Ecco il mio commento a un altro gruppetto di racconti: devo scriverli via via che li leggo altrimenti, se aspetto troppo, rischio di dimenticare qualche dettaglio importante...
Ah, ho smesso di segnalare l'anno in cui i vari racconti hanno vinto il premio Hugo: tutto sommato non mi pare importante e Asimov, nella sua introduzione ai racconti, non sempre è chiaro al riguardo.
Il viaggio più lungo (vincitore nel 1961) è di un autore del quale ho già avuto modo di scrivere: Poul Anderson, vedi il recente Industrial Revolution...
Si tratta di un racconto chiaramente ispirato alle esplorazioni geografiche dei secoli scorsi (in questo caso al viaggio di Colombo) che si svolge però in un altro mondo, anzi su una luna che orbita intorno a un gigante gassoso tipo Giove o Saturno...
Quello che colpisce, nonostante sia un romanzo breve, è come l'intera ambientazione sia credibile, ben delineate e affascinante: personalmente mi resta la curiosità di saperne di più di luoghi e regni appena accennati! Come al solito anche i personaggi sono ben delineati e credibili mentre il linguaggio è ricercato e dal “sapore antico” perché la voce narrante è un personaggio del racconto.
In verità il finale mi ha deluso un po' ma comunque è uno dei racconti che ho letto con più piacere.
Voto: 7+ / 10
I signori dei draghi è invece di Jack Vance, altro autore che mi piace moltissimo. L'ambientazione è piuttosto curata anche se non del tutto convincente (forse ha messo troppa carne al fuoco) e uno dei protagonisti, più astuto e intelligente che eroico, è un piacevole diversivo dagli usuali stereotipi. La trama è coinvolgente e si lascia leggere molto bene. Sul finale è descritta una grande battaglia: normalmente queste parti risultano confuse ma Vance riesce a non confondere anche un lettore distratto come me.
Voto: 7 / 10
E poi di nuovo Poul Anderson! Questa volta il suo racconto è intitolato Nessuna tregua con i re. Il genere di ambientazione (post apocalittico) in sé non mi piace ma, come al solito, l'autore fa un ottimo lavoro a rendere credibile quel che resta degli USA occidentali alcuni secoli dopo una guerra atomica. L'idea di fondo mi piace molto: una razza aliena cerca di manipolare i terrestri per farli diventare più “buoni” almeno secondo i loro criteri. Ma le loro intenzioni portano alla guerra civile sulla quale è incentrato il racconto. Anche lo stile è notevole: in pratica non vengono narrati tutti i vari passaggi della guerra ma solamente alcuni momenti salienti: questo dà al racconto un ritmo epico. Inoltre c'è il contrasto della stessa vicenda vissuta dalle fazioni opposte nelle quali militano, su fronti opposti, i due protagonisti suocero e genero.
Voto: 8 / 10
«Pentiti, Arlecchino!» disse l'uomo del Tic-Tac di Harlan Ellison fa il paio con Se tutte le ostriche del mondo (v. Hugo 2)...
Il racconto si basa su una distopia dove la vita degli uomini è regolata al millesimo di secondo dal tempo. L'idea di per sé non sarebbe pessima (e sarei tentato di fare un collegamento a una lezione di Harari ma andrei troppo fuori tema) ma mancano ambientazione, personaggi e trama...
Però ha il merito di essere un racconto breve e quindi la tortura dura poco. Ah! C'è da aggiungere che forse non ho capito un possibile colpo di scena finale: ma la mia opinione al riguardo è sempre la stessa (rivedi il commento a Se tutte le ostriche del mondo): se non riesco a capire un racconto alla prima lettura vuol dire che è scritto male...
Voto: 4 / 10
L'esempio di Benjamin Franklin
8 ore fa
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