In questi giorni volevo scrivere un pezzo sull'espulsione dei senatori pentastellati però, mentre riflettevo su come impostare le mie argomentazioni, mi sono reso conto che, per chiarezza, sarebbe stato meglio partire da più “lontano”.
Il primo argomento che voglio affrontare sono le consultazioni in linea.
Come ho già scritto in alcuni pezzi (v. Democrazia (1/3)) non ho particolare fiducia nella democrazia diretta: i miei dubbi al riguardo sono molteplici ma fondamentalmente sono scettico sul fatto che un comune cittadino (senza quindi una particolare preparazione, e potendo dedicare alla cosa pubblica solo pochissimo tempo) possa prendere buone decisioni su questioni molto tecniche.
Fatta questa premessa negativa ho poi ulteriori perplessità su come il M5S stia ultimamente cercando di metterla in pratica: mi riferisco alle votazioni in linea fatte per la scelta della legge elettorale, per chiedere a Beppe Grillo il faccia a faccia con Renzi e per l'espulsione dei quattro senatori.
Un primo problema è che queste votazioni non vengono annunciate con largo anticipo ma, anzi, il giorno stesso: la conseguenza è che chi vota si trova a farlo con scarse informazioni e senza averci potuto riflettere a fondo. Questo è a mio avviso particolarmente grave perché accentua il problema di fondo della scarsa preparazione del cittadino comune su temi tecnici.
Il secondo problema è che queste votazioni non permettono a chi vota di dare indicazioni complesse perché si trova costretto a scegliere fra un numero limitato di risposte predefinite. Su questioni ben delineate un semplice “sì” o “no” può essere sufficiente ma, come ho già spiegato in Grillo vs Renzi (1/2), tale approccio è completamente inutile per questioni complesse come indicare una strategia politica.
Sulla legge elettorale si è cercato di ovviare a questo problema suddividendo la votazioni in più fasi via via più dettagliate: in questa maniera si è ridimensionato l'ostacolo di fare scelte ben precise ma, in compenso, si è introdotto un nuovo problema molto più sottile (*1).
Il terzo problema è dato dalla maniera in cui è definita la base dei votanti: in teoria avrebbe senso far votare tutti coloro che hanno scelto il M5S alle ultime elezioni (e questo è chiaramente impossibile perché tale insieme non è determinabile) o, in alternativa, tutti gli attivisti che partecipano nei gruppi locali.
Sfortunatamente anche questa seconda alternativa non è realizzabile: per attuarla dovrebbe esistere un elenco ufficiale degli attivisti che però manca. Questo è un grosso problema strettamente connesso all'organizzazione e alla struttura interna del M5S ma di questo scriverò in separata sede.
La strana scelta (*2) del M5S è stata quella di far votare solo chi si era “certificato” sul viario di Grillo entro (mi pare) il giugno 2013. La “teoria” di questa idea è che tutti gli attivisti sono supposti essersi iscritti sul viario e si vuole che questi abbiano un minimo di “anzianità” di circa sei mesi.
Il difetto di questo criterio è evidente: ammesso che tutti gli attivisti siano “certificati” sul viario di Grillo, c'è il problema che chiunque, anche un non attivista, qualcuno che non ha frequentato nemmeno una riunione, o magari anche un oppositore politico del M5S possa tranquillamente essersi iscritto! E, fatta questa obiezione, non ha più senso nemmeno richiedere “l'anzianità” di sei mesi visto che si tratta solo di un'anzianità cronologica che non dà nessuna garanzia in più (*3) sul fatto che chi vota sia realmente un attivista.
Mi voglio soffermare su questo problema delle possibili “infiltrazioni” di anti-M5S perché lo considero gravissimo. Non importa se la percentuale di queste persone è piccola o medio piccola (personalmente temo che sia già significativa e in crescita) perché è risaputo che un piccolo gruppo di persone che si coordinano e votano tutte allo stesso modo può avere la meglio su una maggioranza il cui voto è frazionato su diverse possibilità.
Non mi stupisce che i risultati delle ultime votazioni in linea siano andati contro gli interessi del M5S a partire dalla legge elettorale di tipo proporzionale per arrivare al “sì” al faccia a faccia fra Renzi e Grillo e a quello per l'espulsione dei senatori dissenzienti...
A mio avviso l'unica soluzione per eliminare alla radice questo problema sarebbe quella di riconoscere ufficialmente i gruppi locali che, a loro volta, potrebbero certificare gli attivisti autentici. Ci vorrebbe cioè un approccio che parta dal basso e non apicale com'è adesso.
Conclusione: questo primo pezzo sembra molto lontano dall'argomento dell'espulsione dei senatori e in effetti è proprio così! Ma come ho spiegato questa premessa mi è necessaria per affrontare più chiaramente i prossimi argomenti...
Nota (*1): talmente sottile che ho difficoltà a esprimerlo! Diciamo che, poiché ogni fase dipende dall'esito della votazione precedente, a un certo momento qualcuno potrebbe ritrovarsi a rimpiangere di aver votato in una certa maniera in una delle prime votazioni. Per ovviare a questo problema si sarebbe dovuto rendere noto fin dall'inizio l'albero con tutte le possibili votazioni successive. Non so, magari questo è un difetto puramente teorico, ma in informatica esiste una pericolosa analogia: se si cerca di risolvere un problema procedendo a testa bassa, passo dopo passo, senza tenere d'occhio la situazione generale, c'è il rischio concreto di infilarsi in un vicolo cieco...
Nota (*2): “scelta” di chi? Anche questo è un problema di organizzazione e struttura interna...
Nota (*3): qualcosa di analogo era stato fatto per le “primarie” delle scorse politiche: in quel caso però la decisione aveva senso perché il fenomeno del successo del M5S doveva ancora esplodere e quindi i potenziali “furbi” erano sicuramente pochi. Però, da dopo le ultime elezioni, la faccenda è totalmente cambiata e temo che gli “intrusi” possano essere un buon 10-20% e, probabilmente, in crescita...
L'esempio di Benjamin Franklin
8 ore fa
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