Ah, sono curioso di vedere come se la caverà Sottil al Cagliari: con la Fiorentina l’anno scorso aveva giocato solo alcuni scampoli di partita in cui aveva oggettivamente aveva cercato di strafare, probabilmente per mostrare quanto valeva, ma mi sembrava che avesse ottime doti.
Tornando alla Fiorentina, per l’attacco Kouame mi piace: anche Cutrone e Vlahovic sono forti ma avrebbero bisogno di giocare con continuità mentre Iachini l’anno scorso li ha fatti giocare a turno. Speriamo che quest'anno si decida e dia continuità a qualcuno.

Avevo detto di non voler fare previsioni ma, proprio per gioco, una banale la voglio comunque tentare:
1° Inter
2° Napoli
Terzo posto conteso fra Juventus e Atalanta. Poi certo che se Pirlo dovesse essere esonerato prima di Natale le cose potrebbero cambiare.

Conclusione: dopo la quinta giornata vedrò di fare un pezzo riepilogativo. Del resto il mercato è ancora aperto e i trasferimenti in entrata o in uscita potrebbero cambiare significativamente la situazione.

domenica 27 settembre 2020

Ho fatto confucione…

[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.6.2 "Coniugazioni")

...beh in realtà ho “finito” di leggere il libro su Confucio (v. La saggia saggezza) ma per amor di un titolo sciocchino…

Nel precedente pezzo mi ero limitato a elencare una serie di particolari che mi avevano colpito o incuriosito, oggi vorrei scrivere qualcosa di più organico per cercare di inquadrare il pensiero di Confucio almeno a grandi linee.

Premetto di basarmi solo su quello che ho letto che, alla fine, è solo un compendio del pensiero di Confucio: io ho la sensazione di aver visto una panoramica significativa ma, appunto, è una solo mia sensazione.

In Storia politica del mondo appare chiaro che ogni dinastia imperiale cinese si è sempre basata sul confucianesimo (a cui si può aggiungere il taoismo e, da un punto di vista religioso, il buddhismo). Tutta l’amministrazione statale era retta da intellettuali che si rifacevano alle dottrine di Confucio.

Confucio non si preoccupa del divino: spesso magari accenna al Cielo ma non lo indaga né cerca i definirlo. Il Cielo è un divino generico: in una massima molto significativa afferma che gli uomini non possono opporsi al volere del Cielo ma non va più oltre.
È importante sottolineare come il Cielo, inteso come divinità, si sovrapponga al concetto di Cielo come potere politico. Sempre da Storia politica del mondo so che ogni dinastia imperiale cinese, almeno dal 1000 a.C. in poi, ha affermato di aver ricevuto il “mandato del Cielo”: ovvero il dovere di governare sulla Cina (che si sovrappone al concetto di mondo) per il bene degli uomini.
Il volere del Cielo è quindi il volere dell’imperatore.
Cosa deve fare l’uomo, secondo Confucio, nella vita? Deve seguire la via della virtù e della saggezza e questo lo si fa rispettando i limiti del proprio ruolo e obbedendo ai propri superiori. Il saggio obbedisce, l’ignorante no.
Questa secondo me è l’essenza. Poi, ovviamente, a questo concetto basilare se ne affiancano altri: l’uomo saggio deve accontentarsi di quello che ha, anche gli amministratori devono seguire la via della virtù, tutti devono cercare di migliorarsi secondo le proprie capacità e altri.

Tendenzialmente il pensiero di Confucio mira a una società stabile e produttiva: sono invece ridimensionati i concetti di giustizia (sociale) e libertà. Una società dove nessuno si lamenta e tutti, anche il contadino più sfruttato, sono felici di quello che hanno. Non bisogna preoccuparsi tanto se una legge è buona e giusta quanto di obbedirgli: in TEORIA i cattivi amministratori saranno puniti da chi ha il dovere di farlo arrivando su su fino all’imperatore. Non so se Confucio abbia osato scriverlo ma mi pare che la conseguenza ultima è che se l’imperatore non segue la via della virtù allora il Cielo lo punirà togliendogli il mandato. Così suppongo le nuove dinastie abbiano giustificato la presa del potere a discapito delle precedenti. Non sono sicuro che Confucio l’abbia scritto esplicitamente perché in tal caso l’operato dell’imperatore dovrebbe/potrebbe essere valutato dai suoi sottoposti e, per analogia, ogni uomo dovrebbe/potrebbe valutare il comportamento del proprio signore: ma questo potrebbe causare disordini che è l’opposto dell’obiettivo di Confucio.

Due massime particolarmente significative in questo senso:
«Parlare di cose straordinarie è incitare gli uomini a non seguire le regole ordinarie. Parlare di atti di violenza e di audacia è sminuire negli uomini i sentimenti caritatevoli. Parlare d’opposizione alle leggi e all’autorità è condurre gli uomini a violare la giustizia.» Lunyu, VII 20 (*1)

«Colui che ama mostrare la propria bravura e sopporta penosamente la povertà sarà causa di disordini. Se un uomo senza virtù si sente detestato cadrà nel disordine.» Lunyu, VIII 10 (*2)

Vale la pena di parafrasare questa seconda affermazione: “Chi è ambizioso e non sopporta di essere povero causerà disordini. L’uomo che non segue le regole, e quindi i suoi superiori, si ribellerà.”
Insomma, come ho scritto, l’essenza delle regole di Confucio è quella di garantire la pace sociale.
Da questo punto di vista il confucianesimo sembra essere una religione dello Stato, dove il bene è servire e obbedire l’autorità svolgendo col massimo impegno il proprio ruolo.

Base della società è la famiglia e anche in tal senso si insiste fortemente sulla “pietà filiale” ovvero sul rispetto assoluto dei genitori. La logica deve essere che chi si ribella al proprio padre, la massima autorità famigliare, potrebbe ribellarsi anche all’autorità politica.
In effetti un’altra differenza interessante per la mentalità occidentale è che il rispetto non è riservato solo all’autorità assoluta ma è esteso a tutta la catena di comando fino ad arrivare all'interno del nucleo famigliare dove, per esempio, il fratello minore deve obbedire al maggiore (e ovviamente al padre!).

Aggiungo che non ho trovato praticamente menzione del ruolo delle donne: la mia sensazione è che Confucio dia per scontato che non valgano niente ma, per correttezza, devo anche sottolineare che non ne parla neppure male nelle massime che ho potuto leggere.

Molto interessante è infine un altro concetto: tutti gli uomini sono diversi, soprattutto come capacità intellettuali e morali. Solo i migliori, ovviamente impegnandosi al massimo e rispettando l’autorità, possono ambire a migliorare la propria posizione. Insomma Confucio auspica una meritocrazia strettamente basata sulle capacità: lui stesso afferma di non perdere tempo a insegnare a studenti poco capaci. Questo non significa che tutti non debbano cercare di migliorarsi: semplicemente dovranno accontentarsi di insegnanti meno bravi.

C’è anche da dire che, sebbene tutti gli uomini non siano uguali, essi sono comunque tutti fratelli. In effetti alla fine questa concezione equivale a un equimito ([E] 7.1) il cui scopo è giustificare le differenze di ruoli: chi ha di più è perché merita di avere di più.

Inoltre i meriti, le qualità innate, non sono legate alla classe sociale: non ho letto massime che escludano un bimbo povero dal raggiungere i vertici grazie allo studio. Sarebbe interessante sapere come venivano reclutati gli studenti che entravano poi a fare parte della macchina amministrativa imperiale. Cioè erano scuole a pagamento oppure reclutavano i bambini più dotati da ogni fascia sociale? Suppongo che ciò sia cambiato più volte nel tempo.

Comunque, andando a memoria (sempre da Storia politica del mondo), mi pare che la dinastia Ming fu fondata da un contadino ribelle: forse anche grazie al fatto che il confucianesimo non ha pregiudizi verso il singolo individuo se meritevole.

Spero di non aver dato un’idea distorta di Confucio: personalmente condivido gran parte delle sue massime; in genere non apprezzo quelle in cui mi è evidente la volontà di far prevalere la stabilità sociale alla giustizia.

