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giovedì 21 agosto 2014

La micia di Paris Hilton

Non sono sicuro se questo pezzo sia particolarmente intelligente o particolarmente stupido. Si tratta di un'intuizione che ho avuto qualche giorno fa e sulla quale sto, in verità, ancora riflettendo.

Paragonavo la micia di Paris Hilton alla mia, cioè a Bisba.
È chiaro che la disponibilità economica di Paris Hilton è incommensurabilmente più alta della mia ma la sua micia è parimenti più felice di Bisba?
Suppongo che Paris compri alla sua gatta delle crocchette extra lusso ma, da parte mia, ho notato che Bisba mangia con eguale voracità sia le crocchette super economiche che quelle normali. Non mi pare che, al di là dell'abitudine, i gatti abbiano un palato così fine: basta annusare le loro crocchette per verificarlo!
E la caccia? Suppongo che la micia di Paris abbia un giardino bellissimo dove andare a cacciare, sicuramente munito di piscina, sede a sdraio e con l'erba tagliata bassa: ma cambia qualcosa? Davvero l'uccello acchiappato dalla micia di Paris la rende più felice del topino catturato da Bisba? O viceversa...
O magari l'affetto che la gatta di Paris riceve dalla sua padrona vale più di quello che io do a Bisba?
È chiaro che con i suoi soldi Paris può comprare alla sua gatta una cuccia d'oro, con cuscini di piuma d'oca foderati di seta. Questo rende però il sonno della sua micia più profondo di quello di Bisba? Non credo proprio...
Mi pare insomma evidente che il denaro non sia determinante per fare la felicità di un gatto.

Probabilmente avrete già capito dove voglio arrivare...
Mi chiedevo: se il denaro non fa la felicità dei gatti perché dovrebbe farla per gli uomini?
Certo la vita di un gatto è molto più semplice di quella di un uomo. Ciò dipende dal fatto che un uomo ha esigenze più numerose e di natura più complessa rispetto a un gatto: la mente umana è più profonda e per questo è popolata da sogni e fantasie che un gatto non potrebbe mai neppure immaginarsi. Ma è proprio questo il punto: il “di più” dell'uomo è sostanzialmente dato da illusioni di per sé non reali. A parte le esigenze concrete di cibo, compagnia e protezione tutte le altre cosiddette necessità sono fondamentalmente dei desideri impalpabili dettati da convenzioni, mode, pubblicità e poco più.
Prima di scrivere questo pezzo mi ero immaginato di riportare numerosi esempi pratici, più o meno paradossali e più o meno divertenti, ma adesso mi rendo conto che non è il caso. Portare degli esempi sarebbe sbagliato: renderebbe reale ciò che non lo è. Se siamo d'accordo sul fatto che i desideri sono solo delle fantasie della mente allora non c'è bisogno di aggiungere altro per comprendere quanto il raggiungere tali obiettivi sia altrettanto fatuo. Raggiungiamo un desiderio e otterremo soltanto di farne nascere altri due nuovi...

Conclusione: non voglio dire che il denaro sia privo di importanza. Nella società odierna, tutta costruita intorno a esso, ne è comunque necessaria una certa quantità solo per sopravvivere. È però sbagliato porlo a misura di tutto, soprattutto delle persone, perché se il denaro diventa il nostro fine ultimo allora non raggiungeremo mai non dico la felicità ma neppure la serenità. Questo perché il denaro è visto come il mezzo per raggiungere desideri che sono solo illusioni: se l'obiettivo è la felicità la direzione in cui andare deve essere un'altra.

E poi scommetto che il pelo della micia di Paris è meno soffice di quello di Bisba!

PS: mi sono ricordato adesso che avevo già associato insieme Paris Hilton e Bisba: vedi ultima foto in Appello per gli spiedini!

4 commenti:

  1. Come edonista ovvero osservatore preciso sottolineo da sempre che il contrasto è fondamentale nella percezione estetica (dei sensi) della realtà: non puoi stare sempre in trattoria per godere continuando a mangiare: devi passare per il digiuno, l'appetito, per tornare ad apprezzare il cibo.
    L'illusione una delle molte sull'abbondanza del denaro (che diventa paradossalmente l'essere miserabili - sono sempre pochi! - come rimarca Zygmunt Baumann) è che essa ti possa permettere di mangiare meglio, cibi più fini, più squisiti, sempre (ovvero più in quantità e tempo delle sbaffate attuali).
    Cazzata!
    È una visione infantile (e pure un po' scema, non a caso è la base del consumismo, pregevole prodotto inventato negli SUA, bambinoni non so se più bulli o più cretini) che sia fantastico essere sempre in vacanza a Disneyworld, mangiare sempre e di più zucchero filato.

    Vuoto, oscurità, digiuno, silenzio, stasi, fatica sono fondamentali per una vita felice.
    Pure per le gatte che sono impermeabili alle stupidaggini umane del "Più è meglio!".

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  2. Vero: il contrasto è un evidenziatore a volte indispensabile. Ritornando a un tuo precedente commento uno degli argomenti di Mill contro la censura delle opinioni anche se riconosciute errate è che queste servono per esaltare e far comrendere pienamente la verità. Anzi, se ben ricordo, aggiunge che la verità se non è costantemente confrontata con il falso diviene un vuoto dogma.

    E questo oggi lo vediamo continuamente: su quanti argomenti viene impedito un sereno confronto col risultato di trasformare quelle che sarebbero delle verità (magari parziali) in sterili cantilene ripetute a pappagallo?

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    1. La blogosfera, come parte del mondo mediatico, staripa di cazzate conformi al pensiero unico politicamente corretto.
      La banalita' del bene di plastica.

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    2. Sì, il conformismo dilaga e spesso, soprattutto ultimamente, grattando via appena un po' di vernice "arcobalegnola" (non mi ricordo che aggettivo usi tu!), viene fuori il trattamento antiruggine dell'intoleranza.

      Ma questo è diffuso da più parti anche nelle minoranze, sebbene meno frequentemente.

      Proprio qualche giorno fa ho letto una ricerca scientifica articolo sull'intolleranza dei vaccinati verso i non vaccinati e mediamente era pari a tre volte quella contro un immigrato e più o meno uguale a quella contro un tossicodipente. La cosa interessante è questa intolleranza era sostanzialmente unidirezionale mentre di solito prevale la reciprocità. È infatti nell'istinto umano trattare come si viene trattati.
      Appena ho voglia/tempo e me ne ricordo voglio scriverci un pezzo: secondo me manca la comprensione del contesto ma molto risultati sono interessanti...

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