A giugno (v. I miei manuali di chitarra) scrissi una breve recensione su Chitarrista da Zero! di Donato Begotti e Roberto Fazari, Ed. Volontè&Co, 2010.
All'epoca scrissi il mio pezzo solo dopo pochi giorni che studiavo su quel libro: adesso, con un paio di mesi di pratica alle spalle, posso aggiungere altre considerazioni.
Prima di tutto confermo quanto già scritto nel pezzo precedente: la mia prima impressione era sostanzialmente corretta. L'unica correzione da fare è che adesso sono dell'idea che anche un principiante (ma NON un totale neofita), che abbia però già una buona familiarità almeno con gli accordi basi e sia smaliziato nell'uso degli strumenti informatici (*1), possa appoggiarsi a questo libro da autodidatta: non è assolutamente facile ma con molto impegno e buona volontà sarebbe forse fattibile. Intendiamoci con un maestro che faccia da guida è tutto più facile e si evita di prendere abbagli (*2).
Rimango dell'idea che sarebbe possibilissimo scrivere un libro che permetta di imparare a suonare la chitarra da autodidatta solo che gli editori, per qualche ragionamento di mercato errato (*3), pubblicano solo volumetti di 50 pagine quando, per essere completi e utili, dovrebbero essere di 400.
Tornando al mio caso il maestro mi aveva assegnato gli esercizi della quarta lezione. Io però, in parallelo, avevo deciso di studiare anche le precedenti.
Le prime due lezioni le feci di un fiato senza problemi, ma già alla terza lezione incontrai difficoltà con il secondo esercizio (il 13). Come ho spiegato in I miei manuali di chitarra e ancor più nella seconda parte di Cambiando delusione non ero abituato a suonare sopra una base SENZA chitarra: ero abituato a suonare sopra Tuxguitar o anche sul brano originale ma in entrambi i casi udivo comunque la chitarra originale su cui alla fine mi basavo per andare a tempo. Nelle tracce di questo libro invece la chitarra è assente e bisogna quindi seguire il ritmo degli altri strumenti. Ovviamente tale difficoltà è variabile: se la batteria scandisce tutti i quarti è facilissimo se invece bisogna stare attenti ad altri strumenti diventa progressivamente più difficile.
Ecco nell'esercizio 13 il problema era riuscire a seguire il tempo scandito da una tromba!
Gli altri esercizi della terza lezione non mi dettero problemi particolari anche se comunque non ero in grado di farli bene al primo tentativo. Molto utile anche l'esercizio 16 che mi costrinse a suonare accordi con ritmi diversi per ogni battuta che era quello che stavo cercando di imparare a fare in quel periodo con Horse with no name degli America!
Anche per la quarta lezione non ricordo esercizi che mi abbiano messo in particolare difficoltà: ovviamente si tratta di esercizi più difficili rispetto a quelli dei capitoli precedenti e quindi mi richiesero più tempo per arrivare a suonarli bene.
La quinta lezione la sto finendo in questi giorni.
Il suo primo esercizio, il 23, inizialmente mi mise in grande difficoltà: non ero infatti in grado di capire il ritmo nella prima parte del brano cosa che invece diventa banale nella seconda (le battute vengono ripetute due volte ma cambia l'accompagnamento della base). Provai però ad andare a orecchio e mi resi conto di riuscirci perfettamente! Non so spiegarlo (*4): invece di fare la plettrata a un particolare “tic” (magari dato dalla batteria o da un altro strumento) la do quando si “sente” che ci sta bene nella melodia generale, quando c'è un vuoto da riempire...
L'esercizio 24 è invece l'abbaglio di cui ho accennato precedentemente (e anche in Lezione LXXII). La base invece di scandire i quarti scandisce le metà: io non me ne ero accorto e avevo imparato il brano a velocità dimezzata! In questo caso fu determinante il maestro che mi segnalò immediatamente il mio errore (*5). Decisivo per seguire il ritmo il consiglio del maestro di scandire mentalmente le parole “un-cia-cia-un-ciaa”: il libro dà la frase “da-da-un-pà” che però ha il difetto di scordarsi la pausa iniziale!
Problemi anche con l'esercizio 25 in cui ogni battuta è di 4/4 del tipo pausa/accordo/pausa/accordo.
Il problema è che mentre mentalmente contavo da 1 a 4, quando cambiando battuta dovevo anche passare a un nuovo accordo, mi dimenticavo di assegnare l'uno alla pausa ma lo scandivo alla plettrata sull'accordo: sul momento non andavo nemmeno fuori tempo ma poi mentalmente la battuta si trasformava in accordo/pausa/accordo/pausa col risultato che finivo per confondermi. Il maestro mi ha risolto il problema dicendomi di non contare mentalmente i numeri ma di limitarmi alle parole “un-pa”. Così è stato facile...
La difficoltà dell'esercizio 27 è la velocità variabile: si tratta infatti di un adattamento del Can Can di Offenbach che accelera sempre di più. Inizialmente mi è rimasto ostico ma ora sono praticamente alla velocità reale.
L'esercizio 28 è una semplice melodia: in genere ho sempre trovato questi esercizi particolarmente facili perché ero abituato a suonarne di molto più difficili. Le tipiche difficoltà erano due: come al solito la base senza il suono della chitarra e la memorizzazione delle note (ero abituato a impararle un po' per volta mentre qui bisogna subito suonarle tutte). In pratica però nessuna base mi è rimasta difficile da seguire e non avevo bisogno di memorizzare le note perché ero abbastanza abile da leggerle e suonarle al volo direttamente dal testo.
In questo esercizio però sarò costretto a impararle a memoria perché il ritmo è troppo veloce e tecnicamente non ho il tempo di pensare a dare le plettrate nelle direzioni indicate dal testo.
Il primo esercizio della sesta lezione, il 29, tentato ieri per la prima volta mi pare però impossibile.
Viene dato il testo di una brano dei Beatles, Let it be con gli accordi scritti sopra le parole.
In pratica dovrebbe essere l'evoluzione del suonare a orecchio ma non c'è niente di chiaro: né il ritmo né la durata degli accordi. Oltretutto mi pare che si debba cambiare gli accordi molto velocemente. Io qui alzo le mani e mi affiderò al maestro.
In realtà avevo già fatto qualcosa di analogo ma con brani molto più semplici, Surf in USA e What's up, ma qui la situazione sembra molto più complicata e il libro non dà in pratica nessuna spiegazione...
Conclusione: come spiegato nella premessa, uno studente molto volenteroso e smaliziato, può tentare di usare questo libro da autodidatta ma qua e là troverà dei grossi problemi per colpa del solito limite di un libro di 400 pagine condensato in 50...
Nota (*1): per me è stato fondamentale aiutarmi con il programma gratuito Audacity che permette di rallentare a piacere un brano lasciando inalterate le frequenze. In genere parto riducendo la velocità dei brani proposti del 40% e poi, nel corso dei giorni, l'incremento un po' per volta fino ad arrivare alla velocità reale.
Nota (*2): vedi poi!
Nota (*3): errato perché sarebbe un successone...
Nota (*4): probabilmente anche il brano 13 aveva lo stesso scopo ma all'epoca trovai più facile sfruttare il ritmo scandito dalla tromba.
Nota (*5): errore causato però dal testo che non avvisa del pericolo.
venerdì 15 agosto 2014
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