La libertà non dovrebbe essere contrapposta alla salute: anche nella situazione attuale la libertà potrebbe essere usata bene oppure male: e con "male" intendo comportamenti che mettono a repentaglio la salute propria e degli altri. Solo queste azioni più pericolose dovrebbero essere vietate e sanzionate.
Al contrario si preferisce eccedere nel divieto, vietando e punendo anche ciò che sarebbe lecito e, talvolta, giusto e benefico fare. Questo crea un conflitto fra libertà e salute che però, come detto, non dovrebbe esistere: la protezione della salute si trasforma quindi in ingiustizia.
La domanda allora diviene perché le autorità eccedono nel porre divieti.
La risposta più superficiale è che “gli italiani sono immaturi non seguono i buoni consigli e, lasciati liberi di agire, attuano quei comportamenti malsani che provocano la diffusione del covid-19”. Quindi si decide di colpire tutti per colpire i "molti", che guarda caso sarebbero gli “altri” e mai noi, che non seguono le regole.
In realtà, a mio avviso, le vere risposte sono altre.
Prima di tutto la stragrande maggioranza degli italiani (*1) ha seguito e continua a seguire le regole suggerite, e talvolta normate, nel corso di questi mesi: il problema non è però il rispetto più o meno esatto di specifiche procedure ma piuttosto che queste non funzionano: probabilmente aiutano a contenere ma non a evitare la diffusione del virus. È inutile portare al parco il cane indossando la mascherina la domenica quando poi il lunedì mattina si prende con gli altri pendolari un treno dove si è pigiati come in una stia (oppure si va a lavoro o a studiare in luoghi chiusi e non ventilati, mascherina e distanziamento o non mascherina e distanziamento (*2)).
In secondo luogo c’è l’incapacità di individuare e punire i comportamenti “pericolosi”: forse anche perché poi ci sarebbe il paradosso di non voler sanzionare situazioni ancora più deleterie per la salute che però non si possono o non si è stati capaci di evitare: per esempio i "soliti" trasporti e luoghi di lavoro/studio al chiuso e non ventilati.
In altre parole i divieti in realtà nascondono inefficienza e incapacità: sia nel prevenire che nel controllare.
Al contrario il puntare il dito contro gli italiani “irrispettosi delle regole” sembra essere l’estrema sintesi della politica dello scaricabarile caratteristica di questo governo: quando le cose vanno bene il merito è del governo e, anzi, gli altri paesi chiedono ai nostri ministri, con ossequiosa ammirazione, i suoi “protocolli”; quando vanno male la colpa è delle regioni che non hanno gestito bene la sanità locale oppure dei comuni che non hanno adeguato i trasporti, oppure dei presidi di scuola che non hanno saputo seguir le giuste procedure e, infine, degli italiani, mala gente, che si divertono a infettarsi a vicenda.
Comunque il governo, col pieno sostegno dei media, mi sembra abbia raggiunto il suo scopo: ha diviso ulteriormente gli italiani, che si accusano fra di loro, nascondendo così le proprie responsabilità.
Si può obiettare che la situazione italiana è paragonabile a quella degli altri stati europei che, evidentemente, non hanno fatto troppo meglio al di là delle diverse capacità dei relativi sistemi sanitari.
Questo è vero: negli altri paesi europei la situazione non è troppo migliore e, talvolta, è peggiore.
Questo però non significa che non si potesse fare meglio: come mai non si prende in esame il motivo per cui in estate il virus fosse quasi sparito?
La risposta, non certa ma fortemente probabile, è la vitamina D, che in estate viene prodotta abbondantemente dal corpo grazie alla maggiore esposizione alla luce solare, che rafforza il sistema immunitario proteggendo dal contagio e/o rendendolo meno grave: in pratica si può ipotizzare che chi ora è asintomatico in estate non si sarebbe neppure contagiato, chi ora è paucisintomatico sarebbe stato asintomatico, chi ora è all’ospedale avrebbe avuto solo pochi sintomi etc.
Ecco allora un qualcosa di semplice ed estremamente fattibile che non si è fatto: produrre grandi quantità di vitamina D e distribuirle gratuitamente a tutta la popolazione. Questa semplice precauzione avrebbe probabilmente fatto molto di più di un ipotetico vaccino, sicuramente più costoso, e che comunque ancora non esiste: ma su questo ritornerò poi.
Oppure, visto che le mascherine semplici sono solo un piccolo aiuto nell’impedire la diffusione del virus ma che sono comunque insufficienti per garantire la sicurezza in luoghi chiusi, allora perché non organizzare la produzione di massa delle mascherine FFP 2 per poi distribuirle gratuitamente a tutti?
Non credo che la tecnologia di questi prodotti fosse così complessa da non poter essere riprodotta in Italia.
In questo caso credo che vi sia un problema di fondo ancora più grave: si è lasciata la produzione di queste maschere più sicure all’economia di mercato, ovvero alla buona volontà degli imprenditori. Suppongo che i nostri imprenditori, che scemi non sono, abbiano fatto i propri conti arrivando alla conclusione che dovendo avviare da zero la produzione di questo prodotto il suo costo finale sarebbe stato doppio o triplo di quello proveniente dall’estero e, quindi, non economicamente sostenibile.
Discorso diverso se lo Stato fosse intervenuto direttamente mettendoci tutto il denaro necessario per produrre i milioni di pezzi necessari.
Ma qui è la follia: lo Stato, in ossequioso e ottuso rispetto della teoria economica liberista, non interviene neppure per proteggere e salvare la vita dei propri cittadini. Paradossalmente però, proprio l’assenza di un suo intervento diretto, causa danni ingenti a tutta l’economia del paese.
Infine c’è da chiedersi se queste opzioni non fossero realmente state prese in considerazione questa primavera e, nel caso, perché si è deciso di non far niente.