Conclusione: e così si capisce perché in Cina non ci sia la democrazia. Manca il concetto cristiano dell’uguaglianza fra gli uomini (che quindi hanno tutti diritto a un voto uguale) e le ingiustizie sociali sono fortemente tollerate.

Nota (*1): tratto da tratto da Confucio – Breviario a cura di Gabriele Mandel, (E.) Rusconi, 1995, trad. (credo!) Gabriele Mandel, pag. 137.
Nota (*2): ibidem, pag. 138

giovedì 24 settembre 2020

La saggia saggezza

È un po’ tardi per scrivere un pezzo impegnativo quindi pensavo di spulciare uno dei libri che sto leggendo a caccia di qualche nota interessante: da questo punto di vista ho l’imbarazzo della scelta visto che le idee che mi appunto sono sempre molto più numerose di quelle che ho il tempo e la voglia di sintetizzare qui sul ghiribizzo…

Siccome ancora non ne ho ancora scritto ho deciso di cercare su Confucio – Breviario a cura di Gabriele Mandel, (E.) Rusconi, 1995, trad. (credo!) Gabriele Mandel.

Per capirci esistono quattro libri tradizionalmente attribuiti a Confucio (è poi possibile che siano, almeno parzialmente, dei suoi allievi) e in questo “breviario” c’è un campione di massime estratte da essi suddivise per diversi temi. Inoltre c’è una sessantina di pagine introduttive che affrontano vari temi: la storia della Cina, la vita di Confucio, la scrittura cinese, etc…
Nel complesso è un piccolo gioiellino, molto piacevole e interessante da leggere!

Come al solito scorrerò i miei commenti alla ricerca di “B” racchiuse in un quadrato: ovvero spunti che ho giudicato adatti per questo ghiribizzo (*1).

- Una curiosità sulla vita di Confucio: suo padre era un famoso guerriero che da un primo matrimonio ebbe nove figlie, dal secondo un unico figlio maschio “zoppo e ritardato”, e finalmente, a 70 anni, sposò una quindicenne da cui nacque Confucio (il 27 agosto del 551 a.C.).
- La casa di Confucio divenne nel tempo un tempio (ampliato nel corso delle generazioni), luogo di pellegrinaggio gestito (credo ancora oggi) dai suoi diretti discendenti. Nel tempo un po’ tutte le dinastie resero omaggio a Confucio e resero i suoi discendenti i signori della zona.
- Nel 1378 fu iniziata la costruzione del “palazzo dei discendenti” su iniziativa del 55° discendente. Considerando che Confucio morì nel 479 a.C. calcoliamo come inizio generazione zero il 515 a.C. (metà vita): quindi si hanno 55 generazioni in 1993 anni ovvero una generazione ogni 36 anni. Molto di più dei tradizionali 25 anni. Ipotizzo che la qualità della vita dei discendenti di Confucio sia stata di gran lunga superiore alla media… comunque strano…
- Gli ideogrammi cinesi non hanno flessioni grammaticali quindi il loro significato preciso deve essere determinato dal contesto. In questi giorni questo concetto ha continuato a rimbalzarmi nella testa: quali sono le conseguenze di un simile linguaggio: me lo immagino più ambiguo ma, proprio per questo, anche più flessibile. È il lettore che deve ricostruire attivamente il significato di ciò che legge: secondo me questo aiuta la comprensione profonda, tanti dettagli “insignificanti” non sono presenti. Spesso mi capita di cercare di comprendere come penso: sicuramente quando progetto un pezzo per questo ghiribizzo formo nella mia mente le frasi, o almeno frammenti di esse, che ho intenzione di andare a scrivere. Ma il pensiero più profondo ho la sensazione (non ne sono sicuro) trascende le parole ma è formato da immagini di idee: in questo senso il linguaggio cinese è forse più aderente a questo modo di pensare…
- Non ho voglia di copiare la relativa massima che è piuttosto lunga ma l’essenza è che per Confucio l’uomo nasce totalmente buono: è solo poi l’ambiente, unito al cedere alle passioni, che possono rendere l’uomo malvagio. Che l’uomo nascesse buono era, mi pare, anche l’idea di Socrate. Ma soprattutto è ciò che penso anch’io: ne discussi a lungo con una mia amica che però, per esperienza di lavoro (è giudice) non ne è convinta. Al momento lascio aperto l’interrogativo.
- Ho dimenticato di dire che lessi questo libro anni fa (tracce sono infatti presenti nel ghiribizzo) e una delle massime che mi è sempre rimasta in mente è che i principi dei saggi, non importa la distanza nel tempo o nello spazio, sono sempre gli stessi. Ed è vero: notevoli le implicazioni come, per esempio, che l’uomo è cambiato pochissimo o nulla ma anche che alcuni principi morali devono rimanere sempre validi: penso ai sentimenti di amore per i figli, per l’amicizia, per la libertà, il desiderio di giustizia etc.
- «L’uomo ignorante colorisce sempre con una bella apparenza gli errori che ha commesso» (*2). A una prima lettura mi aveva colpito la scelta del termine “ignorante” invece che “furbo” o qualcosa di simile. Poi ci ho ripensato in modalità “confuciana”: molti concetti si sovrappongono. Ben agire, seguire la via della virtù e della saggezza ed essere istruiti si sovrappongono. Quando il saggio sbaglia ammette il proprio errore e impara da esso: e il saggio è l’uomo istruito che si è applicato allo studio. L’ignorante è quindi la sua negazione: non è furbo perché cercando di nascondere il proprio errore non impara da esso, non si migliora. Il perfezionamento personale dovrebbe essere invece l’obiettivo di ogni uomo.
- «Quando lo spirito s’applica completamente a una cosa eccita la sensibilità. Quando la sensibilità s’applica completamente a una cosa, offusca lo spirito.» (*3) Ovviamente il messaggio superficiale di Confucio è la necessità di controllare le proprie emozioni ma io credo vi sia qualcosa di più profondo. Mi sembra la sintesi di un processo psicologico interessante: una sorta di fissazione ed esaltazione. Un circolo che può essere virtuoso ma anche vizioso. Quando ci appassiona a un tema si possono avere profonde intuizioni (sensibilità esaltata) ma si rischia anche di perdere di vista il contesto (offuscamento ragione).
- Questa è una mia riflessione (non aveva il marcatore “B” ma mi sembra comunque molto interessante). Nell’introduzione veniva spiegato che Confucio non affronta il tema del divino (e altri) e io avevo commentato con un “perché?”. Ebbene questo dubbio me lo sono parzialmente chiarito da solo. Anche qui vi è un gioco di equivalenza fra concetti: il Cielo, ovvero il divino, al cui volere gli uomini devono piegarsi, equivale alla Legge e questa a sua volta all’Autorità costituita. In altre parole questo aspetto del pensiero di Confucio ricalca l’idea di cristiana per giustificare l’ordine sociale, ovvero “è Dio che vuole così”. Non volevo tirare in ballo l’Epitome ma tutto la dottrina di Confucio sono delle regole di comportamento per mantenere la pace sociale, il buon ordine, il rispetto del potere e dei potenti, la sopportazione delle difficoltà senza ribellarsi: insomma quelli che io chiamo equimiti ([E] 7.1).
- «Essere amico di qualcuno è amare la sua virtù, non prevaricare la sua condizione» (*4). Niente: mi sembrava un bel concetto...

In realtà quelli riportati qui sopra sono piccole considerazioni indipendenti fra loro: ci sarebbe da fare un’analisi molto più profonda e organica. Ad esempio estrarre i principi di comportamento (che in parte ho già annotato) delle varie massime di Confucio e farne poi una valutazione complessiva. Non sono sicuro che ne avrò voglia ma forse…

Conclusione: sicuramente dovrò almeno scriverci un altro pezzo. In genere sono d’accordo con le massime di Confucio ma ce n’è una che invece trovo profondamente sbagliata: potrebbe essere interessante discuterla qui fra di noi...

