Siccome mi sono stufato di continuare a tenere aperte di giorno in giorno due pagine sul navigatore così mi sono deciso a scriverci questo pezzo per poterle chiuderle e dimenticarmene.
Qualche giorno fa ho letto l’articolo Si limiti a parlare di storia che è meglio su Il blog della Curiosona.
Non seguendo i media non ero a conoscenza dell’ultima polemica su Barbero il quale, in un’intervista ha ipotizzato che le differenze salariali fra uomini e donne possano avere origine da una diversa attitudine psicologica.
A me non sembrava un’ipotesi assurda e mi è anzi sembrato strano che se ne fosse fatto un caso: automaticamente mi è venuto in mente un video intitolato “la distruzione del dissenso” (in antitesi al famoso “La fabbrica del consenso” di Chomsky) il cui succo è che la propaganda attuale adesso punti anche a togliere legittimità e autorevolezza a chi dissente. Proprio come ha osato dissentire Barbero sul verdepasso: ma non divaghiamo, magari ci scriverò un pezzo a parte…
Così, dopo averci pensato, non so, direi due secondi buoni, mi è venuta l’idea di verificare la distribuzione fra uomini e donne dei vari tipi psicologici MBTI.
In rete ho trovato il seguente grafico (preso da MBTI in Gender -- Men & Women Personality Differences):
Non so quanto questi dati siano attendibili ma comunque mi sembrano, a occhio, in linea con quelli del sito Center for Application of Psychological Type.
Da questo grafico emerge chiaramente che alcune tipologie psicologiche hanno prevalenza maschile e altre prevalenza femminile.
Andando a memoria i tipi che hanno più successo sul lavoro sono gli ENTJ (sono spesso i CEO), gli INTJ (grandi esperti) e gli ISTJ (molto affidabili).
Se entrambe le due asserzioni (1. i tipi ENTJ, INTJ e ISTJ sono a prevalenza maschile; 2. i tipi ENTJ, INTJ e ISTJ hanno maggior successo a lavoro) sono vere mi sembra logico dedurne che gli uomini possano avere più successo al lavoro e, quindi, stipendi più elevati a causa della diversa distribuzione per genere dei tipi psicologici MBTI: ovvero qualcosa di equivalente a quanto affermato da Barbero.
Poi, ovviamente, questo è solo un fattore: si potrebbe discutere se sia il più rilevante oppure no ma, sicuramente, l’affermazione di Barbero ha un suo fondamento. Assurdo quindi attaccarlo come se fosse un mentecatto che parla sotto l’effetto dell’alcool.
Di nuovo non posso fare a meno di pensare alla “distruzione del dissenso” a cui ho accennato poco sopra: come ho detto sono oblioso delle campagne dei media tradizionali perché ormai da anni le evito per principio (“meglio non informati che disinformati” si dice) ma mi viene in mente che anche sul ghiribizzo Il blog di Andrea era presente l’articolo L’avvocato del diavolo (Barbero). Non credo sia una coincidenza: ipotizzo quindi una campagna mediatica mirata a minare l’autorevolezza di Barbero ripresa e imitata dai due bloggatori che seguo...
Comunque, sarà che sono un INTP insensibile (ed estremamente logico), ma a me pare ovvio che l’ipotesi di Barbero sia ragionevole e, anzi, non mi sembra ci sia spazio per affermare il contrario.
Ovviamente ho commentato su entrambi i ghiribizzi facendo presente questa mia “difesa” di Barbero. Entrambi i bloggatori mi hanno risposto molto gentilmente ma mi pare che abbiano mancato il mio punto: io non volevo dimostrare che Barbero avesse ragione ma semplicemente che la sua affermazione fosse plausibile e, quindi, non censurabile come banale idiozia.
La mia sensazione (gli ho successivamente risposto anche questo) è che la modalità di giudizio da rete sociale con i suoi “mi piace” e “non mi piace”, zero e uno, tutto o nulla stia venendo sempre più introiettata nella mentalità delle persone. Per questo qualsiasi affermazione viene considerata come completamente esatta o errata mentre, in genere, sarà una via di mezzo.
Mi sembra che manchi quindi la capacità di giudicare l’affermazione di Barbero per quel che è: una semplice ipotesi, né totalmente esatta né totalmente sbagliata, ma un aspetto di una problematica più complessa che, personalmente, trovo significativo.
Poi sicuramente i media hanno le loro responsabilità nel non giudicare con longanimità, e spesso per secondi fini, le idee contrarie alla narrativa dominante: in questo modo si eccitano e si giustificano giudizi estremi e apodittici.
Conclusione: vabbè, devo ancora scoprire se e cosa i due bloggatori risponderanno a questo mio ulteriore commento. Diciamo che per timore di apparire pedante ho saltato dei passaggi logici che temevo potessero suonare ovvi: quindi è possibile che mi fraintendano nuovamente. Vedremo...
alla prima stazione
1 ora fa
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