Io ho il sospetto, ripeto SOSPETTO, che non si sia voluto intervenire per pressioni lobbistiche: un prodotto si vende bene quando la richiesta è alta, meglio ancora se è questione di vita e di morte.
Prendete l’antivirale Remdesivir: produrlo costa 5€ e viene venduto a 2000€, per ogni malato un guadagno di 1995€… non male…
Invece la vitamina D è senza brevetto e se le mascherine fossero state prodotte e distribuite gratuitamente non ci sarebbe stato nessun guadagno per pochi.
Ecco quindi che giocare con la salute della popolazione può essere estremamente remunerativo: e, scusatemi, spero di non offendere nessun lettore scrivendo che è sciocco colui che crede che le case farmaceutiche abbiano a cuore il benessere della popolazione mondiale e non il proprio profitto.
Ipotizzo quindi che le industrie farmaceutiche abbiano fatto notevoli pressioni lobbistiche su politici, giornalisti, medici e virologi affinché il problema del ritorno dell’epidemia venisse sottovalutato: tanto a dicembre il vaccino sarebbe stato pronto e la pandemia comunque risolta con beneficio di tutti e, soprattutto, di pochi...
Non si sarebbe trattato di niente di nuovo solo che le previsioni erano sballate: adesso infatti del vaccino a dicembre non si sente più parlare con, oltretutto, voci che la sua efficacia, al di là degli eventuali rischi, sarebbe pure scarsa…
Insomma alla miopia della politica nella gestione di questa emergenza potrebbero aver contribuito, oltre all’ovvia difficoltà di affrontare un problema inedito, anche pressioni esterne.
Dal canto loro le opposizioni non hanno "aiutato" il governo ad anticipare il problema e, per questo, adesso non possono, giustamente, cogliere pienamente i frutti delle incapacità della maggioranza.
Bisognerebbe poi iniziare a renderci conto che le case farmaceutiche non sono la soluzione ma parte del problema. Ma qui si aprirebbe una questione molto più ampia di (re)visione della società nel suo complesso, del significato di espressioni come "diritto alla salute" e del ruolo dello Stato: chi è interessato può trovare qualche idea al riguardo nella mia Epitome...
Conclusione: vuoi per banale incapacità, vuoi per colpevole collusione, lo Stato non è stato capace di intervenire efficacemente per prevenire ed evitare la seconda ondata di covid e adesso tutti ne stiamo pagando le conseguenze. La responsabilità non sarebbe però di chi aveva il potere di fare e non ha agito ma degli italiani cattivi e incoscienti.
Volendo chiudere con un "sorriso", uno dei tanti insegnamenti che si possono trarre da questa malagurata gestione della pandemia è che cercare di sconfiggere un virus a colpi di burocrazia equivale a cercare di afferrare il vento con una rete da pesca. Solo chi ha molta Speranza può credere che funzioni.
Nota (*1): per non parlare poi di commercianti e imprese che hanno dovuto mettersi a “norma” con spese significative rivelatesi poi completamente inutili o quasi.
Nota (*2): a questo riguardo è molto chiarificatore il seguente articolo:
Un salotto, un bar e una classe: così si trasmette il contagio per via aerea di Mariano Zafra e Javier Salas su Repubblica.it (l’articolo originale su El Pais).
È evidente che coabitare per molte ore in un ambiente chiuso e non ventilato provoca, in pratica automaticamente, il contagio: mascherine o non mascherine. Nei grafici si vede infatti cosa succede dopo 2 ore: immaginiamoci cosa accade quindi a rimanere 5 o 8 ore in un ambiente saturo di virus...
lunedì 9 novembre 2020
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Una metafora simile a quella finale l'avevo sentita da Stefsno Montanari: cercare di difendersi dai virus con una mascherina è come tentare di fermare il vento con un cancello.
RispondiEliminaAh! analogia carina ma non l'avevo sentita...
EliminaCuriosità: ma come sei finito a leggere questo vecchio pezzo? :-)
Seguendo i collegamenti proposti in pagine piu recenti, ricorsivamente.
EliminaWow! Sei stato coraggioso! ;-)
EliminaGrazie per l'info!
Grandi problemi : molteplici cause.
RispondiEliminao - psicosi, panico, folklore collettivi
o - interessi economici
o - hybris tecnoteistica
o - togliersi responsabilità
o - inadeguatezza (le nostre società privilegiano efficienza e redditività rispetto a resilienza e sicurezza)
o - gregarietà nell'economia di specie
o - ugualismo nella ideologia dei sinistranti
o - deliri salvifica
o - stili di vita generalmente insalubri (vedi aereazione, spargersi la mani di veleno, etc.)
Si potrebbe continuare, di robaccia c'è n'è già abbastanza!
"hybris tecnoteistica" mi piace... anche i comuni del Trentino ne sono vittime... ;-)
RispondiEliminaOnestamente la lista è talmente lunga che non saprei da dove cominciare... :-/
Ovviamente.
EliminaDiciamo che negli ambienti rurali, dove il contatto colla natura, i suoi cicli è ancora presente, le persone sono meno artificializzate ovvero meno malate.
Questo aiuta a prevenire le infatuazioni per la nuovissima Tecnologiao Meravigliao 4.0.0.0.2 che "ti sconvolgerà assssolutamente in meglio la vita!".
Quindi la hybris tecnoteistica è meno grave, probabilmente.
Ma anche là non manca, i feticci sono sempre attraenti per molte persone.
L'accenno ai comuni del Trentino era un riferimento al tuo pezzo sulla nuova illuminazione artificiale di un paesino che menzionavi...
EliminaPoi, sì, può anche essere che nei piccoli paesi l'attrazione verso la tecnologia sia minore... non saprei...