Nota (*1): ghiribizzo che, mi sono tradito, dentro di me chiamo blog… oops!
Nota (*2): tratto da Confucio – Breviario a cura di Gabriele Mandel, (E.) Rusconi, 1995, trad. (credo!) Gabriele Mandel, pag. 147.
Nota (*3): ibidem, pag. 149.
Nota (*4): ibidem. Pag. 156.

martedì 22 settembre 2020

Su referendum e regionali

Ieri, vista l’assenza di risultati eclatanti, non ho avuto voglia di scrivere un pezzo a commento delle elezioni regionali e referendum rimandando il tutto a oggi.

Partiamo dal referendum.
Beh, speravo che vincesse il “NO” ma mi aspettavo che passasse il “SÌ” seppure con un margine molto più ridotto. Come ho scritto e ripetuto più volte ieri non ho seguito molto la politica in questi ultimi mesi e lo stesso vale per il referendum: su FB però predominavano i sostenitori del “NO” e questo (pur consapevole che il piccolo insieme dei miei amici/conoscenti su FB non è assolutamente rappresentativo) aveva un po’ distorto le mie aspettative.
Personalmente mi era parso che sia “SÌ” che “NO” avessero entrambi buone argomentazioni a proprio favore: alla fine avevo deciso di votare “NO” solamente per andare contro le indicazioni del governo e, quindi, esprimergli il mio generico dissenso. In verità anche Lega e FdI (Forza Italia mi pare avesse lasciato libertà di scelta) ufficialmente erano per il “SÌ”, per coerenza, avendo votato a favore della relativa legge lo scorso anno anche se, almeno molti esponenti della Lega, si erano esposti per il “NO”. Probabilmente, avesse vinto il “NO”, i partiti di governo avrebbero detto che era una sconfitta anche per la Lega e Fratelli d’Italia!

Col senno di poi c’è da dire che la vittoria del “SÌ” era prevedibile: le argomentazioni a suo favore sono molto più semplici e comprensibili per la maggioranza dei cittadini che sicuramente non si prendono la briga di informarsi a dovere. La diminuzione dei costi e soprattutto la riduzione dei parlamentari hanno infatti facile presa su una popolazione insoddisfatta e arrabbiata con la politica.
Semmai l’elemento interessante che ne deriva è che, come del resto la teoria dell’Epitome aveva previsto, il M5S non rappresenta più questa ampia fetta di elettori insoddisfatti.
Al 70% di “SÌ” al referendum corrisponde infatti un M5S che non supera il 10%: la vittoria del “SÌ” non è quindi una vittoria del M5S. È semmai rappresentativa di una popolazione sempre, e forse oggi ancora di più, contro la politica.

Ma veniamo alle elezioni regionali.
Confrontare i dati non solo con politiche ed europee ma anche con le passate elezioni regionali è un esercizio difficile e, probabilmente, neppure troppo sensato.
Alcune tendenze sembrano comunque emergere.
1. Il PD tiene e non perde ulteriori consensi, forse in alcune regioni guadagna anche.
2. Il M5S è ridotto al suo zoccolo duro, anzi forse ha perso anche parte di quei voti.
3. La Lega ha perso consenso che, a occhio, passa a Fratelli d’Italia.
4. Italia Viva sarà ancora viva ma al momento è piuttosto morente.
5. Forza Italia, pur con un Berlusconi sempre più ectoplasmatico, non scompare.

[Confronto con precedenti regionali]
Se trovassi una pagina che riassuma per bene tutti i dati (anche delle passate elezioni) potrei essere più preciso… vabbè, mi arrangio con wikipedia…

Allora il confronto con le regionali di 5 anni fa è molto chiaro: il PD ha perso consenso (pur aggregandovi la percentuale di Italia Viva) quasi ovunque, specialmente in Marche, Veneto e Liguria, mentre guadagna qualcosa in Campania (difficile capire quanto valga l’effetto Di Luca).
La Lega guadagna molto tranne che in Veneto e Liguria (ma anche qui c’è da considerare l’effetto delle liste dei presidenti di regione).
La crescita di Fratelli d’Italia è ancora più vistosa in tutte le regioni.
Forza Italia perde ovunque, fortemente in Campania dove la sua percentuale del 2020 si riduce a meno di un terzo di quella del 2015.
Il M5S perde massicciamente da per tutto passando alla metà o un terzo dei voti precedentemente ottenuti.

Più utile sarebbe stato il confronto con le europee del 2019 ma non sono riuscito a trovare i dati per regione facilmente leggibili. Ma credo valgano le tendenze elencate nei 5 punti precedenti.
[Fine confronto con precedenti regionali]

Dalle tendenze 1 e 2 si ricava che l’alleanza di governo premia il PD ma punisce severamente il M5S: ciò è in accordo con la teoria dell’epitome secondo cui un populismo apparente al governo si rivela per quel che è (equivalente cioè a un partito sistemico) e perde così gran parte del suo fascino per i propri elettori.

Sul punto 3 onestamente dovrò riflettere: fino ad adesso avevo considerato Fratelli d’Italia come un partitino sostanzialmente irrilevante e non mi ero preoccupato di seguire con attenzione la Meloni.
Così a caldo credo che la Meloni appaia più pacata e rassicurante di Salvini: sicuramente questo anche per merito suo ma soprattutto, sospetto, si giova del continuo fuoco di sbarramento mediatico contro Salvini. Insomma la Lega le fa un po’ da parafulmine.
Ma vedrò di indagare meglio e magari, se arrivo a qualcosa di interessante, scriverci un pezzo sopra.

Il punto 4 mi diverte: Italia Viva è nata dall’arroganza di Renzi che, evidentemente, credeva di avere un seguito personale molto maggiore. La sua unica speranza a questo punto è quella di un’alleanza con Berlusconi ma questo “incastro” sarebbe possibile solo se Forza Italia venisse mollata da Lega e Fratelli d’Italia. Ma di questa evenienza ho già scritto e non c’è altro da aggiungere visto che la tendenza non è cambiata.

Il punto 5 invece mi stupisce: Forza Italia è tutta incentrata su una persona, cioè Silvio Berlusconi. Mi aspetterei quindi che divenendo sempre più impalpabile il suo archegete anche il partito sparisse con lui. Effettivamente è quello che sta avvenendo ma con un’inerzia maggiore di quella che pensavo: evidentemente anni di governo hanno creato una fitta rete di clientelismo che garantisce un ritorno di consenso indipendente dalle sorti del partito nel medio (neppure lungo) termine.
Io invece da tempo penso a cosa accadrà quando Berlusconi uscirà ufficialmente dall'agone politico: secondo me lo scenario più plausibile è che il partito si divida in più partitini guidati dai suoi luogotenenti che andranno là dove possono trovare casa. Ovviamente penso a Renzi ma anche Lega e FdI hanno bisogno di un partito di “centro” su cui i voti dei più moderati possano affluire.

Nel complesso queste elezioni, referendum compreso, non mi pare cambino niente del panorama politico attuale. Io credo, ma ovviamente è solo una mia ipotesi, che la confusione portata dal covid-19 abbia giovato molto alla compagine di governo nascondendone con l’emergenza l’inadeguatezza e le contraddizioni.
Per il prossimo futuro molto dipenderà da come il governo riuscirà a gestire i vari fondi ottenuti e, soprattutto, se saprà conciliare ripresa senza un aumento delle tasse o tagli alle spese.

Conclusione: a breve medio periodo non dovrebbe cambiare niente nella politica nazionale italiana. Di certo le elezioni anticipate non si avvicinano…

lunedì 21 settembre 2020

Confusione storica

In Impero Rom-han-o mi ero lamentato di quanto fosse approssimativo Storia politica del mondo.

In genere il testo è estremamente vago con le date: ho sempre la sensazione che mischi insieme tendenze di secoli diversi ma è difficile averne la certezza e considerarli errori veri e propri.

