Oggi ho avuto la famigerata lezione con l'amico che suona la chitarra da quarant'anni. In generale non ho mai avuto la presunzione di essere un buon giudice di niente né, a maggior ragione, mi ritengo in grado di poter valutare l'altrui abilità con la chitarra, ma sinceramente mi ha fatto un'enorme impressione.
Secondo lui dovrei ripartire con un approccio più classico allo studio della chitarra. Per lui la base teorica da cui devo partire sono le scale pentatoniche. Queste infatti possono essere traslate in maniera da adattarsi alla tonalità voluta (*1).
Un esempio per capirci: per prima cosa gli ho fatto ascoltare la mia esecuzione di Vodka (*2) il cui giro di accordi principale (ne ha anche un secondo) è D5 | C5 | Bb5 | C5; lui, non so come (*3), mi ha subito detto che questi accordi corrispondano a una tonalità di Dm e, per questo, tutte le note della pentatonica Dm ci stanno bene insieme. Quindi, dato un brano, e individuata la sua tonalità, conoscendo una pentatonica maggiore e una minore, traslandole opportunamente, potrei suonarci sopra delle melodie che si legano insieme agli accordi.
Come si capisce da queste mie note i passi oscuri di questa procedura sono molti (identificazione della tonalità di un brano, scelto della pentatonica da usare, etc...) ma è comunque una maniera di vedere i brani che studio meno mnemonica ma più ampia in quanto comprende anche l'orizzonte teorico delle tonalità.
Partendo da questa prospettiva mi ha dato i seguenti esercizi.
1) Studio della pentatonica di Dm che consiste nel suonarla avanti indietro magari provando a comporre a orecchio delle melodie che mi piacciono.
MODIFICATO (18/4/2014): Attenzione il grafico è errato! La versione corretta, con le relative spiegazioni, è nel corto Correzione tonica!
2) Su una base (su Tuxguitar) di accordi Dm | C | Bb | C (e successivamente D5 | C5 | Bb5 | C5 (*4)) devo suonarci sopra le note prese dalla pentatonica di Dm: in particolare sull'accordo Dm dovrò usare note partendo dal RE, su C partendo dal SOL (perché non dal DO? Dovrò chiederglielo...) e sul Bb di nuovo dal RE. La scelta di queste note, mi ha spiegato, serve per evidenziare l'accordo.
3) Sempre prendendo lo spunto dal brano Vodka (magistralmente eseguito da me!) mi ha dato due nuove diteggiature su cui esercitarmi. In questo caso l'esercizio non ha uno scopo teorico ma serve principalmente a esercitare anulare e mignolo...
4) Infine mi ha dato una seconda scala (non sono sicuro di come si chiami, forse “FA maggiore”) il cui scopo è aumentare la capacità di estensione delle dita. Io sono scettico su quanto le mie vecchie dita possano crescere e allungarsi ma devo ammettere che, seppure con estrema fatica, riesco a coprire i primi 5 tasti: due anni fa sarebbe stato completamente impensabile...
E quindi? Mi pare che questi esercizi abbiano una forte logica e sicuramente sono impaziente di provarli. C'è da dire che anche il mio maestro era partito dandomi esercizi, se non uguali, almeno molto simili a questi. Devo controllare i miei appunti ma si parla proprio dei primi 3-4-5 mesi di lezione: ricordo che all'epoca mi sembrava che questi esercizi non mi portassero a niente e quindi, progressivamente, iniziammo ad appoggiarci sempre più a brani veri e propri lasciando perdere scale, scalei e scalette...
Per capire il motivo di questa decisione dovrei rileggere i miei appunti (cosa che sicuramente farò) ma penso che quelli principali fossero due. Il primo è che tecnicamente ero veramente completamente impacciato: alla difficoltà diciamo più “teorica” di addestrare l'orecchio a riconoscere tonalità e a improvvisare si sovrapponeva una eccezionale difficoltà “tecnica” a muovere le dita sui tasti giusti e a plettrare la corda corretta. Di questi due problemi il più semplice da risolvere era il secondo, quello tecnico, e su questo ci concentrammo. Il secondo problema è che io sono una persona che ama la teoria: se devo fare un esercizio pratico è fondamentale che mi sia chiaro quale sia lo scopo teorico che c'è dietro di esso. Da questo punto di vista, magari anche per colpa mia, il maestro non seppe convincermi, magari limitandosi a dire “questo ti servirà poi...”, dell'utilità degli esercizi che mi faceva fare.
Adesso, a distanza di quasi due anni, è possibile che io sia maturato e che sia quindi giunto il momento di fare un passo indietro, di riguardare con nuovi occhi la teoria e, armato di essa, riaffrontare i vari brani che ho già studiato.
Ad esempio, un esercizio che potrei provare a fare potrebbe essere quello di cercare di identificare le tonalità dei vari brani visti...
In conclusione ancora non so se deprimermi per la montagna che ho da scalare o entusiasmarmi per i nuovi orizzonti che si aprono... Conoscendomi, alla prima difficoltà, mentre scalo la montagna, armato di bussola, cartina e fragile entusiasmo, per lo sconforto mi lascerò cadere nel baratro della disperazione!
Nota (*1): di teoria sono scarsino quindi perdonatemi (e correggetemi) eventuali inesattezze teoriche!
Nota (*2): mi ha anche detto che dal vivo gli ho fatto un'impressione molto migliore che dalla registrazione perché si vede che, almeno tecnicamente, un minimo di base me la sono fatta!
Nota (*3): immagino grazie all'esperienza...
Nota (*4): da un punto di vista teorico i PC sono una via di mezzo fra accordi maggiori e minori. Esempio: D= RE + FA# + LA; Dm= RE + FA + LA (ovvero la differenza che caratterizza un D da un Dm è nel FA# e nel FA) mentre D5= RE + LA + RE (equivale cioè all'intersezione delle note di D e Dm!)
mercoledì 16 aprile 2014
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Voler studiare musica senza farsi qualche anno di "scale e scalette" è come voler programmare in qualche lingua senza saperne la sintassi :-)
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