Stanotte ho finito di leggere Linguaggio e proverbi marinareschi di Emanuele Celesia, (E.) Tipografia del R. Istituto sordo-muti, 1884. Ovviamente scaricato da ProjectGutenberg.org
Libro strano: inizia con la storia di un capitano genovese, Emilio Schiaffino, a cui l’autore vuole evidentemente rendere omaggio. Lo Schiaffino, sebbene non istruito, era bravissimo e stimatissimo avendo a cuore il bene dei marinai e della marina italiana in genere. Se ho ben capito fu il primo a istituire una forma di soccorso in mare, una scuola per marinai e un sistema di previsioni del tempo imitando il modello inglese.
Nella seconda parte c’è invece un dialogo immaginario fra l’autore, Emilio Schiaffino, Nino Bixio e altri personaggi minori. Il dialogo verte sulla ricchezza del linguaggio marinaresco italiano che non ha niente da invidiare a quello degli altri paesi: l’unico problema semmai è che ogni regione italiana ha il suo dialetto e termini particolari.
Divertenti gli argomenti con cui l’autore difende la lingua italiana marinaresca: il problema è oggi attualissimo per la lingua italiana nel suo complesso ma suonano buffi i toni usati da Celesia perché tipici del risorgimentale fervore e orgoglio patriottico del XIX secolo.
Qualche esempio:
«Ma quando sento sulle tue labbra e su quelle di tutti i capitani di mare suonar voci straniere scrie, scrie, e assegnar barbari nomi ad arnesi e cose ch’han vocaboli italiani e leggiadrissimi, non mi avrai per soverchiamente severo, se te ne fo’ riprensione in nome di quella patria, ch’ha dritto di sentire usata da suoi figli e a bordo delle sue navi la propria favella, anzichè un gergo non suo.»
o
«Tale è pur troppo il vezzo odierno: dispettare le patrie gemme [vocaboli], e in quella vece far pompa di fronzoli e di forestiero ciarpame.»
o
«noi dobbiam tener monda [la lingua italiana] da forestiere sozzure, se, quali di nome, vogliamo essere italiani anche nelle opere.»
o (molto attuale)
«Anzitutto vorrei che i decreti, le leggi, le istruzioni che escono dal suo dicastero, fossero dettate in istile italiano, dove ora sono, a quanto mi si dice, una illuvie di voci bastarde;»
o
«Tutti i libri di testo, niuno escluso, o non sono che sconciature o versioni di libri stranieri fatte in modo scempio e scapigliato;»
E ormai che ci sono propongo anche qualche proverbio che mi ero appuntato sulle donne:
- «Dal mare, sale: e dalla donna, male.»
- «Donna, cavallo e barca
Son di chi le cavalca.»
- «Tira più un pel di femmina,
Che gomena di nave.»
- «Chi piglia l’anguilla per la coda e la donna per la parola, può dire di non tener nulla.»
E generici:
- «Il beccaio non ama il pescatore.»
- «A pelago lodato non pescare.»
- «Arno non cresce, se Sieve non mesce.»
- «Beltà senza grazia
È un amo senz’esca.»
Come mai tutte queste citazioni? È un effetto del Kindle che gentilmente mi mette in un unico archivio tutte le mie annotazioni che posso così facilmente copiare dove voglio…
Conclusione: un libretto piacevole che vale il suo prezzo (è gratis su ProjectGutenberg!). In realtà i proverbi carini erano molti di più ma solo quando avevo quasi finiti di leggerli ho iniziati a evidenziarli...
L'esempio di Benjamin Franklin
2 ore fa
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