Oggi però ho individuato un paio di errori inequivocabili.
A pag. 300 scrive della regina Adelaide di Borgogna come “imprigionata dai longobardi” nel 951: io non sono certo un esperto ma ricordo bene che l’ultimo re dei longobardi Desiderio è della fine dell’VIII secolo e quindi nel X mi sembrava anacronistico parlare di longobardi. Comunque ho controllato su Wikipedia dove risulta che effettivamente la regina fu rapita dal “marchese di Ivrea” ma che il nonno di questi era, prevedibilmente, franco.

A pag. 303 poi si confonde l’Alto con il Basso medioevo. L’autore infatti in questo capitolo (il 10° dal 1000 al 1250 d.C.) accenna alla ripresa demografica in Europa che ritorna e supera i livelli precedenti alla caduta dell’Impero Romano (l’avevo segnalato anch’io sempre in Impero Rom-han-o) solo che afferma che ciò avvenne nell’alto medioevo!

Conclusione: e ogni volta penso che ho pagato 32€ questo libro…

Canale (privilegiato) di Su(ar)ez - 22/9/2020
Nelle settimane passate mi ero più volte chiesto in cosa consistesse l’esame di italiano di Suarez: mi chiedevo come mai lo considerassero tutti un passaggio automatico. Mi chiedevo, in tal caso, perché lo facessero questo esame se era così facile…

Fortunatamente anche un PM si è posto le mie stesse domande: Luis Suarez, “esame farsa per ottenere cittadinanza”: pm di Perugia indagano sulla fretta di fissare il test di italiano per andare alla Juve di Gianni Rosini e Giovanna Trinchella da IlFattoQuotidiano.it

Il potere non ha difficoltà a imporre la propria volontà ma spesso è facilitato da esecutori molto vogliosi di compiacerlo.

«Pochi uomini desiderano la libertà; la maggior parte vuole solo un buon padrone.» (Sallustio)

Atto Bonus - 23/9/2020
È una vecchia idea: nel febbraio 2015 pubblicai la mia tragedia “Andros ed Euginea” (v. marcatore AedE) e, già all’epoca, avevo la mezza fantasia di aggiungere un ulteriore atto che seguisse le vicende degli altri personaggi raccontandone il “dietro le quinte”. Cioè né un prequel né un sequel ma quello che era successo ad Euginea, Re Totraz e agli altri mentre il povero Andros impazziva lentamente.

In realtà, sebbene l’idea mi piacesse, mi era sempre mancata l’ispirazione che, per un qualcosa di questo genere, è fondamentale.
Improvvisamente ieri mattina mi è arrivata: non ho scritto niente perché volevo pubblicare il pezzo di politica ma stamani mi ci sono messo e ho riempito quasi tre pagine di quadernone: in pratica quasi l’intera prima scena dell’atto bonus…

Onestamente ancora non so se porterò in porto il tutto: ho idee abbastanza vaghe per altre tre scene (e idealmente vorrei averne 5) e non sono sicuro che lo sforzo richiesto sia giustificato.
Il tutto sta nel vedere se e quanto mi diverto…

Geniale (?) - 29/9/2020
Come volevasi dimostrare (v. anche i “PS” finali in Buffy l’Amazzonvampiri)…
Nel nuovo Blogger (prima era possibile e comodo) non posso pubblicare un pezzo con una data nel futuro: ma posso aggiornare quella di uno vecchio fino alla data attuale.

In pratica ieri non ho potuto postdatare il pezzo Buffy l’Amazzonvampiri a oggi, ma oggi sì.

Che geni! Qual è la logica di questa scocciante modifica? Evitare che i lettori credano che un articolo arrivi direttamente dal futuro?

Ancora più scocciante è che i vari “a capo” non sono più inseriti automaticamente (copiando e incollando da LibreOffice). Ho quindi dovuto scrivere una breve macro: adesso quando premo “ALT + F” tutti gli “a capo” sono sostituiti da “<br /> + a capo”. Novità che mi rende enormemente felice.

Rincitrullimento - 3/11/2020
Ultimamente mi capita di non ricordarmi che libri ho letto!

1. Qualche mese fa ho riletto “La notte nel medioevo” e soltanto sul finale mi è venuto il dubbio di averlo già letto: ed era proprio così…

2. Qualche giorno fa ho iniziato “La rivolta degli schiavi in Sicilia” e solo dopo qualche pagina mi sono ricordato di averlo già letto…

3. Ieri ho preso in mano “Nascita dell’eresia” per dargli un’occhiata e decidere se leggerlo o no: immediatamente mi sono accorto che era pieno dei miei appunti! Insomma anche questo l’avevo già letto pochi anni fa…

L’unica cosa positiva è che i concetti importanti li ricordavo: comunque brutto segno…

Teoria dell'accordo sconveniente

[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.6.2 "Coniugazioni").

È da un bel po’ che non scrivo di politica: il motivo è che la situazione è ormai da mesi bloccata e dovrebbe rimanerlo ancora a lungo.
Il governo continua a governare senza affrontare i problemi strutturali del paese e senza neppure riuscire a mettere qualche pezza qua e là: il M5S, è ormai credo evidente a tutti, nonostante la maggioranza relativa, va a rimorchio del PD facendogli da stampella. Sembra anzi che anche Italia Viva abbia più voce del M5S nel governo. In effetti quando Di Maio, all’inizio del Conte 2, aveva cercato di negoziare qualcosa Grillo era entrato a gamba tesa costringendo il “capo politico” ad accettare tutto e, anzi, facendolo “fuori” nei mesi successivi.

Merito dell’opposizione (Lega e FdI) se il MES, con la conseguente perdita di sovranità, non sia stato accettato: le opposizioni hanno fatto abbastanza rumore per costringere anche il M5S a schierarsi apertamente contro di esso: certo Conte, Italia Viva e Forza Italia sono sempre pronti a far rientrare dalla finestra ciò che è stato fatto uscire della porta, magari con un nome diverso…

In attesa dei risultati elettorali (che non provo neppure a prevedere visto che, come detto, ultimamente non seguo la politica) propongo invece una riflessione che mi sembra di aver già fatto dopo le elezioni nazionali del 2018 ma che è sempre attuale.

Si tratta di un meccanismo di contrattazione politica che mi pare illogico ma che in passato, anche nel quotidiano, ho visto più volte verificarsi.
Supponiamo di avere due forze A e B che accordandosi insieme (o non accordandosi) possono determinare tre possibili risultati (gli indicatori fra parentesi mostrano i vantaggi/svantaggi di ciascun accordo per A e B): R1 (++ / ++); R2 (+++ / - ); NO-R (- / - -).
Mi sembrerebbe ragionevole che A e B, soprattutto se B è più “forte”, si accordassero su R1: ovvero per un accordo equilibrato che premi entrambe le forze. Invece l’osservazione “sperimentale” mi dice che spesso si opta per qualcosa di tendente a R2, ovvero a un accordo che premia fortemente solo una delle due parti ed esattamente quella che a meno da rimetterci in caso di non accordo.
Intuitivamente è evidente che l’eventualità di NO-R (non accordo) dà leggermente un po’ più di forza contrattuale (un’unità) ad A: ma questo dovrebbe portare a un ipotetico accordo del tipo R3(++ / +) non R2 (+++ / -).
Sembra insomma che la parte che ha più da rimetterci perda quasi ogni potere contrattuale.

Le ragioni possono essere molteplici: 1] A e B possono non essere ugualmente abili nel contrattare oppure 2] NO-R è percepito, almeno da B, come (- / - - - -), ovvero molto più negativo di quanto non sia in realtà.

Possiamo tornare a un caso concreto sostituendo il PD ad A e il M5S a B mentre l’accordo sarebbe quello per il Conte 2 nell’autunno del 2019. In caso di non accordo, a causa del limiti dei due mandati, molti parlamentari pentastellati avrebbero dovuto abbandonare la politica; il PD invece avrebbe sì perso qualche parlamentare (in caso di un’eventuale sconfitta alle elezioni anticipate) ma tutti avrebbero avuto un po’ di speranza di farcela o comunque di tornare in gioco successivamente per altre poltrone. Questo per spiegare i valori di NO-R (- / - -).
Eppure PD e M5S, invece di raggiungere un accordo equilibrato, ne stabilirono uno tutto squilibrato a favore del PD (basti considerare il numero e il peso dei vari ministeri).

