Oggi sono pigro. In verità sono sempre pigro ma oggi lo sono particolarmente: mi succede sempre dopo aver pubblicato una nuova versione dell’Epitome. Sarà il rilassamento…
Quindi, dovendo stabilire cosa fare, avevo deciso di optare per ciò di cui avevo meno voglia: la mia teoria è che quello che mi è più faticoso mi fa anche meglio…
Avevo quindi deciso di andare avanti col mio progettino in Python per realizzare mappe: il problema è che sono rimasto indietro col pezzo in cui dovrei seguirne i progressi: programmare in sé non sarebbe il problema ma mi fa fatica creare le GIF animate e convertire il codice in un formato HTML leggibile…
Stabilito questo invece farò tutt'altro: un bel pezzo a ruota libera è quello di cui ho bisogno!
Vabbè: ora tuona e allora, visto che qui nel bosco un fulmine su 10 casca sulla linea telefonica, stacco tutto…
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Riattaccato tutto, niente fulmini…
Nel frattempo, a calcolatore spento, ho finalmente iniziato a leggere “Il disagio della civiltà” di Freud: per adesso continua a parlare di religione però…
Situazione libri:
- Disagio della civiltà e altri saggi: sono a circa ¾. Freud è piacevole da leggere. Ci conto molto su quest’ultimo saggio…
- Le confessioni di Sant’Agostino a ¼ forse un po’ meno. Se non ci fossero le continue lodi a Dio sarebbe molto piacevole. Ha il vantaggio di avere capitoli molto corti.
- Il tramonto dell’euro di Bagnai. Sono ai 2/3 forse un po’ di più. Lo tengo in bagno (non in onore del suo autore!) e quindi, nel periodo in cui ho letto Lila dice, non sono andato avanti… Il libro è FONDAMENTALE per capire la situazione economica (e non solo) dell’Italia però, come col suo sito Goofynomics, mi mette di cattivo umore leggerlo.
- Tutti i racconti di Lovecraft: 1897-1922: sono a metà. Mi è venuta in mente l’idea di cercare fra i suoi scritti un’epigrafe per il mio capitolo sui pericoli…
- Momentaneamente sospesi: Vite parallele di Plutarco e i Racconti di Cechov…
In verità avrei tantissime altre cose da leggere: è che dedico pochissimo tempo alla lettura...
Leggendo Lovecraft mi è venuta voglia di scrivere un racconto imitandone (vagamente!) lo stile. Avevo avuto anche una buona idea ma poi mi sono reso conto che il racconto sarebbe stato interessante ma non avrebbe fatto paura!
Così ho iniziato a chiedermi come si suscita la paura: in effetti non è facile! Ho pensato allora alle pellicole che mi hanno impaurito: Shining, The Blair witch project, The ring, Alien e sicuramente molti altri che adesso non ricordo…
Però i registi sono avvantaggiati: lo spettatore non può scappare durante la proiezione, non ha tempo per riflettere, viene trascinato dalle immagini e non può rimuginare su eventuali incongruenze…
Invece leggendo un libro si può scegliere come e quando andare avanti, la progressione degli eventi, dovendo procedere con lo scorrere delle parole, non può essere immediata come l’immagine di un film... e se c’è qualcosa di poco chiaro il lettore ha tutto il tempo per rifletterci…
In una pellicola la paura può nascere dalla sorpresa, dal maniaco che appare all’improvviso da dietro una porta; in un libro questo non può succedere la paura deve essere di tipo diverso, più profondo, che lascia un disagio difficile da scacciare…
In Lovecraft la paura è di un caratteristico sapore esistenziale: l’uomo non è niente nell’universo, è una pulce che le divinità astrali ignorano. Un orrore profondamente ateo.
Non ricordo dove l’ho letto ma ricordo qualcosa del tipo “il vero ateismo non è non credere in Dio ma nel considerare l’uomo insignificante a Dio”…
Aspetta vediamo se ritrovo il passaggio preciso (credo di averlo letto in Freud)…
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Trovato!
«Chi non procede oltre [al senso di piccolezza e impotenza di fronte all’universo] , chi umilmente si rassegna alla parte insignificante dell’uomo nel vasto mondo, costui è davvero irreligioso nel più vero significato della parola.» (*1)
Insomma: sul senso più o meno c’ero ma la frase è tutta diversa!
In molte pellicole si ha paura quando si teme possa accadere qualcosa di “brutto” a un personaggio che ci sta a cuore: anzi spesso è proprio il personaggio che, contro ogni buon senso, si va a mettere in una condizione di pericolo!
Per i motivi sopraddetti ciò non è facilmente replicabile in un libro: il ritmo della lettura è troppo lento: anche quando il protagonista fugge precipitosamente, l’incesso del lettore non si affretta…
Nel racconto che vorrei scrivere mi piacerebbe riuscire a evocare, se non paura, almeno una certa angoscia. In più mi piacerebbe aggiungervi un retrogusto più profondo, di insignificanza umana che è caratteristica di Lovecraft il quale, dopo tutto, voglio cercare di imitare…
Mentre scrivevo mi sono venute in mente anche delle buone idee per cercare di creare l’effetto sperato: vedremo!
Conclusione: mi ero appuntato anche un altro spunto su cui pensavo di scrivere: si tratta del tempo e della sua natura… Idee vaghe, intuizioni strampalate ma che mi hanno colpito…
Però ho già scritto abbastanza e non voglio divagare visto che alla fine oggi, nonostante la partenza difficoltosa, mi è venuto un pezzo abbastanza coerente!
Magari potrei inserire queste mie idee nel raccontino? Uhm…
Nota (*1): tratto dal saggio “L’avvenire di un’illusione” di Freud, trad. Sandro Candreva e E. A. Panaitescu in “Il disagio della civiltà e altri saggi” di Freud, (E) Bollati Boringhieri, 2019.
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