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sabato 9 agosto 2014

Incompreso elogio alla follia

Qualche tempo fa mi sono deciso a leggere il classico L'elogio alla follia di Erasmo da Rotterdam in formato digitale.

Di solito, almeno così mi pare, riesco a cogliere l'essenza di quello che leggo e cerco di spiegarla ai miei lettori. In questo caso però sono costretto ad ammettere che il senso profondo dell'opera, che pure percepisco debba esistere, mi è sfuggito. Spero di avere un'improvvisa intuizione mentre scrivo questo pezzo ma non sono ottimista.

Il libro è molto piacevole da leggere: si tratta di un lungo monologo fatto dalla personificazione della follia dove vengono elencati tutti i suoi meriti.
In genere l'argomentazione di fondo è che la vita è dura e spiacevole e se le persone se ne rendessero pienamente conto non riuscirebbero a tollerarla. La Follia invece, nelle sue più diverse manifestazioni, dall'amore alla speranza fino al vero e proprio ottundimento della ragione, agisce come un filtro che impedisce di cogliere gli aspetti più negativi della vita.
Volendo questo concetto è ripetuto e ampliato dal Leopardi nelle Operette morali (v. il marcatore “Leopardi” per i molti pezzi su questo argomento). Erasmo prima cataloga le persone per sesso ed età mostrando quanto sia utile per ciascuna di queste categorie la follia, poi fa altrettanto con i vari mestieri. In particolare si accanisce sulla Chiesa fino ai suoi massimi vertici inclusi il Papa e i cardinali (*1).
Nella parte finale la Follia cerca di giustificare la propria importanza attraverso le sacre scritture: in particolare i Salmi, Isaia e San Paolo. Io mi sono divertito a controllare tutte le citazioni (*2) e in genere ho notato che si tratta di interpretazioni un po' arbitrarie: dove Erasmo parla di “follia” il testo dice “stoltezza” o “ignoranza” o, comunque, termini più vaghi. Comunque l'interpretazione dell'autore è nel complesso piuttosto convincente.

Di solito sono molto orgoglioso delle mie intuizioni e quindi, per onestà intellettuale, evito accuratamente di leggere altre interpretazioni prima di aver messo nero su bianco la mia. In questo caso ero così perplesso che ho fatto un'eccezione e ho consultato la mia Le Garzantine: filosofia. In genere è molto ben fatta e riesce a spiegare in maniera semplice sintetica anche le tematiche più complesse.
Sull'Elogio alla follia fa però, almeno in parte, cilecca: secondo la garzantina Erasmo denuncia la follia degli uomini che inseguono cose vane e superficiali mentre, al contrario, esalta la “follia positiva” esaltata dalle scritture. Fin qui per me è un “nì”: alcune forme di follia come quella dei bambini, degli anziani e delle donne sono connaturate nell'uomo e quindi non evitabili; non mi sembra poi che Erasmo condanni la follia di alcune alcune classi di persone, come per esempio i poeti o gli innamorati o gli eruditi, ma semplicemente ne constati la presenza...
Ma la cosa più “strana” è che la garzantina conclude spiegando che quest'opera è in opposizione al luteranesimo che nega il libero arbitrio: lo strano sta nel fatto che l'Elogio alla follia è del 1511 mentre le 95 tesi di Lutero furono affisse nel 1517!

Mi rendo però conto di non aver spiegato perché ho la sensazione di non aver capito l'essenza di questo libro. Ovviamente spiegare una sensazione, per sua natura impalpabile, non è facile. Come ho già scritto l'opera, almeno per tre quarti, è composta da un lungo elenco di casi in cui la follia è utile: ecco, probabilmente i miei dubbi provengono dal fatto che in alcuni di questi casi si ha la sensazione che l'autore sia ironico ma in altri no. Per l'intero libro sono rimasto in attesa di una chiave di lettura che spiegasse come discernere in quale caso siamo ovvero di un criterio col quale capire quando la follia sia positiva e quando no...
Invece non ho trovato nessuna spiegazione di questo tipo ed evidentemente l'autore era consapevole che il lettore avrebbe sentito questa esigenza perché conclude con: «Vedo che vi aspettate una conclusione: ma siete proprio scemi, se credete che dopo essermi abbandonata ad un simile profluvio di chiacchiere, io mi ricordi di ciò che ho detto. Un vecchio proverbio dice: “Odio il convitato che ha buona memoria”. Oggi ce n'è un altro: “Odio l'ascoltatore che ricorda”. Perciò addio! Applaudite, bevete, vivete, famosissimi iniziati alla Follia». E qui finisce realmente: da cui le mie perplessità...

Beh, ci sarebbero molte altre cosine interessanti da segnalare: magari su qualcuna di queste ritornerò senza perdermi in ogni dettaglio come sto facendo per le Operette morali...

Nota (*1): mi ero addirittura convinto che Erasmo, diversamente da quanto ricordavo, fosse un laico! Ma invece fu ordinato sacerdote nel 1492...
Nota (*2): quelle del Vecchio Testamento non sempre tornano: a volte sono sfalsate di un verso ma altre volte non le ho proprio trovate. Sarebbe interessante sapere che Bibbia usava Erasmo...

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