Questa debolezza contrattuale del M5S è strutturale perché deriva dal limite dei due mandati.
Un esempio: se per assurdo i sondaggi avessero dato il M5S al 75% in caso di elezioni anticipate allora, comunque, i suoi parlamentari al secondo mandato avrebbero fatto di tutto per non essere rimandati a casa. In altre parole il M5S potrebbe ipoteticamente arrivare a sostenere anche una politica totalmente contraria al proprio interesse a causa di questo suo limite.

Questa e altre contraddizioni del M5S sono ben note a chi lo abbia seguito con un po’ di attenzione: ed è ormai evidente che la dirigenza (leggi Grillo) non abbia intenzione di fare niente per cambiare lo stato delle cose.

In realtà, mi dispiace per i miei amici e conoscenti che ancora hanno fiducia nel M5S, inizio a sospettare che Grillo abbia intenzione di chiudere la baracca alle prossime politiche. Ormai il M5S, andando al governo e rimanendoci attaccato perfino col PD (ricordo ancora il vecchio slogan “mai col PD!”), ha dimostrato di essere un populismo apparente ([E] 13.4) e, come tale, non è più in grado di attirare i voti dei cittadini scontenti. Credo quindi che Grillo cercherà di convogliare i voti del suo zoccolo duro verso un ipotetico partito delle sardine o a un qualche movimento ecologista.
Oppure, se la lezione che un populismo apparente deve essere rinunciatario (il significato specifico di queste definizioni si trova in [E] 13.4) per non perdere consenso, si potrebbe anche accontentare di un 5%, comunque utile stampella per per i partiti sistemici, fino alla sua naturale estinzione politica. Sì, questa seconda ipotesi è probabilmente più verosimile anche se molto dipenderebbe dallo scenario politico pre elettorale come, per esempio, da un sistema elettorale che, in qualche modo, premiasse le coalizioni “variegate”.

Comunque i risultati elettorali di oggi dovrebbero dare qualche indicazione sulle tendenze. Difficile fare previsioni perché il covid-19 ha offuscato colpe e responsabilità.
E comunque è anche difficile solo ipotizzare scenari di voto che sblocchino la situazione: delle elezioni anticipate in troppi hanno paura.
Certo che mentre le vittorie non sempre uniscono le sconfitte spesso dividono.
Ma l’unica alternativa a questo governo politico sarebbe uno tecnico: se possibile si cadrebbe dalla padella nella brace. Ricordatevi che è stato il tecnico Monti a dare il colpo di grazia all’Italia dieci anni fa…

Conclusione: volevo scrivere un’introduzione snella per poi aggiungerci un commento a caldo ai risultati elettorali ma ormai ho scritto troppo. Semmai scriverò un secondo pezzo questo pomeriggio postdatandolo a domani...

domenica 20 settembre 2020

Novità musicali 16

Tempo fa decisi di aggiungere nuovi brani alle mie collezioni con “calma”: senza cioè stressarmi per fare tutto in un giorno. Così, per prima cosa mi limitai a individuare le canzoni da inserire e a copiarne il nome in un archivio di testo.

Questo fu circa sei mesi fa! Prevedibilmente me ne dimenticai…
Ieri mi sono messo a ricercare l’archivio (non ne ricordavo il nome né dove l’avevo salvato) e dopo un po’ sono (stranamente) riuscito a ritrovarlo.
Si trattava di 20 brani di cui, me ne sono accorto strada facendo, due facevano già parte delle mie collezioni ufficiali (v. su Spotify e Youtube Lista 1, 2 e 3).

La maggioranza di questi brani, ben 10, è recentissima essendo del 2017 o successiva ma, stranamente, ci sono anche due brani molto vecchi: 1 del 1968 e 1 del 1971.

Riguardo i generi, come al solito, la maggioranza sono power metal (7); poi: 2 symphonic power metal, 2 symphonic metal (in realtà non mi pare ci sia troppo differenza fra symphonic power metal e symphonic metal: mi limito a copiare quanto indicato da Encyclopaedia Metallum), 2 alternative rock, e poi un pezzo ciascuno di epic power metal, hard rock, heavy metal, melodic power metal e pop rock.

Ben 11 pezzi contro 7 sono di gruppi di cui non avevo altro nelle mie collezioni. Beh, in verità il pezzo del 1968 già lo conoscevo: avevo pure il CD…

Un numero molto più alto del solito è di origine anglosassone (di solito stravincono i gruppi tedeschi + scandinavi) con 4 UK, 3 US e 1 CAN; poi 2 svedesi, 1 tedesco, 1 austriaco, 1 finlandese, 2 italiani, 1 serbo, 1 russo e 1 portoghese. Questa volta nessuna nazione improbabile. Gli italiani si difendono con 2 brani che, considerando che in totale erano solo 18 nuove canzoni, non è male…

Ah, avendo l’archivio con i nomi dei 18 brani posso pubblicarne qui di seguito la lista (il formato “strano” dipende da Youtube (*1): io ho semplicemente copiato il titolo):
Dragonhammer - The Eye of the Storm
Golden Resurrection - Heavenly Metal
Judicator - Spiritual Treason
Daedric Tales - Son Of Storms
Imperial Age - The Monastery
I Am the Tyrant · Frozen Crown
Lifebringer (Official Video) A SOUND OF THUNDER
Sellsword - Crossing the blades
Oratory - Your Glory Won't Last Forever
Numenor - The Hour of the King
BATTLE BEAST - Straight To The Heart
Dragonforce - Through the Fire and Flames
Radiohead - Climbing Up The Walls
Steppenwolfe - Born to be wild
Tom Jones - She's a lady
Cherry Glazerr - Wasted Nun
MoonSun - Don't Lie To Me
Fear · Axenstar

Ma veniamo ai brani da me premiati!

Il miglior brano recente:
Wasten Nun di Cherry Glazzer (2019)


Il miglior brano dei “nuovi” gruppi:
Don’t Lie to Me di MoonSun (2018)


La scelta fra i due gruppi italiani (In the Eye of the Storm di Dragonhammer e I am the Tyrant Frozen Crown) come al solito non è stata facile: alla fine ho preferito il secondo per le curiose sonorità che mi erano inizialmente sembrate da NWOBHM! (lo so: sono un ignorante anche in campo musicale, ma la sensazione, a parte quando attacca la batteria col ritmo da PM, era stata questa):
I am the Tyrant di Frozen Crown (2018)


Mi sono accorto che tutti i brani premiati fanno parte del gruppo di quelli “recenti”, ovvero del 2017 o successivi: ho quindi deciso di premiarne anche uno di quelli “vecchi”!
Crossing the Blades di Sellsword (2016)

Sono felice di premiare come brano migliore in assoluto quello dei Battle Beast, un gruppo che mi piace moltissimo:
Straight to the Heart di Battle Beast (2017)


Conclusione: forse vale la pena sottolineare che prima do un voto a tutti i vari brani e solo successivamente mi invento una categoria per presentarli nel pezzo (beh con l'eccezione dei brani di gruppi italiani). Il fatto che il pezzo "vecchio" sia del 2016 non vuole essere provocatorio: è che i voti erano quelli...

Nota (*1): Youtube che, fra parentesi, mi ha riservato due brutte sorprese: 1. nella lista dei brani delle collezioni è scomparso il numero che le accompagnava: adesso diventa molto più complicato tenere aggiornata la mia lista con i pezzi che hanno rimosso; 2. Ben più grave è il crollo della qualità audio che adesso ha un livello bassissimo (dovrò ricontrollare se Spotify è tornato migliore di Youtube...).

sabato 19 settembre 2020

Impero Rom-Han-o

Sto continuando a leggere il pessimo Storia politica del mondo di Jonathan Holslag, un testo a livello di scuola media… e pagato 32€!!!

