Ho rimuginato a lungo su quanto ho scritto in Ristorante Cinese.
In particolare mi sono chiesto perché ho scritto quello che ho scritto. Già mentre scrivevo mi rendevo conto che difficilmente, chi non conosce i protagonisti della storia, avrebbe potuto apprezzare il post. Sicuramente io non sono abbastanza abile per descrivere la schiettezza della risata di mio zio o l'espressione bonariamente ingenua di mia zia. Certo, chi li conosce, non avrà avuto difficoltà a immaginarseli così, anche se io non ne aveva fatto cenno, ma, per il lettore occasionale, questo è impossibile.
Quindi perché mi sono ostinato a descrivere questo lungo episodio? Forse pensavo che sarebbe stato comunque piacevole da leggere? No. Beh, forse sì, ma solo in parte...
Alla fine del post ho scritto un paragrafo piuttosto criptico sulla "morale" della storia:
Mi chiedo se ci sia una lezione da apprendere da questa esperienza... Non so...
Infatti non mi rendevo pienamente conto del motivo per cui scrivevo ma sentivo che volevo esprimere qualcosa anche se, sul momento, non capivo cosa...
Adesso credo di aver capito quello che, inconsciamente, volevo evidenziare: quando si sta con delle persone alle quali si vuole bene allora si apprezzano per quello che sono, indipendentemente dai loro piccoli o grandi difetti. Se poi, a causa del loro carattere, succede qualche intoppo, sul momento magari ci sentiremo, come me, in imbarazzo o, forse, persino arrabbiati. Poi però, a qualche giorno o settimana di distanza, dipende dal proprio carattere, sparito l'imbarazzo, o la rabbia, o qualsiasi altra emozione negativa associata, rimarrà solo il ricordo piacevole dei momenti passati insieme.
Lo so, è una banalità ma, almeno io, dovrei ricordarmelo più spesso...
Libri del 2024
1 ora fa
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