Comunque una riflessione interessante sono arrivato a farla. L'autore insiste sulla similitudine fra Impero Romano e Impero Han e, in particolare, sulle enormi diseguaglianze sociali e di ricchezza che li caratterizzarono, sulle tasse insostenibili e sulla difesa affidata a truppe barbare.

Vediamo prima di ricapitolare la situazione in Cina sulla base della (confusa) sintesi che ho letto:
Nel 220 cade l’impero Han, che non è però immediatamente invaso dai barbari ma viene sconvolto da una guerra civile che lo divide in tre regni; nel 280 vi è una momentanea riunificazione ma, alla morte del nuovo imperatore, nel 290, l’impero si frammenta ancor di più con otto principi in guerra fra loro per una decina di anni. Solo a questo punto (nel 304) le popolazioni nomadi delle steppe del nord ne approfittano per invadere in forze la Cina. Un regno cinese tradizionale rimane a sud del fiume Giallo mentre i regni barbarici al nord assorbono la cultura cinese e ne adottano i costumi. Nel 620 si ha infine la riunificazione della Cina sotto la dinastia Tang: insomma più o meno 4 secoli dopo.

L’Impero Romano d’Occidente cade nel 476 ed è solo nell’800 che viene fondato il Sacro Romano Impero di Carlo Magno: in questo caso un po’ meno di 400 anni dopo.
Ma la differenza non è tanto nel numero degli anni quanto nel fatto che il Sacro Romano Impero è solo una sbiadita ombra, nonostante le buone intenzioni, dell’Impero Romano d’Occidente. Probabilmente un indicatore più utile sarebbe la quantità di popolazione. In Cina, con i Tang, si ritorna ai 60-80 milioni più o meno corrispondenti alla popolazione del periodo Han. Nell’Europa occidentale, non ho i dati, ma a memoria (da altre fonti intendo) mi pare di aver letto che si dovrà arrivare all’XI secolo per tornare a una popolazione sui livelli di quella dell’epoca romana. In questo caso il periodo “buio” sarebbe di circa 600 anni.

Un’altra possibile analogia potrebbe essere fra l’impero bizantino e il regno cinese a sud del fiume Giallo: insomma sud e nord contrapposti a est e ovest. Ma anche qui vi sono delle significative differenze. L’Impero Romano d’Oriente era già molto diverso, a partire dalla lingua, dalla diffusione del cristianesimo e dall’economia, da quello d’Occidente. Inoltre un fiume, per quanto vasto, è un confine più pervio rispetto a un mare: in altre parole il regno cinese del sud poté influenzare culturalmente molto più dell’impero bizantino le popolazioni barbare del nord.

Le popolazioni barbare che invasero il nord della Cina erano nomadi (me li immagino come una sorta di mongoli), quelle germaniche che si stabilirono nell’Europa occidentale erano contadini stanziali. Non ne ho conferma ma questo credo che impatti sui numeri: i nomadi sono, a parità di territorio, meno numerosi: questo influisce sulla possibilità di venire assorbiti dalla popolazione locale, non solo etnicamente ma anche culturalmente.
Indirettamente, da quello che ho letto, le popolazioni barbare a nord della Cina erano culturalmente più vicini ai cinesi di quanto non fossero gli analoghi germanici con i romani. La maggiore distanza culturale rese impossibile per le popolazioni germaniche adottare di punto in bianco le istituzioni e soprattutto l’amministrazione romana come invece accadde in Cina.

Quindi, al netto delle mie ipotesi per loro natura incerte, come si spiega questo diverso destino dell’impero Han e dell’Impero Romano: intendo dire che, tutto sommato, il periodo “barbaro” cinese mi sembra essere stato molto meno grave di quello che colpì l’Europa.
Si tratta solo di un caso, di una combinazioni di fattori come quelli per altro ipotizzati qui sopra, oppure potrebbe esserci una ragione più profonda?

Ovviamente non ne sono sicuro: dovrei conoscere molto meglio la storia cinese per poter valutare con maggiore affidabilità il peso dei diversi fattori.
Eppure ho avuto un’intuizione interessante…
La Cina, a causa della sua conformazione geografica, era a contatto a nord e nord-ovest con i barbari nomadi delle steppe; a ovest con i parti prima, poi i sassanidi, poi il Califfato; a nord-est il regno di Corea (beh, aveva un altro nome), a sud il regno del Tibet (e ancora oltre i vari regni indiani); a sud-est vari regni anche se all’epoca troppo deboli per avere un’influenza significativa (giungla e montagna, solo lungo la costa c’erano delle città più grandi); a est il mare e il Giappone.

L’Impero Romano aveva invece il confine sul Reno, quello sul Danubio e infine, a est, l’Impero dei parti prima e sassanide poi: dall’Atlantico e dal deserto del Sahara non potevano giungere pericoli.
E i confini sul Reno e sul Danubio, nonostante le periodiche incursioni germaniche, erano considerati sicuri dagli antichi romani che consideravano di gran lunga più potente e pericoloso l’Impero rivale a est.

Quello che voglio arrivare a dire è che l’Impero Romano corrispondeva, nella mia terminologia, a un sistema ([E] 4.2) molto più chiuso rispetto all’Impero Han.
Più un sistema è chiuso e più improbabili sono, per definizione, gli interventi di parapoteri esterni a esso che possano entrare a sconvolgerne l’equilibrio.
In genere questo è un vantaggio per la stabilità ma porta con se anche un pericolo molto ben nascosto che ho descritto in [E] 20.3 col nome di “Combinazione di globalizzazione ed effetto di omogeneizzazione”: la complessione ([E] 3.2) di un sistema chiuso (o quasi) può prendere delle tendenze negative che, a causa dell’effetto di omogeneizzazione, coinvolgono tutti i poteri che lo compongono senza eccezioni.
Questo comporta, ed è questo il nocciolo della mia intuizione, che l’Impero Romano arrivò a un livello di degenerazione socio-politica molto più basso di quello Han perché non c’erano vicini (poteri esterni al sistema) abbastanza forti da potersi approfittare di un livello di debolezza più leggero.
Anche l’Impero Romano fu più volte diviso in gravissime guerre civili ma le popolazioni barbariche confinanti non erano mai state abbastanza forti da approfittarne (vedi invece il caso delle invasioni barbariche in Cina del 304). Il fatto che tribù disorganizzate siano riuscite a insediarsi all’interno dell’impero romano d’occidente e a disgregarlo senza neppure dover combattere battaglie decisive è indice dell’incredibile livello di debolezza raggiunto da Roma (*1).

Ovviamente questa mia è solo un’intuizione che però mi sembra molto interessante e verosimile.
Mi piace perché potrebbe essere un esempio del pericolo di “Combinazione di globalizzazione ed effetto di omogeneizzazione” che, probabilmente, potrei generalizzare con “sistema chiuso” al posto di “globalizzazione”…

Conclusione: aggiungo al volo che confrontare la Cina, o perlomeno l’Impero Han, con l’Impero Romano è fuorviante: la Cina andrebbe confrontata con l’Egitto o con la Mesopotamia. Quando ancora i romani erano dei pastori insignificanti in Cina avevano già avuto Confucio (nato nel 551 a.C.)...

Nota (*1): Beh, il goti vinsero la battaglia di Adrianopoli nel 381 ma quella mi pare l’eccezione e non la regola.

venerdì 18 settembre 2020

Il tempo e il luogo giusto

In questi giorni post v. 1.6.2 ho preso l’occasione per riprendere a seguire il corso sulla rivoluzione americana della professoressa Freeman.

A metà della 16° lezione ha fatto una divagazione su un argomento che mi sta a cuore e del quale, molto probabilmente, ho già scritto.
La Freeman ha infatti provato a rispondere alla domanda: “Come mai tanti grandi personaggi americani sono concentrati nel periodo della rivoluzione? (Washington, Jefferson, Madison, Adams...)”
La sua risposta è stata, più o meno, perché quello era il momento e il posto giusto. E, ovviamente, i personaggi citati erano le persone giuste: ma quel che conta, ciò che è più determinante, non è tanto essere la persona giusta ma quanto essere al posto e al momento giusto. Capite bene che dove e quando si nasce non dipende da noi ma dal caso.
In particolare la professoressa ha spiegato che i gentiluomini americani dell’epoca, ancora imbevuti di illuminismo, erano soliti leggere Plutarco e quindi a pensare che non c’è niente di più eroico e che dia maggior fama che servire onorevolmente la propria nazione.
Giovani che normalmente sarebbero divenuti anonimi avvocati o che avrebbero lavorato nell’amministrazione coloniale si resero conto di avere in mano non solo il proprio destino ma quello dell’intero continente: e agirono di conseguenza, seguendo ideali che motivavano al grande gesto, alle parole famose.

Io aggiungerei anche la fondamentale diversità americana del tempo: ovvero la scarsa differenziazione culturale fra parapoteri e democratastenia, ovvero la condivisione degli stessi epomiti e quindi dei medesimi obiettivi. Ma sostanzialmente sono d’accordo con la professoressa Freeman.

Conoscendomi, se come penso ne ho già scritto, sarò partito da una constatazione di mio padre che sempre mi ha irritato. Qualcosa del tipo: “Che grandi cose ha realizzato Tizio” detto con voce colma d’ammirazione e lo sguardo un po’ perso e sognante.
Eppure io, fin da piccolo (probabilmente alle medie; più difficilmente alle elementari), mi resi conto che mio padre non considerava le opportunità, ovvero il dove e il quando. Il più grande merito di molti personaggi importanti del presente e del passato non sono tanto le qualità personali ma il semplice essere al posto giusto al momento giusto.

Bill Gates non è un genio ma ha avuto la fortuna di essere nato al posto giusto e al momento giusto cosicché il suo sistema operativo, per quanto scadente, è stato adottato dai costruttori di calcolatori che hanno avuto più diffusione. Se Bill Gates fosse nato nel 2000 sarebbe probabilmente oggi un anonimo programmatore come tanti altri.
Silvio Berlusconi era un imprenditore edile che però ebbe l’intuito di investire nella televisione privata al momento giusto e nel posto giusto: fosse nato dieci anni prima o dieci anni dopo qualcun altro avrebbe preso il suo posto e lui sarebbe rimasto un comune imprenditore come tanti altri.

Raramente le capacità personali si uniscono alla fortuna di nascere al momento giusto nel posto giusto: l’esempio più eclatante di questo genere è Alessandro Magno. Una persona con grandi capacità che nasce ereditando l’esercito più forte del momento ed ecco che ti conquista mezzo mondo. Se invece di Alessandro fosse nato, per esempio, un Paolo che, senza capacità particolari, si fosse limitato a unificare la Grecia sarebbe stato comunque chiamato Magno.

Se non siete ancora convinti vi faccio un esempio di genere diverso: come mai (relativamente) molte delle persone che emigrano negli USA, anzi in genere i loro figli, ottengono un grande successo “facendosi dal nulla” o quasi. Ci si dovrebbe aspettare che altrettante persone, se non di più, abbiano successo nel resto del mondo. Invece no: è infatti ovvio a tutti che gli USA sono il “posto giusto”, poi certo bisogna trovare il “momento giusto” e avere le capacità appropriate ma la precondizione del luogo è almeno soddisfatta!
Un aneddoto famigliare: i fratelli di un mio zio emigrarono tutti negli USA mentre lui che era il più piccolo fu fatto rimanere in Italia dove rientrò poi anche il padre. Mio zio era una persona intelligentissima, con due lauree quando queste non erano “corte”, eppure rimase solo un semplice per quanto in gamba professore di scuola media. I nipoti, quasi suoi coetanei essendo lui molto più giovane dei suoi fratelli, hanno fatto tutti carriere incredibili negli USA. Mia cugina che passò a trovare i suoi cugini americani in viaggio di nozze fu portata a spasso con l’elicottero di un suo zio: così, tanto per dare l’idea. Il materiale “genetico” era perlomeno molto simile eppure in USA, nel luogo “giusto”, c’erano oggettivamente molte più opportunità che in Italia.

Come ho già scritto essere nel posto e al momento giusto lo possiamo leggere come “buona sorte” e, alla fine, l’argomento odierno non è altro che un caso particolare di quello più generico del ruolo della fortuna nella vita di un uomo e di cui ho già scritto in 4 aneddoti e una domanda.

Conclusione: però è interessante come questo argomento mi stia a cuore… Evidentemente mi sento psicologicamente coinvolto in prima persona...

giovedì 17 settembre 2020

L'anti Nietzsche

[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.6.2 "Coniugazioni").

Quando commento un autore il mio dubbio più ricorrente è quello di proiettare il mio pensiero sul suo: questo soprattutto quanto più la sua teoria mi appare prossima alla mia.
A volte esprimo queste mie perplessità apertamente (v. il recente Spiritelli temporali) e a volte no: ma il dubbio vi assicuro che è sempre lì…

Ieri ho terminato di leggere due libri (Il padiglione d’oro e Meglio di niente di cui probabilmente scriverò a parte) e ne ho iniziati altri due: Confucio: il breviario a cura di Gabriele Mandel, (E.) Rusconi, 1995 che contiene una raccolta di detti di Confucio (e un’introduzione molto ricca); L’anticristo di Nietzsche, (E.) Newton Compton, 1977, trad. Paolo Santoro.

Come sapete di Nietzsche ho letto altro materiale, poca roba in verità, ma ho comunque trovato una notevole affinità con la psicologia del filosofo tedesco. Il termine “psicologia” credo sia appropriato dato che ho sempre la sensazione di riuscire a percepire qualcosa di ulteriore, oltre le semplici frasi che leggo, altri pensieri, a volte dell’umorismo nascosto e a volte delle speranze inespresse.

Proprio per questo quando scrivo di Nietzsche temo particolarmente di attribuirgli idee non sue ma mie.
L’anticristo, non ho letto l’introduzione, ma ho la sensazione che sia un’opera tarda: in alcune affermazioni Nietzsche non è completamente logico e, a meno che non volesse essere fortemente provocatorio, temo che siano indice di uno squilibrio mentale.
Nonostante questo molti aspetti del suo pensiero rimangono validi: vi sto ritrovando infatti idee e concetti che in precedenza avevo letto solo come accenni e che qui sono invece esplicitati.

In particolare nel pensiero 2 (il volumetto è diviso in tanti paragrafi numerati che variano in lunghezza da mezza a un paio di pagine) ritorna su un concetto su cui aveva basato Al di là del bene e del male ovvero che la morale non è assoluta ma si evolve per giustificare il comportamento della società. Io, ormai non ricordo se autonomamente o dopo aver assorbito e fatta mia questa idea, l’ho esplicitata in quello che ho chiamato “Il ciclo CMR” ([E] 6.4).
Per la precisione scrive:
«Che cosa è buono? - Tutto ciò che nell’uomo accresce il senso di potenza, la volontà di potenza, la potenza stessa.
Che cosa è cattivo? - Tutto ciò che discende dalla debolezza.
» (*1)
La mia nota a margine è stata “[Ep] Leggi del potere”: ovvero possibile epigrafe per il capitolo sulle leggi del potere e in particolare per quella della conservazione ([E] 5.2) e quella della crescita ([E] 5.1).
Mi cito, la legge della conservazione afferma: «Il primo obiettivo di ogni potere è quello di non diminuire la propria forza.»
La legge della crescita invece: «Ogni potere vuole crescere e divenire più forte.»
E poiché i parapoteri guidano la società essa assume dei comportamenti che tendono a soddisfare queste due tendenze e la morale, col suo solito ritardo temporale, va poi a giustificarli.
A me pare ovvia la corrispondenza col pensiero di Nietzsche.

Eppure anche qui mi chiedevo se non mi sbagliassi, se non leggessi idee che non esistono in quelle che in definitiva sono solo poche righe di Nietzsche. Il buon lettore dovrebbe chiedermi del contesto: cosa scrive lo scrittore “intorno” alla frase citata?
Giustissimo: fatemi controllare. Beh, il pensiero 1 era puramente introduttivo. Nel prosieguo del pensiero 2, Nietzsche, esaspera la logica del bene e del male in funzione dell’aumento o diminuzione di forza: giustifica quindi la guerra e si scaglia contro il cristianesimo che, a suo dire, protegge la debolezza (e quindi il male).
Quindi anche la risposta data dall’immediato contesto non è definitiva: semplicemente Nietzsche segue la propria logica ma non esplicita quello che è il mio ragionamento.

Nei pensieri successivi prosegue il suo attacco al cristianesimo, poi passa alla filosofia tedesca e se la rifà anche col povero Kant colpevole di aver anteposto il suo imperativo categorico alla ragione e all’utilità (quindi quando questo va contro l’aumento di forza, per Nietzsche, equivale al male).
Ma veniamo al passaggio che invece mi ha fatto rimanere a bocca aperta…
Nel pensiero 11 Nietzsche continua a criticare Kant, soprattutto per l’idea di “bene in sé” (imperativo categorico), e la contrappone a… queste: «Le più profonde leggi della conservazione e della crescita comandano il contrario: che ciascuno si inventi la sua virtù, il suo imperativo categorico.» (*2) !!!!!!
Scusatemi l’eccesso di punti esclamativi ma la sorpresa per me è stata veramente notevole: mi appare infatti evidente che l’uso degli stessi nomi per quelle che io reputo le due principali leggi del potere (non per nulla sono da sempre all’inizio del capitolo) sia una conferma dell’evidente contiguità col mio pensiero!
Insomma non sto male interpretando Nietzsche come temevo…

Potrei chiudere questo pezzo già qui ma voglio anticipare alcuni degli elementi di un prossimo inevitabile articolo: dove sbaglia Nietzsche? Nelle precedenti opere lette riconoscevo nelle teorie del filosofo tedesco alcuni dei principi delle mie in una fase più abbozzata, meno evoluta, ma comunque riconoscibile. Se la mia Epitome fosse un albero allora vedevo nelle idee di Nietzsche dei pezzi del tronco o dei rami più grossi. In questa sua opera invece già vedo dei rami, ovvero delle conclusioni, che nella mia Epitome non ci sono: non perché io non vi abbia pensato ma semplicemente perché è Nietzsche che arriva a conclusioni errate.

I suoi errori mi sono evidenti e sicuramente ci tornerò con un pezzo a parte ma adesso voglio comunque evidenziare i principali.
Da quel che ho letto Nietzsche attribuisce questo suo concetto di “desiderio di potenza” ai singoli e ai popoli: gli manca tutta la mia teoria dei gruppi e dei poteri. In particolare è sbagliata, troppo semplicistica cioè, la sua idea di popolo come gruppo unico e omogeneo.
Il popolo è diviso fra parapoteri ([E] 4.1) e democratastenia ([E] 4.3): il governo, o quel che è l’entità che guida il “popolo” di Nietzsche, tende a fare gli interessi dei parapoteri e non della democratastenia. Con la guerra i parapoteri si arricchiscono col sangue della democratastenia che, anche se e quando ricava qualcosa dal proprio sacrificio, lo fa solo indirettamente, accontentandosi delle briciole che i parapoteri spazzano via dalla loro tavola imbandita.
E poi ci sarebbero delle obiezioni morali piuttosto evidenti che però rimando a un’altra occasione…
(di nuovo il problema di fondo è considerare il popolo come un’entità unica e non composta da molti gruppi con quindi esigenze diverse e diverse morali: in altre parole anche secondo la stessa logica di Nietzsche non può esistere una morale unica né una migliore delle altre.)

Conclusione: comunque anche Confucio non è male!

Nota (*1): tratto da L’anticristo di Nietzsche, (E.) Newton Compton, 1977, trad. Paolo Santoro, pag. 25.
Nota (*2): ibidem, pag. 32.

martedì 15 settembre 2020

Spiritelli temporali

[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.6.2 "Coniugazioni").

Anche oggi, in assenza di una precisa idea, ho deciso di scorrere i libri che sto leggendo alla ricerca di un riquadro con una “B” al suo interno. Al momento ho sottomano Il padiglione d’oro di Yukio Mishima: le mie note a margine sono scarsissime, del resto è un romanzo e non un saggio, comunque anche qui ho trovato qualcosa.

Si tratta di un passaggio molto complicato: gli uomini sono mortali eppure la loro anima sopravvive (il testo non dice così, questa è una mia semplificazione!) mentre sono proprio le cose che sembrano immortali e immutabili, come le opere architettoniche, a rischiare, se distrutte, di scomparire definitivamente.
Poi il discorso si fa ancora più involuto e si arriva a parlare di “solidità del tempo”: qualcosa che dura nel tempo acquista dal tempo stesso una sua specie di vita. Anzi, per la precisione, è il tempo stesso a prendere la forma dell’oggetto che rimane immutato: è quindi il tempo l’essenza della scintilla vitale.
Viene poi citato un testo medioevale, il Tsukumogami-ki:
«Dice la Miscellanea a proposito delle forze cosmiche yin e yang, che dopo cento anni gli oggetti si trasformeranno in spiriti e così inducono la mente degli uomini in errore» (*1)

Ora non mi è chiaro se sono questi oggetti trasformati in spiriti a indurre attivamente in errore gli uomini (interpretazione letterale) o se sono gli uomini stessi a ingannarsi considerando animati i vecchi oggetti (interpretazione metaforica). Ma non è molto importante.

Io vedo infatti in questa credenza una conferma alla mia teoria della prospettiva esistenziale ([E] 1.4) che riporto qui di seguito:
«La prospettiva esistenziale: l’uomo tende a confondere la durata della propria vita con il sempre.
Se un certo fattore non cambia nell’arco della vita di un uomo allora quest’ultimo, in tutta la sua esperienza personale, lo vede come una costante mentre invece è una variabile: magari coscientemente potrebbe anche sapere che un certo elemento non è fisso ma, nel fondo del suo animo, non lo riterrà veramente variabile. Questo limite, sebbene raramente, può portare a dei gravi errori di valutazione.» (*2)

Capite l’analogia fra il mio pensiero e la tradizione giapponese. Io non credo che gli spiriti diano vita agli oggetti nel corso di un periodo di tempo più o meno lungo ma sono invece convinto che gli uomini possano confondersi su di essi: considerando appunto immutabile ciò che invece non lo è.
Di nuovo approfitto della mia Epitome per copiarne qui di seguito una nota esplicativa:
«Forse l’esempio migliore è quello di un vulcano attivo, con un periodo eruttivo di migliaia di anni, che viene confuso per una comune montagna. Per molti anni, anche per la durata di molte generazioni, questo fraintendimento sarà completamente irrilevante ma potrebbe sempre venire il giorno in cui si trasformerà in un errore catastrofico.»

Non so, forse io vedo nell’aneddoto giapponese più di quanto effettivamente ci sia: ma del resto, anche se l’interpretazione corretta fosse quella letterale (ovvero sono gli spiriti che inducono gli uomini in errore), questo significherebbe solamente che i giapponesi medievali, riconoscendo anche loro gli effetti sull'uomo del limite della prospettiva esistenziale, semplicemente li attribuivano non a una causa inconscia ma spirituale.

Conclusione: pezzo breve ma del resto se non c’è altro da aggiungere perché cercare di allungare il brodo?

Nota (*1): tratto da Il padiglione d’oro di Yukio Mishima, (E.) Universale Economica Feltrinelli, 2019, trad. Mario Teti, pag. 188.
Nota (*2): per la cronaca ho notato di aver aggiunto questo paragrafo (in un italiano raccapricciante e che ho già corretto per la prossima pubblicazione) nella versione 1.6.1, comunque già prima di leggere il passaggio sullodato dal Padiglione d’oro, prendendo l’idea da un accenno nella conclusione del sottocapitolo [E] 6.2.